Dopo essere salito al potere ed essere giunto in Tracia nel 379, il nuovo imperatore in Oriente, Teodosio, ha tra le mani un compito a dir poco difficile: ricostituire in fretta un esercito a difesa della Tracia e dell’Illirico, dopo il disastro della battaglia di Adrianopoli del 378.
A dir poco un’impresa, per la quale decide di optare per differenti soluzioni.

[Leggi anche Difesa a tre livelli. La riforma militare di Teodosio.]
Prima di vederle, però, una premessa.
Quando si parla della distruzione dell’esercito romano ad Adrianopoli, abbiamo spesso l’immagine errata del totale annientamento delle legioni romane orientali.
Ciò chiaramente (come tra l’altro vedremo) non corrisponde al vero.
Infatti, ovviamente vi sono numerose truppe romane saldamente presenti nelle province d’Oriente, che dal canto loro non possono certo rimanere sguarnite. Se anche questi soldati venissero mandati in Tracia, impiegherebbero un tempo lunghissimo ad arrivare.
Uno dei veri problemi, piuttosto, è che tra le truppe distrutte ad Adrianopoli vi erano anche numerosi soldati veterani e già esperti – una qualità che non può essere sostituita facilmente e in tempi rapidi.
Oltre ai caduti veterani di Adrianopoli, dobbiamo anche ricordare del resto anche le perdite dell’esercito di Tracia nei precedenti due anni di guerra.
[Leggi anche La battaglia dei Salici (377 d.C.)]
Per ovviare alla mancanza di soldati immediatamente disponibili, come dicevamo, Teodosio opta per diversi approcci – a parlarcene è soprattutto lo storico di VI secolo Zosimo.
In prima battuta, dopo aver raccolto le poche truppe romane regolari a disposizione nella provincia e dopo aver indetto una leva straordinaria, decide di includere nel suo esercito le forze a sua più immediata disposizione: i Goti che stanno oltre il Danubio.
Dopo il disastro di Adrianopoli e la guerra ancora in corso, a noi può sembrare assurdo, ma in realtà per molti barbari questa era l’opzione migliore e più allettante, che una vita di guerra con l’impero. In più, la politica di includere genti straniere nell’esercito (che resta uno dei grandi motori della romanizzazione) è rodata da molto tempo.
Questa grande massa di guerrieri Goti che entrano a far parte dell’esercito romano, inquadrati sotto ufficiali romani, è probabilmente testimoniata nelle numerose 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪𝘯𝘢𝘦 dell’esercito in presenza dell’imperatore, nell’apposita sezione della Notitia Dignitatum.
Tuttavia, Teodosio non è un ingenuo, e sa bene che questa politica, vista la situazione estremamente delicata, comporta pericoli da non sottovalutare.
Vista la situazione in atto, per i “Goti di Teodosio”, per quanto non allineati o collegati con il gruppo di Fritigerno (il vincitore di Adrianopoli), sarebbe facile immaginare di poter far leva sulla loro forza e numero per ottenere ciò che vogliono.
Come sintetizza Zosimo: “L’Imperatore però, passati in rassegna questi fuggiaschi, che erano numerosissimi, e già superavano di numero gli altri soldati, rifletté sulla difficoltà di trattenerli, se fossero stati inclini a violare la loro promessa di obbedienza.”
Così, Teodosio applica anche una seconda strategia, per contenere il possibile problema: allontanare parte dei Goti per trasferirli come soldati in altre, lontane province, e sostituirli con le truppe di quegli stessi territori.

In particolare, decide di inviare un gruppo di Goti in una provincia lontanissima dal teatro di operazioni della guerra in corso, ovvero in Egitto, e di far venire tra Tracia e Macedonia parte delle legioni di stanza proprio in quella provincia.
A guidare le truppe romane d’Egitto verso la loro nuova destinazione è Hormisdas, figlio di un omonimo Hormisdas che ha partecipato alla campagna persiana di Giuliano il Filosofo (o l’Apostata) del 363.
Dal nome, Hormisdas è evidentemente di origine persiana.
A dimostrazione dell’efficienza del servizio di comunicazioni ufficiali nel mondo romano, il cursus publicus, non è da escludere che i due contingenti partano circa nello stesso momento – anche se, a parità di tempo, i Romani percorreranno molta più strada.
[Leggi anche “Pony express” romani. Il cursus publicus]
Tuttavia, i due gruppi si comportano in maniera estremamente diversa nei confronti della popolazione civile.
Lo sintetizza bene Zosimo: “[…] gli Egiziani marciavano per le diverse città con grande ordine, e pagavano quello che ricevevano, ma la condotta dei barbari era molto turbolenta, ed essi disponevano di tutto nei vari mercati a loro piacimento.”
Nonostante potrebbe esserci dell’esagerazione nella buona condotta romana, considerando che militari e civili, nel IV secolo, non erano usualmente in buoni rapporti, non vi è motivo di dubitare che la differenza di comportamento si debba far sentire.
Romani e Goti infine incrociano le loro strade a Filadelfia, una città della Lidia, in Anatolia occidentale.
Anche in questo caso, Zosimo sintetizza molto bene la differenza di disciplina tra Romani e Goti: “[…] gli Egiziani erano attenti agli ordini dei loro ufficiali, mentre i barbari, che li superavano di numero, erano incuranti di ogni comando.”

I Goti continuano con le loro prevaricazioni nei confronti dei civili, e ben presto la tensione a Filadelfia sale.
Infatti un Goto ferisce con la sua spada un mercante che sta cercando di farsi pagare la sua merce, e dopo poco ne viene ferito anche un secondo, che era accorso ad aiutarlo.
Le truppe romane dall’Egitto non ci stanno, e cercano di riportare le truppe di Goti all’ordine .
All’inizio, Hormisdas e i suoi cercano di appianare la faccenda a parole, intimando ai barbari di mettere fine a questo tipo di azioni “così vili e ingiuste, vergognose per uomini che vivevano sotto le leggi romane.”
Tuttavia, i barbari non ascoltano né Hormisdas né i loro ufficiali. Superiori in numero, fronteggiano i Romani d’Egitto, convinti di metterli a tacere.
Ma Hormisdas e i suoi non hanno intenzione di farsi mettere i piedi in testa. Avendone avuto abbastanza, i Romani alla fine attaccano i Goti, che si rendono conto del loro fatale errore.
Si accende così una sorta di battaglia, della quale non abbiamo dettagli – difficile capire se possiamo immaginare uno scontro in una piazza, o una sorta di guerriglia urbana.
I Romani d’Egitto uccidono duecento Goti, ne feriscono molti e costringono molti di essi addirittura a rifugiarsi nelle fogne (dove moriranno, ci riferisce Zosimo).

Dopo lo scontro, i due gruppi proseguono poi per le loro strade, verso le loro rispettive destinazioni.
Così Zosimo: “Quando gli Egiziani ebbero così reso più disciplinati i barbari di Filadelfia, continuarono il loro viaggio, e i barbari procedettero verso l’Egitto.”
E, almeno da quanto sappiamo, dopo la batosta di Filadelfia contro le truppe romane, questi Goti non osano più comportarsi come fatto fino a quel momento.
Ora inizia davvero, per loro, la vita nell’esercito romano.
Fonti
Zosimo, Storia Nuova

One thought on “Disciplina romana. Scontro tra Romani e Goti a Filadelfia (379 d.C.)”