Anche se spesso ce ne dimentichiamo, nel periodo medievale della Storia imperiale molti imperatori furono non solo sul campo di battaglia, ma in prima linea sul campo di battaglia, mettendo a repentaglio la propria vita forse molto più spesso dei loro predecessori nell’evo antico.
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Non solo. Forse più di quanto non si faccia in altri periodi, tra IX e XI secolo le qualità di combattente individuale degli imperatori romano diventano parte del loro prestigio e carisma presso le truppe.
Due dei grandi imperatori soldato di questo periodo, Niceforo II Foca e Giovanni Tzimisce, ne sono ottimi esempi.
Ma forse ancora più di loro lo è un imperatore che non solo è ripetutamente in prima linea sul campo di battaglia, ma che in diverse occasioni è protagonista di combattimenti individuali nel corso delle battaglie nelle quali conduce i suoi eserciti: Alessio Comneno.
Anna Comnena, la figlia di Alessio, nella sua “Alessiade” descrive più volte l’abilità schermistica e combattiva del padre, e forse uno dei combattimenti più duri che vedono l’imperatore protagonista è durante la disastrosa battaglia di Durazzo del 1081 contro i Normanni.
Dopo uno scontro ferocissimo, i cavalieri pesanti normanni riescono a mandare in rotta il centro dello schieramento imperiale con una carica decisiva.
In mezzo allo schieramento, a cavallo, c’è proprio Alessio Comneno.
Tre Normanni puntano l’imperatore e lo assalgono, spianando le lance: il conte Amico, un certo Pietro figlio di Alifa, e un terzo, del quale ignoriamo il nome.
Alessio stringe la spada in pugno e si prepara allo scontro impari.

Il cavallo di Amico scarta, facendo mancare l’imperatore al conte per un soffio.
Pietro figlio di Alifa, invece, punta dritto all’obiettivo.
Alessio devia la lancia del Normanno con la sua spada, dopodiché la solleva e la cala con un colpo tremendo sul suo nemico, secondo Anna Comnena troncandogli il braccio all’altezza della spalla – qui, quasi certamente, un’esagerazione dell’autrice, poiché un cavaliere normanno armato di tutto punto è coperto da una protezione imbottita e da un’armatura, usualmente da una cotta di maglia.
Quindi forse Alessio riesce a troncare la mano all’avversario o a causare un grave danno menando un fendente alla spalla (forse una frattura?), ma in questo secondo caso senz’altro senza troncare il braccio del nemico.
Una volta messo il secondo avversario fuori combattimento, Alessio si volta, e si trova la lancia del terzo Normanno puntata verso la sua faccia a tutta velocità.
Non c’è tempo per pensare. L’imperatore si getta all’indietro sulla groppa del suo cavallo.
La lancia del normanno gli sfiora appena la pelle del viso e si incastra nel bordo inferiore dell’elmo. La potenza del colpo è tale che la cinghia del sottogola si strappa, scaraventando l’elmo di Alessio Comneno chissà dove.
Il normanno passa oltre, convinto di aver abbattuto l’imperatore.
Ma Alessio è vivo e vegeto. Nonostante il sangue e i lunghi capelli ora scoperti che gli coprono il volto, si risistema in sella e continua a combattere.
La battaglia di Durazzo sarà infine perduta, e Alessio dovrà nuovamente affrontare i Normanni durante la ritirata.
Grazie alla sua abilità combattiva, Alessio sopravvive alla battaglia di Durazzo, partecipando poi ad altre campagne militari comandando i suoi uomini sul campo.
E proprio a Durazzo, anche se non con una battaglia campale e soprattutto grazie alla sua opera di ricostruzione dell’esercito, otterrà poi la sua rivincita contro i Normanni, nel 1107.
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Fonti
Anna Comnena, Alessiade

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