Quando parliamo di eserciti romani della tarda antichità, spesso l’immagine che si forma nella testa della maggior parte di noi è piuttosto fumosa o, al pari degli eserciti del periodo del Principato, stereotipata.
Riassumere, in modo esaustivo, la questione in unico articolo è ovviamente impossibile. Questo sia perché la tarda antichità nella sua interezza è un periodo molto lungo (IV-VII sec.) e denso di cambiamenti importanti in campo militare, sia perché ogni singolo secolo di quest’epoca vede delle mutazioni notevoli al suo interno.
In questo articolo ci concentreremo per cui sul IV secolo, e più in particolare sugli eserciti della pars Orientis dell’ultimo quarto del IV secolo: gli eserciti di Teodosio.
Un articolo in collaborazione con Numerus Italorum, associazione di rievocazione storica tardo antica della quale sono socio fondatore e che per il IV secolo è specializzata proprio nel periodo di Teodosio – ma ne riparliamo più avanti nell’articolo.
Ricostruire un esercito. Le perdite di Adrianopoli e della guerra gotica fino al 378.
Quando Teodosio nel 379 viene nominato imperatore da Graziano, Augusto sull’Occidente, la situazione che si ritrova ad affrontare è a dir poco complicata.
Il nuovo imperatore è infatti chiamato a ricostruire (e a ripensare) un esercito e a sconfiggere i Goti – termine che dobbiamo sempre ricordare quanto sia “vasto” e che comprende diverse componenti, quali Visi e Tervingi, per citare i due gruppi più noti – che ancora dilagano in Tracia dopo la vittoria ad Adrianopoli del 378.
Abbiamo parlato in precedenti articoli delle riforme messe in atto da Teodosio per rendere più efficiente la macchina militare romana. Vediamo qui invece nel dettaglio chi sono i soldati che compongono i suoi eserciti.
[Leggi anche Difesa a tre livelli. La riforma militare di Teodosio.]
[Leggi anche Magister militum. Nascita, evoluzione e trasformazione di una carica militare (IV-VII sec.)]
Partiamo da quello che è uno sguardo di insieme…ma prima, una necessaria premessa.
In modo a volte anche troppo sensazionalistico, si dice che il 9 agosto 378, ad Adrianopoli, è distrutto l’esercito romano d’Oriente.
Ciò è una semplificazione e non corrisponde al vero, naturalmente: l’esercito romano della pars Orientis conta nel suo complesso tra i 200.000 e i 300.000 uomini (suddivisi tra truppe confinarie, i limitanei, e quelle degli eserciti provinciali campali, i comitatenses), ergo nella massima parte è ancora intatto.
I forse 30.000 uomini dell’esercito di Valente, radunati quasi certamente da diverse province tra le truppe comitatenses, non sono rimasti tutti sul campo, e alcuni trovano riparo proprio ad Adrianopoli, dove parteciperanno alla difesa della città.
[Leggi anche L’assedio di Adrianopoli (378). “Non fare guerra alle mura”]
Tuttavia, le perdite romane ad Adrianopoli sono spaventose – si stimano tra i 15.000 e i 20.000 soldati -, e a queste vanno aggiunti i soldati rimasti dell’esercito di Tracia, che si sono scontrati con i Goti a più riprese tra 376 e 378, più alcuni reparti di truppe dall’oriente che Valente manda a combattere in Tracia, prima di marciare lui stesso verso Adrianopoli e verso il suo destino.
Possiamo forse stimare un “ammanco” totale di circa 30-40.000 uomini, con tutte le cautele del caso nel fare queste considerazioni. Teodosio deve soprattutto concentrare le nuove truppe che dovrà levare tra Tracia e Mesia, nonché per creare un esercito a diretta disposizione dell’imperatore e per rimpinguare le perdite di truppe provenienti dalle province orientali.
Fatta questa necessaria premessa, torniamo al nostro sguardo d’insieme.
L’esercito di Teodosio. Un organismo complesso
Le truppe romane che devono andare a ricostituire le forze distrutte dai Goti sono all’inizio, per la maggior parte reclute.
Diventeranno poi truppe affidabili, ma almeno nei primi tempi non riusciranno sempre ad avere la meglio sui Goti, nel corso della guerra gotica (376-382), soprattutto non senza l’aiuto delle truppe occidentali di Graziano.
Una situazione alla quale il tempo pone poi rimedio. Non solo la guerra gotica può essere infine celebrata come una vittoria, seppure certo non “totale”, ma per il breve conflitto con i Greutungi nel 386 e per le campagne del 388 e 394 (le guerre civili contro gli usurpatori Magno Massimo e Flavio Eugenio), infatti, questi soldati sono ormai esperti e vengono da diversi anni di addestramento e prove sul campo.
A fianco dei soldati romani, ci sono poi i Goti.
