Marco Celio, centurione morto a Teutoburgo (9 d.C.). Una (possibile) storia.

Può un oggetto antico raccontare una storia…o meglio, la Storia?
La risposta è certamente sì ad entrambe le domande – ed è del resto un espediente “narrativo” utilizzato moltissimo per divulgare la Storia, o per scrivere romanzi storici.

Nella maggior parte dei casi, vi sono oggetti che sono molto più adatti a raccontare una storia, piuttosto che la Storia, e viceversa.
Tuttavia, ve ne sono altri, molto più rari, che permettono di fare entrambe le cose, scoprendo la storia di una persona, e la “grande Storia” della quale è stato parte.

Questo è il caso del cenotafio di Marco Celio, centurione primipilo morto nella selva di Teutoburgo nel settembre del 9 d.C.

Vediamo insieme gli eventi della Storia ai quest’uomo quali ha preso parte…e la sua storia.

La stele di Marco Celio

L’oggetto da cui partiamo per raccontare la nostra storia e la Storia, è la stele funeraria del centurione Marco Celio.

La stele fu rinvenuta a Xanten (l’antica Castra Vetera), in Germania, e attualmente è conservata a Bonn.

Nella parte superiore troviamo il “ritratto” di Marco Celio, con i suoi attributi da centurione e soprattutto le sue innumerevoli decorazioni militari – sulle quali torneremo a breve, e fondamentali per poterci avvicinare alla sua storia.

Il centurione è affiancato da due busti, non posti lì casualmente, in quanto si tratta, come vedremo più avanti nel testo, di due persone reali, che devono aver avuto un importante ruolo nella vita di Marco Celio.

Per iniziare ad addentrarci nella vita possibile di Marco Celio, ciò che ci interessa di più è tuttavia l’iscrizione riportata sulla stele, l’epigrafe vera e propria.

Il testo originale (con le integrazioni degli studiosi) riporta:

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“M[ARCO] CAELIO T[ITI] F[ILIO] LEM[ONIA TRIBV] BON[ONIA]

P[RIMVS] O[RDO] LEG[IONIS] XIIX ANN[ORVM] LIII S[EMISSIS]

[CE]CIDIT BELLO VARIANO OSSA

[HVC] INFERRE LICEBIT P[UBLIVS] CAELIVS T[ITI] F[ILIVS]

LEM[ONIA TRIBV] FRATER FECIT”

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ovvero

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“A Marco Celio, figlio di Tito, della tribù Lemonia, di Bologna,

Centurione di primo ordine della 18ª legione, di cinquantatré anni e mezzo

ucciso nella guerra di Varo.

Sarà lecito porre qui le sue ossa.

Il fratello Publio Celio, figlio di Tito, della tribù Lemonia, fece.”

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Specie l’ultimo verso, prima della firma finale di Publio, trovo personalmente che sia molto toccante e che ci avvicini, almeno un po’, all’interiorità di quest’uomo, vissuto ormai più di duemila anni fa, del quale purtroppo non sapremo mai niente più che il nome.

E questa frase dell’epigrafe, unita a quella subito precedente, ci inizia a trasportare direttamente nella “grande Storia”, ricollegandosi perfettamente a quanto le fonti raccontano degli eventi del bellum Varianum, la “guerra di Varo” – ovvero, la battaglia di Teutoburgo del 9 d.C.

Una tomba vuota. I resti dell’agguato di Teutoburgo

Sappiamo infatti che quando Germanico, anni dopo Teutoburgo e subito dopo aver recuperato la prima delle tre aquile perdute dalle legioni nel 9 d.C., porta i suoi legionari oltre il Reno, sui luoghi dell’agguato di Arminio.

Qui, dove i resti dei cadaveri dei soldati romani, degli ausiliari rimasti fedeli e dei civili al seguito della colonna erano stati lasciati a marcire nella foresta, Germanico trova una distesa di ossa.

[Leggi anche Le tre aquile di Teutoburgo (9-41 d.C.)]

[Leggi anche La battaglia del Vallo Angrivariano (16 d.C.). L’ultima battaglia tra Germanico e Arminio]

Così ci descrive la scena Tacito:

“L’esercito fu condotto […] non lontano dalla selva di Teutoburgo, dove si dicevano insepolti i resti di Varo e delle sue legioni. […]

[…] avanzavano in quei luoghi mesti alla vista e al ricordo […] In mezzo alla pianura biancheggiavano le osse, sparse o ammucchiate, a seconda della fuga o della resistenza opposta. Accanto, frammenti di armi e carcasse di cavalli e teschi confitti sui tronchi degli alberi.

