Nemici di Roma: Cniva, re dei Goti

Se ti chiedessi di nominare un nemico di Roma nella figura di un condottiero, i nomi famosi si sprecherebbero.

A questa lista, tuttavia, manca sempre una figura che ha fatto tremare l’impero romano: Cniva, re dei Goti.

Purtroppo ben poco sappiamo di questo personaggio.

Cniva, re (o forse condottiero) dei Goti, fa la sua comparsa sul palcoscenico della Storia tra il 249 e il 250.
Al comando di una forza di Sarmati e Goti di forse 20.000 uomini, Cniva attraversa il basso Danubio per invadere e saccheggiare l’impero romano, in quegli anni governato dall’imperatore Decio.

L’esercito di Cniva si muove su più colonne separate, probabile segno di una certa esperienza e e complessità della struttura militare sotto il suo comando.

I primi confronti tra Cniva e i Romani non sembrano così spaventosi per questi ultimi, specie perché i barbari si confermano poco attrezzati per gli assedi.
L’assedio di Marcianopoli da parte di una delle colonne di Cniva è respinto, così come l’assedio di Novae, guidato da Cniva stesso. Qui Cniva sarà respinto dal futuro imperatore Treboniano Gallo.
Ancora, quando Cniva punta a sud verso Nicopoli sull’Istro, viene sconfitto in battaglia da Decio, seppur non in modo decisivo.

L’andazzo dell’invasione, da qui, cambia però radicalmente.

Cniva punta nuovamente a sud, in direzione di Filippopoli. L’imperatore lo insegue, ma questa volta è sconfitto presso Beroea, all’epoca Ulpia Augusta Traiana.
Non sappiamo nulla di questo scontro, se non che la sconfitta è così pesante da costringere Decio a ritirarsi a nord.

Cniva ha finalmente campo libero per saccheggiare la Mesia e la Tracia.
Al contrario di altre città, infine Filippopoli cade e viene saccheggiata – si sospetta, da un frammento di Deuxippo, con l’aiuto di un traditore che avrebbe aperto le porte ai Goti.

Decio si era intanto rimesso in marcia per salvare Filippopoli, ma arriva troppo tardi.

Cniva approfitta anche del solito caos politico nell’impero romano del III secolo per allearsi con Giulio Prisco, un usurpatore che alla Storia ha lasciato ben poco se non il suo nome e un’usurpazione durata pochi mesi.
C’è da dire che la situazione qui è poco chiara, poiché non si sa se Prisco si sia alleato con Cniva in occasione di Filippopoli (e restando ucciso nel saccheggio) o se ciò sia successo dopo.

Illustrazione di Angus McBride. Questa in realtà rappresenta un guerriero alamanno a cavallo tra III e IV secolo, ma trovare immagini relative ai Goti del III secolo si è rivelata almeno per me un’impresa ben più che ardua (oserei dire, al limite dell’impossibile).

Come che sia, saccheggiata la città, Cniva inizia la strada del ritorno con il ricco bottino e gli ostaggi, di cui parecchi di rango senatoriale.

Decio, dopo aver rimesso insieme l’esercito (Deuxippo menziona addirittura 80.000 uomini, ma la cifra è certo da prendere con cautela), è determinato a fermare Cniva.

Nell’estate del 251, lo scontro tra l’esercito romano e i Goti di Cniva si consuma ad Abritto, una località paludosa non lontano dal Danubio.

Una delle peggiori disfatte romane di quegli anni. Cniva ha diviso l’esercito in tre parti, nascondendone una proprio dietro una palude.
Palude nella quale si impantana proprio l’imperatore Decio, dopo una furiosa carica per vendicare la morte del figlio Erennio Etrusco, ucciso da un dardo.
Circondato, Decio è uno dei primi imperatori romani a morire in battaglia. La sconfitta è schiacciante.

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Treboniano Gallo, secondo in comando e presente ad Abritto, è proclamato imperatore dai soldati (prenderà come co-imperatore il secondo figlio di Decio, Ostiliano, nel tentativo di evitare una guerra civile).
Non ha però altra scelta che abbandonare ogni tentativo di rivalsa contro Cniva, e anzi promettendo addirittura un tributo perché smetta di saccheggiare l’impero.

Cniva, vittorioso, torna a casa. Deciso però a non rispettare tale accordo.

In realtà, dalle fonti storiche Cniva sembra scomparire.
Non siamo perciò sicuri che ci sia la sua mano dietro alle incursioni degli anni successivi, specie tra 253 e 260.
Vista la complessità di alcune di queste invasioni (addirittura una via mare fino in Asia Minore, dove il tempio di Artemide a Efeso, una delle Sette Meraviglie del mondo antico, è data alle fiamme), non è però affatto improbabile.

Cniva forse fa la sua ultima comparsa nel 271, però con un altro nome.

Infatti sappiamo che in quell’anno l’imperatore Aureliano con le sue legioni prende la via dei Balcani, attraversa il Danubio e sconfigge, uccidendolo in battaglia, un tale re Cannobaudes, mettendo fine alla minaccia dei Goti.

Se il nome è diverso, l’assonanza e somiglianza non si possono non notare.

Se Cniva e Cannobaudes sono effettivamente la stessa persona, c’è voluto niente meno che il Restitutor Orbis per sconfiggerlo.

Questo da solo dovrebbe far entrare a pieno titolo Cniva nella lista dei grandi nemici di Roma.

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M. Cappelli 2021, Per un pugno di barbari


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