La morte di Gallieno (268). Congiura o ferita di guerra?

Per chi si interessa di Storia romana durante il III sec. d.C., la morte violenta di un imperatore romano non suonerà certo come una novità o una notizia sconvolgente.

Durante il periodo della cosiddetta “anarchia militare”, un periodo di circa cinquant’anni dal 235 al 284, si alternano sul trono imperiale più di venti imperatori, e un numero ancora più alto di usurpatori che tentano di rivendicare la porpora.

Anche se la maggior parte di questi imperatori e usurpatori dura pochi anni, quando non mesi, ci sono esempi di regnanti che riescono a durare sul trono anche molti anni, riuscendo spesso a dare la svolta necessaria all’impero romano perché sopravviva a una delle crisi più tragiche della sua Storia.

Uno di questi imperatori è Gallieno, ucciso dopo ben quindici anni di regno (sette insieme al padre, otto da solo): una cifra che solo Diocleziano e i primi Tetrarchi, tra i regnanti del III sec., riusciranno a superare.

Nonostante gli storici moderni abbiano rivalutato molto l’operato del governo di Gallieno, dando il giusto credito alle riforme operate dall’imperatore (particolarmente quelle in materia militare), alla fine degli anni ’60 del III sec. quest’ultimo non è molto amato, tanto da scatenare aperte ribellioni tra i suoi ufficiali, la maggior parte dei quali lo vuole morto.

Uno di questi è Aureolo, un comandante di cavalleria, lasciato da Gallieno stesso a presidiare Milano.
Sconfitto in campo aperto dall’imperatore, Aureolo si rifugia a Milano, sperando nell’aiuto di Postumo, imperatore delle Gallie.

Gallieno, non intenzionato a farla passare liscia al traditore, assedia Milano.
Durante l’assedio, l’imperatore resta ucciso in circostanze poco chiare.

Illustrazione di Igor Dzis

La maggior parte delle fonti, in linea con il sentimento di odio che viene raccontato, è d’accordo nel parlare di una congiura, i cui ideatori non sono del tutto chiari.
Tra i nomi che emergono dalle fonti, il prefetto del pretorio Aurelio Eracliano, l’ufficiale Marciano e i due futuri imperatori Claudio (il futuro Claudio il Gotico) e Aureliano.

La versione più nota dell’assassinio di Gallieno è quella tramandata dalla Historia Augusta.
L’imperatore sarebbe stato avvicinato dal comandante della cavalleria dalmata, Ceronio o Cecropio, mentre è intento a pranzare, con la notizia che Aureolo sta attaccando con tutte le sue forze.

Gallieno sarebbe balzato in piedi e uscito dalla tenda, montando in sella e comandando alle sue truppe di prepararsi, senza nemmeno mettersi l’armatura. A quel punto Cecropio lo avrebbe colpito a morte.

Se questa versione è quella più nota, e se senz’altro è linea con il clima di odio raccontato nelle fonti, ci sono elementi che impongono cautela nel prendere questa versione come senz’altro vera.

Uno su tutti, la fonte da cui poi derivano anche quelle successive (es. Zonara e Zosimo), ovvero la Historia Augusta.
Si tratta infatti non solo di un testo quasi senz’altro scritto nel V secolo, ma notoriamente pieno di imprecisioni, anacronismi e invenzioni.

Bisogna inoltre tenere conto che la versione più not e comunemente accettata della morte di Gallieno non è l’unica.
Infatti lo storico di IV secolo Aurelio Vittorie ascrive la morte di Gallieno a un evento molto più casuale, nonché altrettanto realistico: una ferita subita in azione durante l’assedio di Milano.

Del resto, proprio per un altro imperatore del III sec. assistiamo a una situazione simile.
Infatti, usualmente a Gordiano III si attribuisce una morte per congiura, quando quasi certamente anch’egli è morto per ferite riportate in battaglia.

La verità, chiaramente, è difficile che possa mai emergere. Ma, seppur non fosse vera, la versione della congiura non è difficile immaginare perché sia rimasta e sia quella comunemente tramandata fino a noi.

Per quanto così distanti da noi mentalmente e culturalmente, i Romani (e i loro discendenti) erano pur sempre esseri umani.
E come tutti gli esseri umani, non possono che amare e preferire una buona storia scabrosa rispetto a un racconto magari realistico ma, per certi versi, banale.

Anche per questo, quando si approcciano le fonti, bisogna sempre stare molto attenti a come si indaga, si legge e a come viene raccontata la Storia.

Letture consigliate (clicca i link per ordinare la tua copia del libro)

M. Cappelli 2021, Per un pugno di barbari


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