Nei boschi vicini, are barbariche, sulle quali avevano sacrificato i tribuni e i centurioni di grado più elevato.”

Sempre Tacito poi ci informa che a raccontare nei dettagli a Germanico tutti i momenti salienti dell’agguato sono i “superstiti di quella disfatta, sfuggiti alla battaglia o alla prigionia […] “.

[Leggi anche I superstiti di Teutoburgo]

Germanico inizia a far raccogliere le ossa dei caduti, con l’intenzione di onorarle in modo adeguato. Tuttavia, ormai il tentativo di riconoscere i singoli corpi (o meglio, ciò che ne resta) è chiaramente inutile, considerato che è sparito qualunque segno di riconoscimento, poiché deterioratosi o asportato dai Germani già nel 9 d.C.

Nell’impossibilità di riconoscere le ossa dei singoli, queste vengono raccolte dai soldati di Germanico in un grande tumulo, la cui prima zolla di terra è posta dal comandante in persona.
Se non sono rimaste insepolte nel bosco, in questo enorme tumulo sono senz’altro finite anche le ossa di Marco Celio.

Infatti la sua stele funeraria era un cenotafio – ovvero, una tomba vuota.

Publio Celio, fratello di Marco, forse uno dei legionari al seguito di Germanico, è andato quasi certamente a cercare i resti di suo fratello nelle foreste della Germania, senza però mai trovarle o riconoscerle – o senza che nessuno li abbia mai trovati per riconsegnarglieli.
Publio ha per cui deciso di onorare il fratello con un monumento funerario, con la speranza che prima o poi i resti mortali di Marco sarebbero stati portati da qualcuno lì, al loro posto.

Dal racconto dei superstiti di Teutoburgo a Germanico (che, chissà, se Publio era lì potrebbe aver udito, con orrore), sappiamo anche una possibile morte di Marco Celio.
Se infatti non è morto con le armi in pugno, è andato incontro al terribile destino del sacrificio umano da parte dei Germani, essendo appunto uno dei “centurioni di grado più elevato” menzionati da Tacito.

Come abbiamo accennato, nella stele vediamo i ritratti di altri due personaggi, chiamati Marco Celio Privato e Marco Celio Thiamino.
Come indica il fatto che entrambi portano lo stesso preanomen e nomen del centurione, questi due uomini erano due liberti, ex schiavi di Marco Celio e che devono quindi essere rimasti in suo servizio – nonché quindi suoi clientes, come era d’uso nella Roma antica, legati all’antico padrone – anche nei tragici momenti della battaglia di Teutoburgo.

Anche i resti di questi due personaggi, che devono aver avuto un rapporto veramente stretto con Marco (e con Publio, che li doveva evidentemente conoscere bene, se li ha fatti ritrarre e porre sul cenotafio del fratello), sono forse finiti nel grande tumulo eretto dai legionari di Germanico.

Già solamente il rango di Marco Celio e la circostanza della sua morte ci hanno dato un quadro della parte finale sua vita, inquadrata nella “grande Storia”.

Un ultimo dato interessante che notiamo su Marco Celio e suo fratello è che non presentano cognomina di sorta – la terza parte del nome romano, spesso un vero e proprio “soprannome”, guadagnato per caratteristiche fisiche, caratteriali o per atti compiuti.

E questo è molto particolare per Marco Celio, considerato che, come vedremo tra poco, deve avere avuto una vita veramente molto piena e, senza dubbio, avventurosa.

Da legionario a eroe di guerra. La vita (possibile) di Marco Celio

Se abbiamo visto la fine della vita di Marco Celio, è possibile sapere qualcosa anche del suo inizio.

Dalla stele sappiamo infatti che il centurione è morto a cinquantatré anni e mezzo, nel settembre del 9 d.C.

Possiamo quindi andare a calcolare quando Marco Celio è nato.

Essendo nato a Bologna, come il fratello e come tutta la popolazione della città era stato iscritto alla tribù Lemonia – un procedimento “d’ufficio” che avveniva quando veniva conferita la cittadinanza romana.
Le tribù romane erano già dal III sec. a.C. ben trentacinque.
Alle origini una suddivisione (di ambito elettorale, per così dire) della popolazione della città di Roma e legata al suo territorio, perde col tempo questi aspetti, con l’espandersi delle conquiste e delle popolazioni che entravano a far parte della compagine romana.

Considerato che il calendario romano, pur leggermente diverso dal nostro, al tempo di Augusto era già diviso in dodici mesi, questo significa che Marco Celio dovrebbe essere nato nella primavera, e forse più precisamente a marzo, 44 del a.C. – il condizionale è d’obbligo, in quanto quel “mezzo” anno potrebbe essere un’approssimazione.

