Le tre aquile di Teutoburgo (9-41 d.C.)

Quando nel 9 d.C. Varo e i suoi legionari vengono distrutti da Arminio a Teutoburgo, non sono solo le legioni a scomparire nel fango della Germania.

Insieme a loro infatti vengono persi tra i simboli più sacri dell’esercito romano: le aquile delle legioni.

I Germani lo sanno bene: infatti predano e custodiscono con cura questo preziosissimo bottino di guerra, segno tangibile della vittoria contro Roma.

Tuttavia, i Romani non sono disposti a lasciar perdere così facilmente. Oltre a vendicarsi sul campo, Roma intende infatti lavare l’onta della sconfitta recuperando le aquile della XVII, XIIX (non è un errore: si scriveva proprio così!) e XIX legione – anche se probabilmente, all’inizio, si crede semplicemente che siano perse per sempre.

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Le prime due aquile vengono recuperate durante le campagne di Germanico contro Arminio.
La prima, nel 15 d.C., viene ritrovata durante le prime grandi operazioni oltre il Reno. L’ufficiale di cavalleria Lucio Stertinio, dopo aver sconfitto i Bructeri e saccheggiando il loro territorio, con grande stupore trova (non conosciamo purtroppo i dettagli) l’aquila della XIX legione.

La seconda aquila è recuperata invece dopo la battaglia di Idistaviso nel 16 d.C.
Dopo un rientro verso ovest molto difficile per i Romani, i Germani rialzano la testa, ma presto Roma è di nuovo nei loro territori abbattendosi su di loro.

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Un capo dei Marsi, Mallovendo, non solo si arrende a Germanico per evitarne la furia, ma gli rivela anche il luogo dove è custodita un’altra delle aquile: è stata infatti sotterrata in un vicino bosco sacro, sorvegliata da pochi guerrieri.
Germanico non perde tempo e invia un distaccamento di soldati a recuperare l’insegna: mentre parte deve impegnare e distrarre i guerrieri germani posti a custodia, un altro gruppo di soldati romani scava nel terreno e recupera l’aquila – non sappiamo però di quale legione.

Quanto alla terza aquila, questa verrà recuperata solo oltre vent’anni più tardi, sotto il regno di Claudio.
Nel 41 infatti Publio Gabinio Secondo, dopo aver sconfitto i Cauci in battaglia (anche in questo caso, le fonti sono carenti di dettagli), scopre con stupore la terza e ultima aquila.

A più di trent’anni dal disastro di Teutoburgo, tutte le aquile sono finalmente volate verso casa.

[Leggi anche Lucio Cedicio, eroe oltre il Reno]

Lettura consigliata

U. Roberto 2018, Il nemico indomabile. Roma contro i Germani


One thought on “Le tre aquile di Teutoburgo (9-41 d.C.)

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