Clave, mazze, lance pesanti. Le truppe anti-clibanario dell’impero romano

Sin dalle sue prime importanti campagne in oriente, Roma ha avuto a che fare con i clibanari, cavalieri pesantemente corazzati anche i cui cavalli sono dotati di armatura.

Di solito presenti in numero ridotto sui campi di battaglia, spesso risultano un elemento di impatto, sia militare sia psicologico, molto difficile da contrastare.

A partire dal III sec., e soprattutto nellla tarda antichità, i clibanari entreranno a far parte delle truppe schierate anche da Roma, ma ciò non significa che non costituiscano un problema quando utilizzate dai nemici.

I Romani avvertono un problema contro le cavallerie pesanti orientali già nel II sec. d.C., quando l’autore Giulio Africano depreca la scarsa efficacia delle salve di pila contro questi “carri armati” dell’antichità, e suggerendo piuttosto l’utilizzo di lance da urto da parte dei legionari.

Tuttavia, contro armature pesanti e coprenti sia per gli uomini che per i cavalli, spesso costituite da lamine metalliche, da protezioni a segmenti per gli arti per il cavaliere e l’uso addirittura di elmi con maschere metalliche, anche i Romani si rendono ovviamente conto che armi da taglio e da penetrazione hanno un’efficacia limitata.

Si assiste per cui all’uso sempre più diffuso di armi contundenti, quali mazze e clave, che possono ammaccare le armature e, soprattutto, la carne e le ossa che queste proteggono.

Truppe anticlibanario in azione durante la battaglia di Torino (312). Immagine di Sean O’ Brogain

Un primo possibile contingente specializzato per questo compito è la cosiddetta “cohors spartana” di Caracalla. Diverse steli dalla Laconia, appartenenti a uomini provenienti proprio da questa regione che hanno partecipato alla sua campagna contro i Parti del 215-217, brandiscono una clava.

[Leggi anche Gli Spartani di Caracalla. La “Cohors Spartana”]

Anche se il richiamo simbolico a Eracle è evidente, e pur essendo abbastanza certi che questi uomini abbiano anche avuto funzioni paramilitari e di polizia in Laconia, una delle ipotesi più accreditate è che la mazza rappresentata sia un’arma atta proprio all’uso contro i clibanari orientali.

L’uso di mazze contro i clibanari è poi attestato in modo molto chiaro nel IV sec. d.C., in almeno due occasioni.

Nella battaglia di Torino del 312, truppe armate di mazza dell’esercito di Costantino hanno ragione dei clibanari di Massenzio, mentre nel 344 lo stesso tipo di truppa specializzata affronta i clibanari sasanidi a Singara, al comando di Costanzo II.

Nei secoli successivi, questo tipo di figura specializzata sembra sparire, ma il problema di affrontare clibanari e in generale cavallerie corazzate rimane.

Solo con il X secolo, tuttavia, sembra tornare in auge come soluzione l’impiego di truppe altamente specializzate, ma di tutt’altra natura.
Invece che di mazze, infatti, i 𝘮𝘦𝘯𝘢𝘷𝘭𝘢𝘵𝘰𝘪 del X-XI secolo sono equipaggiati con lance spesse e pesanti, dotate di una lunga punta metallica.

Letture consigliate

Ammiano Marcellino, Storie

E. McGeer 2008, Sowing the Dragon’s Teeth

Panegirici latini


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