Uno dei mesi più importanti della Storia romana, e della Storia in generale: infatti alle idi di marzo (il 15 del mese) del 44 a.C. viene assassinato Giulio Cesare.
Se davvero Marco fosse nato a marzo di quell’anno (chissà, magari lo stesso giorno!), ci sarebbe da chiedersi quanto questo avvenimento, come possibile aneddoto o battuta, possa aver avuto parte della sua vita quotidiana.

[Leggi anche Campagne mai avvenute: Cesare contro Daci e Parti]

Sapere che è nato nel 44 a.C. è un dato fondamentale per tentare di ricostruire la vita militare di Marco Celio.

Anche se a volte è stato ricollegato alle ultime guerre civili della repubblica, infatti, Marco Celio è evidente che non possa averle vissute come soldato, poiché era solo un bambino e un giovane ragazzo, non ancora in età da arruolamento.
Quando infatti la guerra civile tra Ottaviano e Antonio si conclude, con la battaglia di Azio del 31 a.C., Marco Celio ha solo tredici anni.

Marco Celio, quindi, dove e quando svolge la sua importante carriera militare?

E possiamo ben dire “importante”.
Infatti nella sua stele è sia indicato come centurio primus ordo della sua legione, ma è anche ricoperto di premi militari (uno, in particolare, ambitissimo).

Già il fatto che Marco Celio sia diventato centurione indica che doveva trattarsi di un soldato molto valoroso, poiché (salvo casi di raccomandazione) la propria condotta era l’unico modo per un soldato di ascendere fino al massimo grado raggiungibile da un legionario all’epoca, ovvero, proprio il centurione.
In più, Marco è centurio primus ordo, traducibile in modo molto letterale come “centurione di primo ordine”.
Questa quasi certamente indica il centurione primipilo, ovvero il più alto in grado di tutti i centurioni dell’intera legione: è infatti il centurione della prima centuria della prima coorte, ed è l’unico centurione a poter essere paragonato a un ufficiale vero e proprio – al contrario degli altri centurioni che, in termini moderni, sarebbero forse assimilabili a dei sergenti.

Inoltre, Marco Celio indossa innumerevoli premi militari, che vengono donati a soldati e centurioni solamente come riconoscimento ufficiale di atti di valore compiuti sul campo di battaglia. Notiamo infatti due torque appese intorno al collo, due armille ai polsi, ben sei fàlere e, soprattutto, in testa porta una corona in fronde di quercia.

Si tratta della corona civica, uno dei premi più ambiti e preziosi, e ottenibile con un vero atto di valore e coraggio: si poteva ottenere infatti solamente salvando un altro cittadino romano in battaglia.

Oltre a essere stato un soldato modello, insomma, Marco Celio è stato letteralmente un eroe di guerra.

[Leggi anche Decorazioni militari: le phalerae]

Dove ha potuto iniziare a mostrare le sue doti Marco Celio?

Non possiamo sapere esattamente quando Marco si sia arruolato, né da quanto stesse durando il suo servizio militare.

Possiamo solo fare qualche considerazione.
Infatti , se supponessimo che al momento della morte stesse svolgendo l’ultimo dei venti anni di servizio legionario del periodo augusteo (16 anni fino al 5 d.C., e sarà aumentato ufficialmente a 25 solo poco più tardi), vorrebbe dire che si sarebbe arruolato solo nell’11 a.C., a una tarda età di 33 anni – e dalle fonti sappiamo come questa sia molto vicina all’età più tarda accettabile per l’arruolamento, ovvero 35 anni.

Non era tuttavia la norma, e anche se non impossibile sembra la cosa meno probabile.

Sembra infatti molto più plausibile ipotizzare che Marco si sia arruolato piuttosto in un anno tra il 26 e il 21 a.C., ovvero rientrando nella media dell’epoca dell’arruolamento tra i 18 e i 23 anni di età, e che abbia poi proseguito il suo servizio nell’esercito ben dopo i venti anni – e da altre epigrafi sappiamo come questa fosse, se non la norma, almeno un’eventualità molto comune tra i centurioni.

Unito al fatto che sappiamo aver fatto carriera nei ranghi della XVIII (o meglio, XIIX) legione, è quindi molto probabile che Marco Celio abbia potuto iniziare a mostrare le sue qualità di soldato in una delle campagne più rapide e allo stesso tempo più importanti del regno di Augusto: la campagna contro Reti e Vindelici, ovvero la conquista delle Alpi.

