Dopo la reggenza di dell’esarco Smaragdo (585-589) e il brevissimo, nonché pressoché sconosciuto, incarico di Giuliano, nel 590 è inviato in Italia come esarco Romano.
Romano è un militare esperto e di lungo corso. Probabilmente figlio del patrizio Anagastes (come suggerisce il nome, di origine gota), ha partecipato a più campagne militari sotto Tiberio II e Maurizio Tiberio.
La sua impresa più recente, forse come 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘶𝘮 𝘱𝘦𝘳 𝘓𝘢𝘻𝘪𝘤𝘢𝘮, è la vittoria contro i Persiani in Lazica nel 589.
Il fatto che sia proprio un personaggio come Romano a essere inviato in qualità di esarco d’Italia nella Penisola, dopo che il predecessore Smaragdo, nonostante alcune importanti attività militari dei suoi ufficiali, ha favorito la via diplomatica, non lascia dubbi sulle aspettative di Maurizio Tiberio: attaccare i Longobardi e finalmente ridurli all’impotenza.
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Arrivato a Ravenna nel 590, Romano organizza infatti sin da subito una campagna in grande stile contro Autari, il re longobardo che aveva posto fine al lungo decennio di interregno (noto come “periodo dei Duchi”) nel 584.
L’esarco, secondo i suoi piani, non sarà da solo.
A supportarlo ci saranno infatti i Franchi di re Childeberto, che scenderanno da nord mentre i Romani, con un esercito e la flotta, risaliranno il Po e avanzeranno attraverso la piadana verso l’Emilia.
I Franchi già sotto Smaragdo sono stati pagati profumatamente per partecipare a delle campagne congiunte contro i Longobardi tra 585 e 588, ma queste si sono sempre risolte con dei nulla di fatto.
Tuttavia, la campagna del 590 sembra iniziare invece sotto i migliori auspici per la coalizione romano-franca.
Per nostra fortuna, caso quasi unico per la Storia militare dell’Italia degli esarchi, abbiamo delle importanti e piuttosto dettagliate testimonianze scritte sulla campagna militare di Romano: ben due lettere che, secondo l’interpretazione che va per la maggiore, Romano stesso avrebbe scritto a re Childeberto.
Secondo uno studio recente del dott. Giorgio Arnosti, una delle due lettere sarebbe in realtà da riferire a una delle precedenti campagne durante il mandato di Smaragdo, e non sarebbe stata quindi redatta da Romano. Tuttavia, anche l’interpretazione di entrambe le lettere come riferite alla stessa campagna appare ancora abbastanza coerente, per cui seguiremo questa più “classica” linea interpretativa per questo articolo.
Secondo le lettere, Romano è il primo a prendere l’iniziativa, prima ancora dell’arrivo dei Franchi.
Muovendo con il suo esercito, prende d’assalto Altino, Mantova e Modena, radendone al suolo le mura. Visti gli avvenimenti successivi, è probabile che l’esercito si sia mosso in più contingenti che hanno agito contemporaneamente.
I Franchi scendono poi da nord, passando anche presso Milano, con tre colonne di guerrieri: i Longobardi, stretti in una morsa e impossibilitati ad affrontare il nemico in campo aperto, si rinchiudono nelle città fortificate e nei castra. Autari stesso si rinchiude a Pavia, che viene stretta d’assedio – o, forse, è piuttosto soggetta a un blocco da parte della flotta imperiale sul Po e sul Ticino.
Nel corso delle operazioni, Romano viene a sapere che una delle colonne franche, al comando del duca Cedino (Chedin), forte secondo una delle lettere di ben 20.000 uomini, si è accampata presso Verona – questo probabilmente dopo la presa di Mantova, vista la vicinanza.
L’esarco intende unirsi ai Franchi e, dopo aver congiunto le forze, marciare su Pavia per finalmente catturare Autari. Il piano di Romano è spiegato perfettamente in una delle due lettere: “sostenendoli [i guerrieri di Chedin] con i nostri dromoni sul fiume, per assediare Pavia e fare prigioniero re Autari, la cui cattura sarebbe stata il più grande premio per la vittoria.”
Tuttavia, una volta giunto a Verona, Romano ha un’amara sorpresa: proprio come nelle precedenti campagne, i Franchi si ritirano dall’impresa, senza rispettare gli accordi presi con l’imperatore. Childeberto ha infatti stretto una pace separata di dieci mesi con Autari, anche se non sappiamo esattamente con quali termini.
Dopo questo accordo, che lascia Romano da solo, i Franchi si ritirano velocemente dall’Italia.
Questo non ferma però Romano.
Anche se costretto a rinunciare all’assedio di Pavia e all’annientamento del regno longobardo, l’esarco prosegue nella sua campagna militare.
Ottiene senza colpo ferire la sottomissione dei duchi di Parma, Reggio Emilia e Piacenza, che consegnano i loro figli come ostaggi all’esarco.
Dopo le vittorie in Emilia, Romano rivolge quindi il suo sguardo all’Italia nord-orientale.
Tornato a Ravenna per riorganizzare le forze, Romano si mette quindi in marcia verso la 𝘝𝘦𝘯𝘦𝘵𝘪𝘢 𝘦𝘵 𝘏𝘪𝘴𝘵𝘳𝘪𝘢 contro Grasulfo, duca del Friuli. Anche in questo caso, i Longobardi optano per la sottomissione, piuttosto che per la lotta armata:
“Suo figlio [di Grasulfo], il magnifico duca Gisulfo, desiderando mostrarsi un uomo migliore del padre, ci venne incontro con i nobili e l’intero esercito, e si sottomise egli stesso alla Santa Repubblica.”

Mentre Romano riceve la sottomissione di Gisulfo, un altro contingente romano, probabilmente da poco giunto da Costantinopoli, al comando dei duchi longobardi fedeli all’impero Nordulfo (che ha addirittura il rango di patrizio) e Ossone, sottomette diverse città dell’Istria.
Le conquiste della sfolgorante campagna di Romano saranno, purtroppo per l’impero, di breve durata – quasi tutte le città prese dall’esarco saranno perse nel corso del VII secolo.
Inoltre, i dissidi con il papa riguardo alla politica contro i Longobardi e il problema di Ariulfo, prima fedele all’impero e poi ribellatosi e proclamatosi duca di Spoleto, probabilmente distraggono Romano dal poter organizzare un’ulteriore campagna.
Nessun altro esarco dopo di lui, nemmeno l’energico e longevo Isacio, riuscirà a eguagliare i successi di Romano sul campo.
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“Ottomila morti”. L’esercito dell’esarco Isacio allo Scultenna (643)
Lettura consigliata
G. Arnosti 2017, Cènita Feliciter. L’epopea goto-franco-romaico-longobarda tra VI e VIII secolo d.C.
G. Ravegnani 2011, Gli esarchi d’Italia
G. Ravegnani 2018, I bizantini in Italia

le infinite guerre di Costantinopoli…
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