“Ottomila morti”. L’esercito dell’esarca Isacio allo Scultenna (643)

In un precedente articolo, ho affermato che gli “ottomila uomini” lasciati sul campo dai Romani alla battaglia dello Scultenna del 643, riportati da Paolo Diacono (a sua volta, che riprende dall’Origo Gentis Langobardorum), sono semplicemente esagerati.

Qualcuno però crede di no.
La mia affermazione darebbe un’immagine falsata dell’Italia dell’epoca e, peggio ancora, vorrebbe solo screditare una fonte.

Tuttavia, la mia è un’affermazione basata proprio sulle fonti (con buona pace di Paolo Diacono).

Partiamo da una fonte preziosissima per stimare gli uomini di stanza a Ravenna: il Liber Pontificalis.

Nel Liber è descritto come, in occasione della ribellione di Ravenna contro Giustiniano II nel 711, vengano mobilitati undici banda, o numeri.

Se alcuni di questi banda sono probabilmente di recente formazione, altri li ritroviamo addirittura già dalla fine del VI sec.

Diamo per buono che l’esarca Isacio abbia potuto mettere in campo almeno undici numeri.

Questo ci riporta un numero che oscilla tra i 3300 e i 5500 uomini.
Sappiamo infatti che i numeri erano composti da 300-500 uomini. 500 uomini tuttavia sono da considerarsi un numerus con organico sopranumerario, e soprattutto molto più tipico del periodo giustinianeo.

Già il successivo Strategikon di Maurizio indica numeri solo da 300-400 uomini, ed è possibile, come suggeriscono molti studiosi, che il numero più basso possa abbassarsi a 200 uomini.
La forbice dell’ipotetico esercito ravennate si abbasserebbe a 2200-4400 uomini…ben al di sotto degli 8000 di Paolo Diacono.

Sommando i banda elencati nel Liber Pontificalis ad altri attestati nei secoli precedenti, arriveremmo a un totale di quindici banda.
Una forbice quindi di 3000-6000 uomini (7500, se volessimo proprio considerare tutti i numeri a più che pieno organico).

Sempre ben al di sotto degli 8000 di Paolo Diacono.

Poniamo anche il caso che Isacio abbia richiamato truppe da località limitrofe, magari sguarnendo altre città.
Questo mettendo in conto che, come indicano altre fonti dirette (es. Gregorio Magno), anche città importanti come Roma fossero a volte presidiate da soli uno o due banda.

Poniamo anche il caso che a Ravenna siano confluite unità evacuate dalle aree occupate dai Longobardi e che fossero già disponibili per combattere Rotari allo Scultenna.

Nel più ottimista dei casi, quindi, poniamo che Isacio sia riuscito a mettere insieme il doppio delle possibili truppe presenti a Ravenna – 30 banda.

La forbice è molto ampia: 6000-12.500 uomini, con un picco di 15.000 nell’improbabile caso che tutti i numeri fossero a organico più che pieno.

“Ecco, 15.000 uomini! Allora gli 8000 morti sono realistici”

No, probabilmente non lo sarebbero comunque.

Le battaglie più sanguinose del VI-VII secolo infatti non hanno mai una cifra di morti che arrivi a oltre il 50% dei soldati messi in campo, figuriamoci superarla.

Inoltre, ricordiamo che Rotari non arriva a conquistare Ravenna.
Segno probabile che l’esercito esarcale non possa essere stato distrutto o quasi.

Da dove spuntano allora gli 8000 uomini di Paolo Diacono?

Difficile dirlo con certezza.
Io, personalmente, azzardo un’ipotesi.

Non credo sia improbabile che 8000, viste le cifre che abbiamo ipotizzato, fossero proprio i soldati a disposizione di Isacio quel giorno del 643.

Illustrazione di Giorgio Albertini

Letture consigliate (clicca i link qui sotto per acquistare la tua copia del libro)

Bertolini O. 2017, Riflessioni storiche sulla battaglia dello Scultenna (643)

Ravegnani G. 2011, Gli esarchi d’Italia

Paolo Diacono, Historia Langobardorum


3 thoughts on ““Ottomila morti”. L’esercito dell’esarca Isacio allo Scultenna (643)

    1. Ottomila, come tetto massimo, alla luce di altre fonti mi sembra un numero ancora ragionevole per l’esercito di Isacio (che avrà radunato presumibilmente tutti gli uomini disponibili, e non la sola guarnigione ravennate).

      Purtroppo dobbiamo anche riconoscere l’enorme limite nello stabilire, in generale, gli accadimenti (e i numeri) dell’Italia del periodo, per la quale fonti sono davvero scarne.

      Tutto ciò che possiamo fare sono delle stime più o meno ragionate.

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