Con il patto di foedus del 382, i Goti partecipano con i loro numerosi contingenti alle battaglie di Teodosio (e alla battaglia del Frigido del 394, pare, Teodosio mette in prima fila più foederati che può per disfarsi del maggior numero possibile di loro).
Tra i Goti di Teodosio ci sono poi alcune migliaia di soldati che sono confluiti nell’esercito regolare, sia andando a riempire i ranghi di unità di auxilia già esistenti, che andando a formare i nuovi auxilia palatina degli eserciti praesentalis orientali – “in presenza” dell’imperatore, quelli a sua più diretta disposizione.
A completare gli eserciti teodosiani, vi sono poi altri contingenti di foederati e alleati, che sono elencati dalle nostre fonti quando descrivono le truppe di Teodosio alla battaglia del Frigido del settembre del 394.
Come i Goti, sono truppe federate anche i guerrieri unni e alani, che forniscono eccellenti truppe di cavalleria specializzata.
Troviamo anche numerosi alleati, tutti provenienti dalla frontiera orientale: Armeni, Iberici, Colchi.
Vi sono inoltre truppe di Arabi e, anche se sembrerà strano, addirittura qualche contingente inviato dalla Persia, in quel momento in pace con i Romani.
Osservato “dall’alto” questo complesso organismo, vediamo più nel dettaglio le due principali componenti del nuovo esercito di Teodosio: le truppe “nazionali” romane e i nuovi auxilia palatina.
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L’esercito regolare. Le truppe romane
Spesso tendiamo a considerare e valutare Teodosio soprattutto sulla base della sua politica in materia religiosa, associandolo poco al campo bellico.
In realtà, poco più che trentenne quando è chiamato al suo nuovo compito imperiale, Teodosio non è un semplice politico senza esperienza di materie militari – uno dei probabili, vari motivi per cui Graziano lo ha scelto come collega.
Teodosio nel 368 è stato a seguito del padre in Britannia (omonimo del figlio, il cosiddetto “conte Teodosio”) al comando di soldati, mentre nel 374 ha avuto la carica di dux Moesiae.
Sa quindi che per ovviare alla situazione terribile e urgente nella quale si trova, dovrà ricorrere a misure straordinarie.
Posta la sua prima base a Tessalonica (entrerà a Costantinopoli per la prima volta solo nel 380), Teodosio indice una leva straordinaria per rimpiazzare i caduti della battaglia di Adrianopoli, arrivando a reclutare anche contadini, minatori e guerrieri barbari da oltre il Danubio, Goti compresi (anche se specie questi ultimi sono a volte molto difficili da gestire, in questa prima fase).
Inasprisce di molto anche le punizioni e la legislazione contro chi non provvederà reclute o contro chi non si arruola.
Basti pensare che certi coloni, per essere esentati dal servizio, si menomano fisicamente, a volte amputandosi un pollice.
Per Teodosio, nessun problema: invece che una recluta menomata, ordina che nel caso se ne mandino due.
L’imperatore però sa che non potrà affidarsi solo a reclute, se vuole un esercito in grado di battersi in tempi brevi. Ha bisogno di veterani.
A questo scopo, fa scambiare alcune delle truppe presenti in Tracia, in particolare le sue prime truppe di Goti, con soldati più esperti e disciplinati provenienti dall’Egitto.
Questi ultimi sono molto intransigenti con i barbari provenienti dalla Tracia, quando i due contingenti si incontrano in Lidia – sono costretti a riportarli all’ordine, con successo, con la forza.
[Leggi anche Disciplina romana. Scontro tra Romani e Goti a Filadelfia (379 d.C.)]
I nuovi soldati, intanto, vengono addestrati e preparati alla loro nuova vita. La preparazione delle nuove truppe viene così sintetizzata dallo storico Giordane, circa un secolo e mezzo dopo:
“la disciplina militare fu presto ripristinata ad alto livello, e i Goti, percependo che la codardia e l’inazione dei precedenti principi era terminata, divennero timorosi, perché l’Imperatore era celebre per la sua acutezza e discrezione: con il comando fermo e la sua generosità e gentilezza incoraggiò un esercito ormai demoralizzato ad atti di coraggio, e quando i soldati […] ottennero nuova confidenza, cercarono di attaccare i Goti e scacciarli dalle frontiere della Tracia”.
La guerra contro i Goti che si conclude con il foedus del 382 vede soprattutto azioni di guerriglia e ben poche vere battaglie.
Una delle poche grandi battaglie, quella di Tessalonica del 380, non siamo sicuri nemmeno se sia stata una vittoria o una sconfitta (o se sia mai avvenuta), ne parleremo in un futuro articolo. Da quanto emerge dalla maggioranza delle fonti, le truppe di Teodosio si comportano bene, ma sia l’imperatore in Oriente che il collega Graziano sono consapevoli che eliminare del tutto i Goti o costringerli alle “solite” condizioni è ormai impossibile.
