Chi segue il sito da un po’, ricorderà come nel 2020 avessi salutato non dico con entusiasmo, ma con molte buone speranze la prima stagione di “Barbari” (“Barbaren” in originale).
Leggi anche “Barbari” (Netflix). Un passo (molto) imperfetto nella giusta direzione.
Non si trattava certo di un prodotto perfetto, né dal punto di vista narrativo né storico, ma almeno andava finalmente nella direzione giusta, con un’attenzione più alta del solito nei confronti della ricostruzione storica e materiale – anche se specie la prima ha subito già dall’inizio troppe licenze.
Le aspettative per la seconda stagione, insomma, si prospettavano tutto sommato davvero buone.

…ah, quanto mi ero illuso.
Purtroppo, questa seconda stagione si è rivelata una Teutoburgo della fiction a carattere storico. Le attese create dalla prima stagione sono state completamente tradite e deluse.
Ammetto che sono stato tentato di piantare alle prime due puntate (la mia pazienza e sopportazione erano già state ben superate), ma alla fine ho deciso di vedere, fino in fondo, il livello di degrado alla quale la serie si è voluta spingere.
Sarà difficile sintetizzare la seconda stagione di “Barbari”, perché è davvero un disastro irrecuperabile. Ci proverò andando a toccare almeno i temi e personaggi principali.
Al di là delle molte pochezze in ambito narrativo, sule quali semplicemente stenderò un velo pietoso, vediamo assieme le innumerevoli castronerie di tipo storico e archeologico che la seconda stagione di “Barbari” ci propina.
Da qui in avanti spoiler pesanti sin da subito. Siete avvisati!
Tempo e spazio: confusione totale
La seconda stagione, come recitano le scritte in sovraimpressione, è ambientata un anno dopo gli eventi della prima, quindi nel 10 d.C.
La situazione iniziale che ci viene presentata, grosso modo, è che subito dopo Teutoburgo i Romani si aggirano piuttosto tranquillamente al di là del Reno, ora al comando di Tiberio e Germanico. Nel corso della stagione e, nella storia, dello stesso anno (almeno apparentemente…capire come scorra il tempo è impossibile, sembra che passino però appena pochi giorni), si svolgono tutti gli avvenimenti che portano alla battaglia del finale di stagione contro i Romani, alla flotta di Germanico che risale il Reno, alla cattura di Thusnelda e Tumelico da parte di Roma.
Tutto nel 10 d.C.
…io vorrei sapere cosa si sono fumati, per farsi prendere dalla “sindrome di Vikings” (nella quale, al di là delle invenzioni, eventi lontani decenni sono spesso avvicinati di molto).
Andiamo con ordine.
Certamente è vero che Tiberio viene inviato già nel 10 d.C. sul Reno, e con lui Germanico. Ma i Romani pongono il campo al di qua del Reno.
Nell’11 e 12 d.C. ci furono operazioni sull’altra sponda ma, da quanto ne sappiamo, senza scontri degni di nota, prendendo tutte le precauzioni del caso per evitare disastri come quello variano (al contrario di quanto mostrato all’inizio della prima puntata).
La campagna vera e propria contro i Germani (anzi, le campagne) viene affidata a Germanico solo a partire dal 13 d.C.
Nel 14 d.C. i Marsi sono pressoché annientati, nel 15 d.C. sono i Catti a subire la vendetta di Roma, e solo nel 16 d.C. avviene lo scontro tra Germanico e i Cherusci di Arminio.
Ed è solo nel 15 d.C. che Segeste consegna la figlia Thusnelda a Germanico (e non a Tiberio, che storicamente non è presente). Tra l’altro, notare che Tumelico nel 15 d.C. è ancora nel grembo della madre, non di certo il bambino dimenticato da chiunque (ma chi caspita se ne occupa?!) che compare nella serie.
Sempre parlando di vicende familiari (sui rapporti tra personaggi ci torneremo a breve), ci viene presentato nella serie un fittizio figlio di Arminio proveniente da Roma, tale Gaius – che da Romano tout-court si unisce alla rivolta germanica e si “riscopre” Cherusco in uno schiocco di dita…misteri della fede, suppongo.