[Leggi anche La conquista romana delle Alpi (16-15 a.C.). La via per la Germania]

Durante questa campagna, la XVIII legione era affiancata quasi certamente alla XIX legione. All’epoca, la legione era quasi certamente già comandata da un poco più che trentenne legato, di nome Publio Quintilio Varo.
Senz’altro è molto suggestivo immaginare, se non un incontro, che Marco Celio possa almeno aver visto, a un certo punto, il comandante della legione “collega” e il suo futuro comandante in quella che sarebbe stata la sua ultima azione.

XVIII e XIX legione, che nella campagna alpina agiscono sul lato occidentale delle operazioni, già nel 15 a.C. sono trasferite in Germania (con base a Castra Vetera, da dove proviene il cenotafio), al comando di Druso prima e di Tiberio poi, partecipando quindi quasi certamente alle campagne di conquista del 12-9 a.C. con Druso, e alla campagna nota come bellum immensum del 4-6 d.C. sotto Tiberio.

In quest’ultima, l’ormai veterano Marco Celio potrebbe aver fatto la conoscenza per la prima volta con colui che sarà, di lì a pochi anni, l’artefice della sua morte: Arminio.

[Leggi anche Perché Arminio ha tradito?]

Anche se naturalmente non conosciamo i dettagli del coinvolgimento di Marco Celio in queste tre guerre, vi è poco dubbio che si sia guadagnato tutte le sue onorificenze militari proprio partecipando (almeno) a queste tre campagne.

Una storia nella Storia

Proviamo a fare un riassunto della probabile vita di questo centurione che ormai abbiamo imparato a conoscere, alla luce di quanto abbiamo visto fino ad adesso.

Marco Celio, fratello di Publio, nasce a Bologna nel marzo del 44 a.C., lo stesso mese dall’assassinio di Cesare.
Vive le ultime guerre civili che portano dalla repubblica all’impero come un bambino e un ragazzo. In qualche anno tra il 26 e il 21 a.C. decide di arruolarsi nell’esercito, ed entra a far parte della XVIII legione.

Pochi anni dopo partecipa a quella che forse è la sua prima vera campagna militare, ovvero la definitiva sottomissione delle Alpi nel 15 a.C.
Qui forse inizia a farsi notare sul serio per le sue qualità militari.
Già nello stesso anno si trova di stanza in Germania con la sua legione, di stanza a Castra Vetera, e tre anni dopo sarà coinvolto nelle guerre di conquista di Druso tra 12 e 9 a.C., forse anche qui ottenendo molte altre delle sue onorificenze.

Ormai un veterano rodato ed esperto, senz’altro già centurione, a quasi cinquant’anni partecipa anche al bellum immensum di Tiberio del 4-6 d.C., ovvero la soppressione di una grande rivolta germanica.

Infine, a 53 anni e mezzo, il decoratissimo e veterano centurione primipilo Marco Celio, eroe di guerra, partecipa alla sua ultima impresa: la clades variana, ovvero la disfatta di Teutoburgo, trovandovi la morte in battaglia o forse, catturato, venendo sacrificato agli dèi dei Germani, in quanto centurione di più alto grado della sua ormai distrutta legione.
A morire con lui nelle foreste della Germania, i suoi due liberti Privato e Thiamino, suoi ex-schiavi da lui liberati e quasi certamente al suo servizio da molti anni.

Dire di più sul nostro Marco Celio sfortunatamente è impossibile, visti i dati a disposizione.
Non conosciamo come si sia procurato esattamente i suoi premi, cosa abbia fatto per ascendere nei ranghi da legionario a centurione, e da centurione a centurione primipilo.
Ovviamente, questo per come molti altri individui del passato, non posiamo nemmeno consocere i suoi pensieri, le sue aspirazioni, il suo rapporto col fratello e come venisse considerato da commilitoni e sottoposti.

Tuttavia, grazie all’attenta analisi storica, siamo stati almeno in grado di avvicinarci un po’ alla storia di un uomo che, suo malgrado, è stato protagonista diretto di uno dei grandi avvenimenti della Storia.

Bibliografia

A. Buonopane 2021, Manuale di epigrafia latina

G. Cascarino 2016, L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol. I

G. Cascarino 2016, L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol. II

P. Connolly 2008, Greece and Rome at War

S. Dando-Collins 2012, Legions of Rome. The Definitive History of Every Imperial Roman Legion

A. Goldsworthy 2011, The Complete Roman Army

U. Roberto 2018, Il nemico indomabile

Fonti

Tacito, Annali


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