Quando arriva il momento dello scontro con i Greutungi nel 386 e delle campagne militari contro gli usurpatori in Occidente, le truppe reclutate in questi difficili giorni sono ormai soldati esperti, come prova anche la vittoria del 388 su Magno Massimo.
Tra queste truppe, come soldati regolari e come foederati, vi sono poi, come accennato, anche innumerevoli Goti…ma chi sono, quindi, i “Goti di Teodosio”?
I Goti di Teodosio. I foederati e i nuovi auxilia palatina
Schermaglie, guerriglia e battaglie tra i Goti e l’esercito in costruzione di Teodosio, spesso inconcludenti, si protraggono fino al 381.
Entrambe le parti sanno, alla lunga, di non poter vincere: i Romani non possono eliminare i Goti in tempi brevi, e questi ultimi non possono certo sperare in una seconda Adrianopoli.
Spinto anche dalle divisioni interne al suo popolo, il leader goto Atanarico si reca infine nel 381 a Costantinopoli (dove è accolto con tutti gli onori), per proporre a Teodosio non solo la pace, ma addirittura un’alleanza.
L’imperatore, che di quella guerra non vuole più saperne nulla e che ha bisogno di soldati, accetta.
Oltre finalmente a pacificare la situazione, Teodosio riesce anche a vincere la stima dei Goti. Quando Atanarico muore per cause naturali, pochi mesi dopo il suo arrivo nella capitale, Teodosio gli tributa un funerale e onori degni di un grande re – cosa che impressiona favorevolmente tutti i Goti.
Nel 382 è così siglato un 𝘧𝘰𝘦𝘥𝘶𝘴 che permette ai Goti di installarsi entro i confini dell’impero, formalmente sotto l’imperatore ma di fatto indipendenti o quasi.
Unico, vero obbligo: fornire all’imperatore guerrieri alleati (𝘧𝘰𝘦𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘪), che combatteranno sotto capi goti.
Ma non tutti i Goti prendono questa via.
Seguendo quanto fatto da quei Goti che si erano arruolati da oltre il Danubio o che avevano disertato per l’impero negli anni precedenti (come quelli riportati all’ordine in Lidia, come accennato sopra), diversi dei guerrieri di Atanarico decidono di arruolarsi direttamente nelle file nell’esercito romano.
Di diversi di questi Goti, dei quali abbiamo accennato in un altro articolo breve in passato, conosciamo “nome e cognome”, poiché ne abbiamo le lapidi funerarie provenienti da Concordia Sagittaria.
[Leggi anche I Goti di Teodosio. Il “sepolcreto delle milizie” di Concordia Sagittaria.]
In questo caso, siamo di fronte a guerrieri che probabilmente partecipano alla battaglia del Frigido del 394 e che poi sono rimasti di stanza in Italia nord orientale, almeno per un certo tempo – a fianco, come vediamo dalle lapidi, di soldati della più diversa provenienza (es. Siria).
La cosa interessante per il nostro discorso è che si tratta di Goti che in molti casi hanno fatto una certa carriera nei ranghi dell’esercito e, soprattutto, che sono stati integrati in unità già esistenti, che possiamo quasi sempre identificare nell’importantissimo documento della Notitia Dignitatum.
Abbiamo per esempio, per menzionarne alcuni, “Flavius Fasta, ducenario del numerus dei Batavi”, “Flavius Fandigildus, protector del numerus degli Armigeri”, “Flavius Andila, centenario [centurione] del numerus dei Bracchiati”, “Flavius Harso, magister primus del numerus degli Heruli Seniores”, “Flavius Marcaridus, tribuno dei soldati degli Iovii iuniores”.
Come detto, si tratta di unità tutte rintracciabili, con un certo grado di sicurezza, nella Notitia Dignitatum: i Batavi Seniores, i Brachiati Seniores e gli Heruli Seniores sono 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪𝘯𝘢 che troviamo sotto il comando del 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘱𝘦𝘥𝘪𝘵𝘶𝘮 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘪𝘴 in Italia. Troviamo inoltre diverse unità di Batavi, tra fanti e cavalieri di 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 e 𝘷𝘦𝘹𝘪𝘭𝘭𝘢𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦𝘴, al comando del 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘦𝘲𝘶𝘪𝘵𝘶𝘮 𝘱𝘦𝘳 𝘎𝘢𝘭𝘭𝘪𝘢𝘴 – e al comando di quest’ultimo troviamo anche gli Iovii iuniores Gallicani.
Più difficile è individuare esattamente gli Armigeri, poiché ricorrono molte unità con questo nome nella Notitia – e particolarmente tra le 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦𝘴 vere e proprie.
