In più di un passato articolo, abbiamo visto quale sia l’usuale difficoltà dei più nel visualizzare correttamente gli eserciti e i soldati medievali dell’impero romano – un po’ perché se ne parla piuttosto poco, un po’ perché non sono molto rappresentati.
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Se ciò è vero per gli eserciti dal IX-X secolo in avanti, lo è senz’altro ancora di più per quanto concerne i soldati del complesso periodo tra la fine della tarda antichità e la stabilizzazione dei nuovi confini, ovvero l’VIII secolo.
Una generale carenza di fonti non ci permette di farci un’idea estremamente precisa dei primi eserciti thematici – e tra l’altro, nel passaggio dal VII all’VIII secolo si deve essere trattato di una transizione complessa, considerato che i themi non vengono stabiliti subito su tutto il territorio imperiale.
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La prima cosa da considerare è certamente come i soldati romani si inizino a legare alla terra sulla quale vivono.
Fino a tutta la tarda antichità, gli eserciti sono sempre pronti a muoversi ed eventualmente a essere trasferiti in modo più o meno permanente in nuove province, e sono composti da soldati di letteralmente ogni provenienza.
Con la sistemazione thematica e gli scossoni del VII e VIII secolo, i soldati sono invece reclutati direttamente nella provincia dalla quale provengono, e che sono quindi chiamati a difendere.
Questo è anche una diretta conseguenza dell’impossibilità di mantenere, almeno all’inizio, uno stabile sistema di pagamento continuo e costante alle truppe – cosa che costringe i soldati a legarsi alla terra, a diventare piccoli proprietari terrieri o addirittura a cercare anche seconde occupazioni (un fenomeno, questo, che si era visto anche con gli ultimi soldati limitanei del periodo giustinianeo).
Un luogo comune da sfatare: il fatto che i soldati si leghino alla terra non li rende affatto “contadini-soldato”, una concezione portata dal grande, ma ormai per molti aspetti datato, bizantinista Georg Ostrogorsky.
Come accennato sopra, i soldati dei themi sono piuttosto piccoli proprietari terrieri, incoraggiati in questo dallo Stato, che si sostentano e si finanziano con le rendite delle loro terre – nel concetto, essendo quindi più simili ai futuri “signori feudali” occidentali.
Pur essendo legati alla loro terra, si viene a creare così un curioso sistema misto: i soldati sono infatti a tutti gli effetti dei regolari, che ricevono una paga anche dallo Stato, seppur bassa (ormai solo 5 nomismata), e che vivono o nelle loro proprietà o in caserme.
Ai due estremi dello spettro dei soldati thematici troviamo i soldati più poveri, il cui equipaggiamento è pagato dalle comunità di villaggio alle quali appartengono, e i piccoli aristocratici locali, che grazie alle loro maggiori rendite possono permettersi un equipaggiamento migliore e un cavallo, formando così le forze montate dei themi.
Oltre agli eserciti del territorio, ogni città ha la sua milizia che funge da guarnigione.
Tolti i tagmata creati da Costantino V, a Costantinopoli le truppe professionali già presenti dei Noumera e della Vigla formano la guarnigione della capitale, e la milizia cittadina è basata sulle fazioni dei Verdi e degli Azzurri, nonché su alcune corporazioni artigiane.
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Se a grandi linee l’organizzazione dei primi eserciti thematici è riassumibile come sopra, più difficile è sicuramente visualizzare come dovevano essere equipaggiati i soldati “tipici” dei themi di questo periodo – fonti archeologiche e iconografiche, in questo senso, sono sfortunatamente scarse.
Possiamo supporre che si assista a un’evoluzione degli armamenti già introdotti a partire dal VI e VII secolo, come le lamellari dal mondo àvaro (che si andranno a evolvere nel klibanion), e le usuali cotte di maglia e armature a scaglie.
Quanto agli elmi, oltre agli usuali spangenhelm ogivati e agli elmi con calotta bipartita, è possibile che in questo periodo compaia una sorta di “cappello d’arme”, con coppo ogivato e stretta tesa – si vede un simile elmo in una rappresentazione dalla Palestina degli inizi dell’VIII secolo, nella quale è raffigurato un arciere che, tra l’altro, ha anche uno scudo al braccio sinistro.
Quanto agli scudi, in questo periodo probabilmente avremmo visto ancora scudi tondi e ovali a presa centrale, anche se forse è in questo periodo che inizia la transizione verso i grandi scudi triangolari e a goccia con imbracciatura, tipici del periodo immediatamente successivo.
La lancia resta l’arma principale sia di fanti che cavalieri, e nel passaggio tra il VII e l’VIII secolo probabilmente è introdotta la sciabola dritta, anche questa un prestito dal mondo àvaro – anche se armi a un solo tagliente erano senz’altro già usate, come sappiamo dall’archeologia.
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Questo è purtroppo tutto ciò che ci è permesso di sintetizzare e supporre, di questi primi soldati romani del periodo medievale – coloro i quali fecero da muro contro l’invasione araba, difesero Costantinopoli nel grande e decisivo assedio del 717-18 e permisero, all’impero che non voleva morire, di sopravvivere per altri sette secoli.
Bibliografia essenziale
G. Breccia 2016, Lo scudo di Cristo. Le guerre dell’impero romano d’Oriente
R. Moffett 2018, Defenders of the empire. The Byzantine soldier in the 8th century, in “Ancient Warfare” VIII, 5, pp. 16-18
W. Treadgold 1995, Byzantium and its Army 284-1081
W. Treadgold 1997, A History of the Byzantine State and Society
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