Gaius sembra dimostrare come minimo quattordici anni…ma ciò sarebbe estremamente improbabile, seppure non impossibile. All’epoca di Teutoburgo, Arminio deve avere grosso modo ventisette anni, il che renderebbe l’Ari della serie un padre precocissimo (o gli sceneggiatori incapaci di fare due calcoli in croce).
Ultima “chicca”: l’ex schiava (?) cartaginese Didone (e quanta pigrizia nell’affibbiarle un nome del genere), che avrebbe assistito all’uccisione del padre a Cartagine, da ragazzina, da parte di…Germanico.
Ma qui seriamente, chi ha scritto la seconda stagione si è fatto un trip di quelli pesanti.
Non solo, se anche fosse, considerando che sembrano coetanei, Germanico sarebbe dovuto essere al più un ragazzino (storicamente è addirittura poco più giovane di Arminio)…ma Cartagine è stata conquistata da Roma nel 146 a.C.!
O mi trovate il senso logico a dei soldati Romani che assalgono Cartagine all’inizio del I sec. d.C. (spoiler: una cosa del genere non esiste), o Didone e Germanico hanno qualcosa come duecento anni.
Così come i Romani devono essere dei viaggiatori del tempo anche i avanti: vengono menzionati come sottomessi i Britanni, ma per l’inizio della conquista dell’isola di Britannia bisognerà aspettare almeno il 43 d.C.
A proposito di luoghi che non c’entrano niente: la geografia in questa stagione è veramente sconosciuta.
La Germania è il luogo più generico che esista, e la Marcomannia di Marbod/Maroboduo (genericamente sempre detta “oriente”) non si capisce dove stia – e anzi, in una scena nella tenda di Tiberio è mostrata una mappa dove sembra suggerita, si legge solo “Mar”…e nel caso, sarebbe totalmente fuori posto.
Soprattutto, dalle terre dei Cherusci sarebbe raggiungibile in tre, massimo quattro giorni, attraversando una generica “palude”.
Auguri a farsi quelli che oggi, in linea d’aria, sono circa 700 km in tre-quattro giorni.
I problemi di questa seconda stagione purtroppo non si limitano ai limiti spaziali e temporali dell’ambientazione. Quelli sono solo la punta dell’iceberg.

Rapporti totalmente sballati
Se le coordinate di spazio e tempo sono totalmente improbabili, ancora meno lo sono i rapporti tra molti dei personaggi e delle popolazioni della serie, nonché tra questi e gli eventi storici.
Tanto per fare riscaldamento, all’inizio della serie Teutoburgo è presentata come una battaglia che ai Germani è costata perdite importanti (questo non lo sappiamo, ma è molto, molto improbabile, visto come si è svolta). Aggiungiamo che, parlando dei popoli da chiamare per unirsi alla rivolta, vengono menzionati i Batavi.
Ma tra tutti quelli che si potevano citare, proprio i Batavi, che all’epoca sono alleati di Roma e le cui trupppe ausiliarie, nella fase preliminare della battaglia di Idistaviso, si faranno massacrare per coprire il resto dell’esercito?
In più, è reso centrale all’intera stagione il concetto di “re dei Germani”.
Questa cosa non esiste al mondo, e non è mai esistita: questo perché in primis sono i Germani stessi a non poter avere quel concetto, secondariamente perché la figura di un re su più popoli, con troppo potere, nel I sec. d.C. non è concepibile. Tanto che, in parte, è proprio per questo che poi Arminio, storicamente, sarà assassinato.
Questa è una castroneria storica di proporzioni enormi.

Anche per quanto riguarda i rapporti interpersonali, non ci siamo molto.
Tralasciando per ora Marbod e Flavo (ai quali devo dedicare un capitoletto a parte), basti pensare a Segeste, il cui personaggio quasi macchiettistico è uno strascico della prima stagione.
Segeste storicamente non è un idiota qualunque, ma un capo della sua gente – che certo, essendo filoromano, al contrario dei figli (poiché ha sì anche un figlio maschio, ma di nome Segimundo, maturo e sano), decide di consegnarli entrambi ai Romani, seppur in circostanze diverse, ergo certamente una persona senza troppi scrupoli.
