Il nome dei Campi Catalaunici, presso l’odierna Chalons-en-Champagne, è legato in modo ormai indelebile alla celebre battaglia del 451 tra Ezio e Attila.
Tuttavia, poco meno di due secoli prima, vi ebbe luogo un’altra grande battaglia, cruciale per la Storia romana e di uno dei suoi periodi più tormentati, il III sec. d.C.
Dopo aver eliminato la minaccia di Zenobia e aver riunito l’Oriente all’impero e dopo aver inaugurato un’importante riforma monetaria, l’imperatore Aureliano, noto anche come 𝘮𝘢𝘯𝘶 𝘢𝘥 𝘧𝘦𝘳𝘳𝘶𝘮 (“mano alla spada”), nel 274 è pronto per riportare sotto la legittima egida imperiale anche quanto resta dell’Impero delle Gallie – che ora comprende Gallia e Britannia.
La situazione in Gallia è favorevole a una campagna: l’imperatore Tetrico, elevato dalle truppe nel 271, nel 273 ha permesso ai suoi soldati di saccheggiare la sua stessa capitale, Treviri, poiché aveva sostenuto il ribelle Faustino.
Inoltre, nonostante forse possa schierare un esercito più numeroso di quello che Aureliano porterà in Gallia, Tetrico sa che le sue truppe non potranno realisticamente sostenere l’urto dei veterani del suo nemico.
Molti ufficiali sono pronti ad abbandonarlo, e la sua autorità e posizione legate a un filo.
Aureliano entra in Gallia dal passo del Piccolo San Bernardo, al comando di una forza la cui entità non ci è nota, e avanza verso nord, verso la valle della Mosella.
Presso Chalons (𝘢𝘱𝘶𝘥 𝘊𝘢𝘵𝘢𝘭𝘢𝘶𝘯𝘰𝘴), gli eserciti di Aureliano e di Tetrico si affrontano in battaglia…forse.
Come spesso accade per gli eventi del III secolo, non solo non abbiamo descrizioni dettagliate degli avvenimenti, ma abbiamo anche versioni totalmente discordanti riguardo all’accaduto.
La versione più semplice (e forse veritiera) vede svolgersi una regolare battaglia, nella quale le forze di Aureliano piegano e massacrano quelle di Tetrico che, nel mezzo dello scontro, viene catturato insieme al figlio.

Un’altra versione, molto più suggestiva, racconta che Tetrico, consapevole della sconfitta inevitabile e temendo di essere assassinato dai suoi legionari, avrebbe inviato in segreto un messaggio ad Aureliano, con un verso di Virgilio: “𝘌𝘳𝘪𝘱𝘦 𝘮𝘦 𝘩𝘪𝘴, 𝘪𝘯𝘷𝘪𝘤𝘵𝘦, 𝘮𝘢𝘭𝘪𝘴” (“Liberami da questi mali, oh invitto”).
Con questo messaggio, avrebbe concordato preventivamente la sua resa.
Dopo aver schierato le sue legioni, Tetrico si sarebbe quindi fatto avanti e si sarebbe spontaneamente consegnato ad Aureliano, che lo risparmierà.
Se è vero che Tetrico sopravvive (stando alle fonti, dopo essere stato esibito in trionfo a Roma avrà un ruolo amministrativo come 𝘤𝘰𝘳𝘳𝘦𝘤𝘵𝘰𝘳 𝘓𝘶𝘤𝘢𝘯𝘪𝘢𝘦), cosa davvero insolita per un imperatore o usurpatore del III secolo, la storia della battaglia non avvenuta, forse fomentata dalla propaganda di Aureliano, ha alcuni punti deboli.
Se da una parte vi è senz’altro la necessità di risparmiare e recuperare più uomini possibili per difendere le frontiere, e quindi la resa di Tetrico avrebbe senso, dall’altra dobbiamo tenere in considerazione che proprio dopo la battaglia del 274 si intensificano le incursioni lungo il Reno.
Nel 274-275, prima di partire per l’Oriente, Aureliano in persona deve intervenire contro una nuova incursione di Germani.
Alla fine del 275, la Gallia è invasa dai Franchi, e solo nel 277 l’imperatore Probo è in grado di rispondere all’invasione.
Un probabile segno che, dopo una sanguinosa battaglia ai Campi Catalaunici, l’esercito romano delle Gallie è troppo deteriorato per poter porre un efficace freno ai barbari.
Come in altri casi, la versione più semplice, seppur con le conseguenze più nefaste, è molto probabilmente la più veritiera.
Dopo aver sconfitto in battaglia Tetrico, e avendo così riportato anche la Gallia sotto il legittimo potere imperiale, riunificando un impero romano a pezzi, ad Aureliano viene elargito il titolo per il quale è ricordato ancora oggi: 𝘙𝘦𝘴𝘵𝘪𝘵𝘶𝘵𝘰𝘳 𝘖𝘳𝘣𝘪𝘴.
Lettura consigliata (clicca sul link per acquistare)
M. Cappelli 2021, Per un pugno di barbari