L’ultimo eroe dell’impero romano: Graziano Paleologo

A sinistra, la formazione della rocca di Salmenico. A destra, combattente romano del XV sec. ricostruito da Timothy Dawson (fonte “By the Emperor’s Hand“)

29 maggio 1453: Costantinopoli veniva conquistata dagli Ottomani. L’ultimo imperatore romano, Costantino XI, era caduto in battaglia.

Se l’impero romano aveva ufficialmente finito di esistere, le ultime sacche di ciò che restava della romanità – Despotato di Morea e il da lungo tempo indipendente Impero di Trebisonda – resistettero ancora alcuni anni, prima di soccombere all’invasione ottomana.

Particolarmente nel caso della Morea, non si può certo parlare di una caduta memorabile come quella della capitale.

Il Despotato era governato congiuntamente dai due fratelli minori dell’ultimo imperatore, Demetrio e Tommaso Paleologo. I due fratelli non andavano affatto d’accordo tra di loro. Dopo aver sedato la cosiddetta ribellione dei Cantacuzeni tra il 1453 e il 1454 (con l’aiuto degli Ottomani), Demetrio e Tommaso entrarono apertamente in conflitto tra loro.

In posizione svantaggiosa e timoroso di perdere il potere, Demetrio Paleologo nel 1460 optò per chiedere aiuto proprio a Maometto II, il conquistatore di Costantinopoli. Il sultano non perse l’occasione per potersi impadronire direttamente del territorio della Morea, e intervenne con un imponente esercito nel Peloponneso.

Tommaso Paleologo fuggì a Roma con la sua famiglia, di certo non desideroso di condividere la sorte del fratello Costantino XI. Demetrio, pur avendo confidato di ricevere il Despotato per sé, sarebbe rimasto invece a mani vuote, finendo per diventare un semplice funzionario del sultano. Pare che Maometto II avrebbe avuto a dirgli: “Tu, Demetrio Paleologo, non sei abbastanza uomo per governare alcun Paese.”

Rimasti senza guida, i soldati delle guarnigioni romane rimaste decisero in autonomia se arrendersi o continuare a combattere.

Tra questi, un solo comandante si segnala per lo spirito combattivo e la volontà di resistere fino all’ultimo: Graziano Paleologo, un oscuro e lontano parente dei due ex-Despoti, comandante della guarnigione di Salmenico. Pur non appartenendo al ramo della famiglia imperiale, Graziano (o Graitzas) avrebbe avuto modo di riscattare il nome dei Paleologi.

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La formazione rocciosa sulla quale era costruito il castello di Salmenico: una posizione fortissima, difficilissima da espugnare. Fonte: kastra.eu

L’assedio di Salmenico

Purtroppo non sappiamo molto di come effettivamente si svolse la resistenza di Graziano Paleologo a Salmenikon, una fortificazione in una posizione eccellentemente difesa ai piedi del monte Panachaiko, in Acaia, costruita dai baroni latini alla fine del XIII secolo.

Le operazioni furono predisposte e monitorate da Maometto II in persona. Visto che risultava impossibile abbattere le fortificazioni con l’artiglieria, il sultano dovette ricorrere ad altri stratagemmi: solo nel 1461, dopo un anno di resistenza, i giannizzeri riuscirono a tagliare il rifornimento d’acqua alla cittadina di Salmenico, i cui abitanti (circa 6000 persone) furono ridotti in schiavitù, e dei quali 900 ragazzi furono scelti per il Devşirme – la “raccolta”, attraverso la quale venivano selezionate le nuove reclute per il corpo dei giannizzeri.

L’assedio, tuttavia, era tutt’altro che finito: Graziano con quanto restava della guarnigione si asserragliò nella cittadella.

Tuttavia, Graziano si doveva essere reso conto che la situazione si sarebbe ben presto resa insostenibile, per cui iniziò una negoziazione con il sultano, per ottenere un salvacondotto per lui e i suoi uomini in cambio della sua resa.

Maometto II accettò e si allontanò, ma i due ufficiali che lasciò a coordinare la resa e la partenza di Graziano tradirono in toto l’accordo già preso. Se il primo, Hamouzas, iniziò ad arrestare i primi soldati che uscivano dalla fortezza, spingendo Graziano a rinchiudersi di nuovo nella cittadella, il suo sostituto Zaganos Pasha più semplicemente strinse nuovamente d’assedio Salmenico.

Isolato e senza alcuna possibilità di ricevere rinforzi, Graziano si ritrovò in una condizione disperata. Pur potendo resistere fino alla fine, ma forse non volendo sacrificare né i suoi uomini né se stesso per una battaglia ormai persa, il comandante romano prese la coraggiosa decisione di tentare una sortita, per aprirsi una via di fuga.

Purtroppo anche di questa azione temeraria sappiamo poco o nulla, se non che ebbe successo. Graziano e i suoi riuscirono a superare le linee nemiche, e cercarono riparo presso gli unici territori potenzialmente amici, in mano ai Veneziani – più precisamente, trovarono rifugio nella fortezza di Lepanto.

Dopodiché, di Graziano non sappiamo più nulla, se non che accettò un incarico da comandante proprio presso i Veneziani.

Ultimo comandante romano ad aver opposto resistenza alla conquista ottomana, il colpevolmente dimenticato Graziano Paleologo si merita senza dubbio, accanto al più celebre Costantino XI, l’appellativo di ultimo eroe dell’impero romano.  

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