Al di là di questi Goti che vengono integrati nelle unità già esistenti dell’esercito, sappiamo però per certo che Teodosio, per inquadrare il grande numero di guerrieri gotici che vengono arruolati nell’esercito regolare (ergo, non le truppe di 𝘧𝘰𝘦𝘥𝘦𝘳𝘢𝘵𝘪), crea un grande numero di nuovi 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪𝘯𝘢.
Questi vengono incorporati nei due nascenti eserciti 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘴𝘦𝘯𝘵𝘢𝘭𝘦𝘴, ovvero a diretta disposizione dell’imperatore, della 𝘱𝘢𝘳𝘴 𝘖𝘳𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪𝘴.
Queste nuove unità, ben quindici, sono tutte ben rintracciabili nella Notitia Dignitatum.
Infatti, come da prassi quando si va a creare un’unità nuova nel periodo tardo antico, a questa si assegna o nominativo etnico (che può diventare col tempo un rimasuglio “vestigiale” dell’origine dell’unità), o un nome dinastico, legato all’imperatore o alla sua famiglia.
Troviamo così i nuovi 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪𝘯𝘢 dei Visi e dei Tervingi, seguiti a ruota da Primi, Secundi, Tertii e Quarti Theodosiani, e dai Felices Theodosiani.
Legate ai nomi dei due figli di Teodosio, Onorio e Arcadio, troviamo i Felices Honoriani iuniores e i Felices Arcadiani iuniores – esistono anche le due rispettive unità di “seniores”, che sono due 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 𝘱𝘢𝘭𝘢𝘵𝘪𝘯𝘢 al comando del 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘶𝘮 𝘱𝘦𝘳 𝘖𝘳𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦𝘮.
Infine, anche se è difficile stabilire se si tratti di un’unità composta da Goti, troviamo anche i Victores.
A fronte di tutte queste unità, che devono essere composte per la stragrande maggioranza da Goti, troviamo altre tre 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 attribuibili a Teodosio, reclutate in seno ad alleati e popolazioni interne all’impero (Hiberi, Felices Theodosiani Isauri e Thraces) e una sola legione comitatense (la Prima Flavia Theodosiana, sotto il 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘶𝘮 𝘱𝘦𝘳 𝘖𝘳𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦𝘮).
Un grande afflusso di nuove reclute, integrate nei ranghi regolari, che vista la situazione economica è forse difficile armare adeguatamente – motivo per cui, secondo teorie recenti, a queste nuove 𝘢𝘶𝘹𝘪𝘭𝘪𝘢 sarebbero forniti elmi ma forse non armature, anche per tagliare momentaneamente le spese in questo frangente così complicato (e da qui verrebbero, come descritto in un precedente articolo, i pedites nudati, ovvero i “fanti senza armatura”, lamentati da Vegezio).
[Leggi anche I “pedites nudati” di Vegezio. Davvero i soldati romani del IV-V sec. non avevano armatura?]
La fine della guerra in Tracia, nonostante nei primissimi anni la convivenza di reclute gote (da non confondere con i foederati) con i soldati romani non sia facile, fa salire di molto il morale del nuovo esercito di Teodosio.
Un esercito che, ora, è finalmente pronto alle sfide che si porranno davanti all’imperatore: in particolare la breve guerra del 386 contro i Greutungi e le campagne contro gli usurpatori occidentali Magno Massimo e Flavio Eugenio del 388 e del 394.
[Leggi anche Danubio rosso sangue. Il massacro dei Goti di Odoteo (386 d.C.)]
Bibliografia essenziale
Fonti
Ammiano Marcellino, Storie
Giordane, Getica
Notitia Dignitatum
Vegezio, Epitoma Rei Militaris
Zosimo, Storia Nuova
Studi
A. Barbero 2005, 9 agosto 378. Il giorno dei barbari
R. Bratož 2019, La battaglia del Frigidus (394 d.C.) nelle ricerche degli ultimi vent’anni, in “Studi e ricerche per il LXXXIX convegno della Deputazione di storia patria per il Friuli” (ed. Silvano Cavazza), pp. 9-60
G. Breccia 2016, Lo scudo di Cristo. Le guerre dell’impero romano d’Oriente
M. Cappelli 2022, Il miglior nemico di Roma
G. Cascarino 2012, L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol. III
G. Cascarino 2012, “L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol IV.”
M. Colombo 2012, La datazione dell”Epitoma rei militaris’ e la genesi dell’esercito tardo romano: la politica militare di Teodosio I, Veg. R. Mil. 1.20.2-5 e Teodosio II“, in “Ancient Society”, 42, pp. 255-292.
A. Frediani 2010, L’ultima battaglia dell’impero romano
P. Heather 2008, La caduta dell’impero romano. Una nuova storia
P. MacGeorge 2003, Late Roman Warlords
M. Rocco 2012, L’esercito romano tardoantico. Persistenze e cesure dai Severi a Teodosio I