Ma per esempio sappiamo dalle fonti che in un primo momento, dopo Teutoburgo, è proprio Segeste a mettere in catene Arminio, solo per trovarsi poi nella situazione esattamente opposta ed esserne assediato – sarà Germanico a trarlo fuori d’impaccio.
Il fatto che venga fatto ammazzare da Tiberio, però, non sta né in cielo né in terra. Utile tassello nel controllo, anche indiretto, della Germania, secondo Strabone nel 17 è addirittura a Roma, ad assistere al trionfo di Germanico nel quale verranno esibiti, a mo’ di trofei, proprio i suoi figli Segimundo e Thusnelda.
Forse l’unico rapporto che ha un briciolo di base storica è quello tra Tiberio e Germanico. Il secondo chiama spesso “padre” il primo, e ciò, anche se non è spiegato, potrebbe essere dovuto al fatto che Germanico è figlio adottivo, nel senso romano del termine di Tiberio (poiché in realtà è il nipote, figlio del defunto fratello Druso).
Vero, o almeno in parte basato sulle fonti, è il rapporto turbolento tra i due, e l’indole completamente differente. Ma se Germanico, pur esasperandone i tratti negativi nella serie, potrebbe avvicinarsi come modo di fare al Germanico storico che conosciamo (irruento, non di rado duro e persino crudele con i vinti, amatissimo dai soldati), decisamente più stravolta ne esce la figura di Tiberio.

Tiberio, Marbod, Flavo. Tre personaggi maltrattati
Di tutta la pletora di personaggi e situazioni storiche che “Barbarians” decide di trattare a modo suo, ci sono sicuramente tre dei personaggi principali: Tiberio, Marbod e Flavo.
Tiberio certamente è, come storicamente sappiamo, un più freddo calcolatore rispetto al fratello Druso e al nipote/figlio adottivo Germanico.
Ma nella serie sembra mancare totalmente una dimensione che forse più di altre lo ha contraddistinto nel corso della sua vita, anche se spesso è trascurata: quella militare.
Tiberio è uno dei pochi comandanti invitti della Storia romana, e più che badare al proprio tornaconto e al non scatenare guerre, Tiberio si è sempre preoccupato di mettere al riparo i proprio soldati da rischi inutili, specie dopo il disastro di Teutoburgo (al contrario del vergognoso finale di battaglia dell’ultima puntata), e soprattutto non si è mai fatto scrupoli nel pensare a distruggere e annichilire i propri nemici con le armi – tanto che una delle sue manovre preferite consiste nello schiacciare i nemici tra due eserciti, usati come una tenaglia.
Totalmente fuori da ogni realtà storica è poi il rapporto tra Tiberio e Marbod/Maroboduo, quest’ultimo volente la pace e, secondo la serie, partner commerciale dei Romani, con i quali non ha mai avuto un conflitto.
…certo, se non fosse che nel 6 d.C. Tiberio era sul procinto di schiacciare militarmente proprio Marbod e i Marcomanni, in un’operazione impedita solo dallo scoppio della rivolta dalmato-pannonica.
Non esattamente quelli che si possono definire “ottimi rapporti”.
Leggi anche Bellum Batonianum: la rivolta dalmato-pannonica (6-9 d.C.)
Uno dei personaggi forse più maltrattati di tutta questa seconda stagione di “Barbari”, a mio avviso, è proprio Marbod.
Ora, ci sono dei tratti veri, almeno da quanto ci dicono le fonti classiche. Per esempio, in giovane età Strabone ci conferma che Marbod ha trascorso parte della sua vita a Roma, godendo anche del favore di Augusto.
Ma, se anche diamo per vero che Flavo e Arminio siano stati a Roma in giovinezza (possibilità, a guardare bene, non così probabile), non è pensabile che abbiano conosciuto Marbod quando erano adolescenti, cosa che farebbe supporre la storia amorosa inventata dagli sceneggiatori tra Marbod e Flavo: infatti il futuro re dei Marcomanni, e uno dei probabili ispiratori di Arminio in quanto effettivo capo di una federazione di più popoli, lascia Roma tra il 10 e il 9 a.C.
