Quando prendiamo in considerazione il V sec. d.C., siamo soliti dire che la capitale imperiale in Occidente venga spostata da Roma a Ravenna, facendo perdere alla prima la sua centralità.
Questa affermazione presa così com’è, tuttavia, è però piuttosto imprecisa.
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In primo luogo, poiché il nostro concetto moderni di “capitale” è solo parzialmente sovrapponibile a quanto avveniva nel mondo romano – in particolare già dal II sec. d.C. in avanti.
L’imperatore infatti si sposta continuamente, e con lui tutto il principale apparato burocratico e della corte.
Si può ben dire che la capitale “effettiva” sia dove risiede l’imperatore di volta in volta.
Inoltre, tolto forse il caso di Massenzio, a Roma già da tempo erano state preferite altre città come sedi imperiali, fisse o temporanee, tra cui Treviri e Milano – Teodosio, per esempio, dopo la battaglia del Frigido del 394 si recherà proprio a Milano, dove morirà pochi mesi dopo.
La corte imperiale si sposta a Ravenna (e non da Roma, ma da Milano) per la prima volta nel 402, con l’imperatore Onorio, in occasione delle prime incursioni di Alarico in Italia.
La città è infatti molto meglio difendibile, grazie al fatto di essere circondata da paludi e acquitrini, avendo uno sbocco diretto sul mare ed essendo ben collegata con l’Oriente – caratteristica che la farà eleggere a sede degli esarchi, dopo la riconquista giustinianea.
Tuttavia, questa nuova importanza data a Ravenna non toglie a Roma la sua centralità, e né tanto meno (cosa che potrà sorprendere qualcuno) il suo ruolo di effettiva “capitale”.

Lo vediamo proprio quando Onorio si sposta a Ravenna.
Anche escludendo il fatto che il senato romano resta a Roma, Alarico, che nel 409 occupa non violentemente Roma, è qui che tenta di far usurpare la porpora a Prisco Attalo (imperatore fantoccio di Alarico per pochi mesi), che manterrà la sua sede nell’Urbe.
Inoltre, a ben guardare, durante il V secolo numerosi imperatori occidentali elessero proprio Roma a loro sede imperiale principale – e che fosse ancora in funzione con questi scopi è probabilmente segnalato dai lavori di manutenzione del palazzo imperiale sul Palatino, come testimoniato dagli scavi archeologici.
Valentiniano III, che aveva governato da Ravenna per tutto il suo regno, nonostante le caratteristiche di ottima difesa della città adriatica, durante l’invasione dell’Italia da parte di Attila si sposta proprio a Roma, dove trova la morte, assassinato, nel 455.
Il (probabile) mandante del suo assassinio, Petronio Massimo, imperatore per appena due mesi e mezzo, risiede il poco tempo che veste la porpora proprio a Roma, pur facendo coniare anche monete a Ravenna.
Ucciso poi mentre tenta di fuggire da Roma, venuto a sapere dell’imminente arrivo dei Vandali, il suo corpo sarà gettato nel Tevere.
Anche il suo successore, Avito, regnò principalmente da Roma, lasciandola solo nel 456 per dirigersi nel nord Italia, da dove contrastare i ribelli Maggioriano e Ricimero (non è ancora chiaro, ma è possibile che Maggioriano abbia poi fatto assassinare Avito, una volta che questi, sconfitto, abdica).
Maggioriano, dal canto suo, da quanto possiamo ricostruire non passa molto tempo a Roma, risiedendo piuttosto a Ravenna e cercando di usare come sedi città spesso più vicine ai punti caldi – es. Arelate. Si spende tuttavia nella protezione dei monumenti antichi di Roma, spesso spoliati per l’uso delle materie prime.

Il suo successore, ovvero Libio Severo (il primo imperatore-fantoccio di Ricimero), al contrario presumibilmente ha sede piuttosto stabile a Roma, così come l’imperatore di origine orientale che gli succede: Procopio Antemio.
Antemio, assurto alla porpora nel 467, risiede stabilmente a Roma per tutto il suo regno, terminato nel 472 con la guerra civile contro Ricimero, la sua morte e il sacco di Roma dello stesso anno – il terzo nel solo V sec., dopo quello del 410 di Alarico e quello del 455 contro i Vandali.
Fino a quel momento, Ricimero ha risieduto invece a Milano, testimoniando la forte importanza della città.
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Anche il secondo (e di breve durata) imperatore fantoccio di Ricimero, Anicio Olibrio, pone la sua corte a Roma, al contrario del successore Glicerio, che invece si sposta continuamente tra Milano e Ravenna.
Infine, Giulio Nepote probabilmente non ha una sede fissa, come testimonia il fatto che conia monete da tutte e tre le grandi capitali dell’Italia (Roma, Milano, Ravenna), ma assai probabilmente favorisce Ravenna.
È da qui che fugge in Dalmazia quando, nel 475, Romolo Augusto, per mano del padre Oreste, lo spodesta dal trono.

Quanto a quest’ultimo, sappiamo dalla sua deposizione per mano di Odoacre che doveva a sua volta aver favorito Ravenna come sua sede principale.
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Forse anche per questo ultimo dettaglio è tanto radicata in noi la convinzione (che, come abbiamo visto, è errata) che Roma non è mai più stata una capitale imperiale dopo il 402.
Un ruolo che, in realtà, pur a momenti alterni, ha sempre continuato a mantenere.
Bibliografia essenziale
M. Cappelli 2022, Il miglior nemico di Roma
P. Heather 2010, La caduta dell’impero romano
A. Kaldellis 2020, How Was a ‘New Rome’ Even Thinkable? Premonitions of Constantinople and the Portability of Rome,’ in Y. R. Kim and A. E. T. McLaughlin, eds., “Leadership and Community in Late Antiquity: Essays in Honour of Raymond Van Dam (Turnhout: Brepols 2020), pp. 221-247.