All’epoca, Arminio è solo un bambino. Difficile poi che Marbod sia stato ostaggio di riguardo a Roma (e nella serie, tutti questi ostaggi “di riguardo” vengono sempre pestati male dai Romani in gioventù…), poiché Strabone non fornisce dettagli e ci dice che, prima di ascendere al trono, era stato solo un “privato cittadino”.
Sarebbe coerente con la realtà anche il fatto che Marbod, una volta preso il comando di Marcomanni e altre tribù, guida una migrazione verso est, per uscire dalla sfera di ingerenza romana e allontanare il rischio di un’invasione da parte dell’impero, oltre che per poter creare un suo regno potente senza interferenze da parte di Roma – il suo regno, al contrario di come mostrato nella serie, è percepito da Augusto come una minaccia concreta ai confini.

Ora, al di là delle verità storiche pescate qua e là e che ogni tanto emergono dal personaggio di Marbod della serie…ma che caspita ci azzecca col Reno? Perché c’è un thing per eleggerlo “re dei Germani” (brrr)? E soprattutto, ma come viene in mente di farlo alleare con Arminio?
Perché, certo, è vero che Arminio ha cercato la sua alleanza, inviandogli la testa di Varo. Ma Marbod si è sempre rifiutato di accettare, mantenendosi neutrale (atteggiamento che sconterà con Tiberio) e anzi, inviando a Roma la testa di Varo in segno di rispetto, rimarcando la sua distanza col ribelle cherusco.
Marbod è effettivamente uno dei maggiori “competitor” di Arminio, che dopo Idistaviso gli muoverà guerra, ma il re dei Marcomanni temo che la Germania renana non l’abbia mai vista nemmeno col binocolo.
Mischiata ad alcuni dettagli verosimili, in parte pescati dalle fonti, il personaggio di Marbod ne esce, alla fine della faccenda, pesantemente stravolto.
Così come stravolto e senza senso è il ritratto e la vicenda di Flavo. Se pur è vero che di lui non sappiamo praticamente niente, nella serie è un personaggio fastidioso, che serve a poco e nulla, buono solamente a rimediare figuracce su figuracce…e che soprattutto muore, in un modo assurdo, molto in anticipo sui tempi.
Se Flavo muore insensatamente come nella serie, vuol dire che non parteciperà ad Idistaviso – dove in realtà avviene dopo anni, secondo Tacito, la prima “riunione” con Arminio. Inoltre, l’orientamento sessuale scelto per lui nella serie implica non avrà mai una moglie e, soprattutto, che non avrà un figlio di nome Italico, che in futuro da Claudio sarà inviato, su loro richiesta, a fare da re ai Cherusci.
Con Flavo, forse più che con Marbod, le fonti e la Storia sono state biecamente prese, buttate nel WC ed è stato tirato lo sciacquone.
Ricostruzione materiale (quasi sempre) scadente e combattimenti al limite del ridicolo
Nel parlare del disastro che è la seconda stagione di “Barbari”, non si può tralasciare l’aspetto della ricostruzione materiale: forse uno dei maggiori scadimenti di tutta la serie.
A ben guardare, alcune cose si ripetono già dalla prima stagione: staffe ovunque sulle selle (ma almeno la prima stagione, a parte qualche inquadratura, mi sembra facesse qualche tentativo di non mostrarle), e i Germani che si vestono tutti dello stesso colore a seconda della popolazione, nemmeno fossero squadre di calcetto. Impossibile infatti non notare i Cherusci tutti vestiti di blu, e i Marcomanni tutti in rosso (avranno preso ispirazione da Romulus, chissà…).
Ma qui il livello è grandemente peggiorato: le armature a metà strada tra Braveheart, Vikings e Spartacus indossate da Arminio, Marbod e altri, oltre ad armi e altri equipaggiamenti inventati di sana pianta, sono un pugno in un occhio che è davvero difficile non notare.
In più, nell’abbigliamento dei Germani si sono di nuovo moltiplicate le pellicce – che si sa, fanno più “barbaro”.

Una delle poche note positive alla vista, almeno in buona percentuale, sono i Romani. L’accampamento è spettacolare, uno dei più belli che si siano visti su schermo. Nella maggior parte dei casi, i loro equipaggiamenti sono una gioia per gli occhi: addirittura vediamo inclusa la lorica segmentata tipo Kalkriese scoperta più di recente. I cavalieri, poi, hanno un equipaggiamento splendido (tolta una pecca di cui parleremo subito, e nonostante il fatto che dovrebbero essere ausiliari non Romani).
Ora, le pecche non mancano. Quelli che dovrebbero essere arcieri ausiliari orientali, presumibilmente cretesi o siriani, indossano tutti l’elmo Montefortino, un elmo obsoleto per l’epoca, almeno nella forma presentata (ve n’è sì un esemplare di periodo augusteo, ma è un unicum).
In più i legionari indossano in gran numero un elmo sì giusto nelle forme, il tipo Coolus, ma che nella serie sembra di ferro (o meglio, di latta). Nella realtà, si trattava di un tipo di elmo realizzato in bronzo.
Questa almeno parziale correttezza dell’equipaggiamento romano, è totalmente mandata a farsi benedire da come i legionari combattono.
Soldati quasi sempre senza scudi, sia cavalieri che fanti (!), addirittura anche negli addestramenti. Le poche volte che sono usati correttamente, sono inutili. Una formazione ordinata nemmeno a pagarla. L’attacco al thing con le frecce ridicolo: ogni salva chiamata dal comandante, e la spedizione respinta da un uomo solo (che poi ci credo, se ci andate in quattro gatti…).
L’attacco al forte, poi, è vergognoso tanto quanto la rappresentazione di Teutoburgo della prima stagione.
Se lo stratagemma di attirare l’attenzione del nemico da un lato solo è storicamente attestata, ed è stata usata anche dai Romani di Mario in Africa già in età repubblicana, non esiste che le forze rimaste dalla parte opposta nemmeno guardino di fuori (tra l’altro, come mi faceva notare qualcuno: entrare in questi accampamenti romani sembra una cosa facilissima…) e si facciano sorprendere in modo così stupido. Negli esempi storici, infatti, la fortezza attaccata dai Romani era palesemente attaccabile da un lato solo, facendo per forza di cose convergere tutti nella stessa direzione.
Tutto il contrario del forte in campo aperto della serie.
Inoltre, il fatto che i Germani riescano a prendere così facilmente il forte va totalmente contro le fonti.
Infatti, subito dopo Teutoburgo un esercito guidato probabilmente da Arminio in persona sarà incapace di prendere d’assalto il castrum di Aliso, difeso da Lucio Cedicio, il quale riuscirà addirittura a far evacuare le sue truppe e i civili.
Leggi anche Lucio Cedicio, eroe oltre il Reno

Conclusioni: una delusione su tutta la linea
Avrei potuto parlare di molto altro ancora, ma preferisco chiudere qui. Dopo le buone, seppur imperfette, premesse della prima stagione, la serie “Barbari” scade completamente con questa seconda.
Sembra diventata il cugino di Vikings, ed effettivamente lo è.
Da un prodotto di intrattenimento, di fiction storica che riusciva a reggersi degnamente in piedi, “Barbari” diventa niente meno che l’ennesimo prodotto fatto male, scritto peggio, che sarebbe stato meglio classificare come fantasy (detto con tutto il rispetto, essendo un genere che adoro).
Un’enorme occasione sprecata per fare davvero un buon lavoro.
Credo ci sarà sicuramente una terza stagione, ma non credo la vedrò. Se lo farò, sarà solo per poterne parlare con voi e spiegarvi, temo di nuovo, quali castronerie saranno state fatte.
Nel chiudere, non posso che consigliarvi almeno un libro che è un faro per lo studio e la comprensione di questo periodo storico, e che magari gli sceneggiatori avrebbero dovuto leggere: “Il nemico indomabile“, del prof. Umberto Roberto.