Titolo: “Gli ultimi giorni di Costantinopoli.”
Autore: Steven Runciman
Anno prima pubblicazione italiana: 1997
Editore: Piemme
“Gli ultimi giorni di Costantinopoli” di Steven Runciman è senza alcun dubbio uno dei miei libri preferiti.
Non è certo l’unico volume a trattare in maniera rigorosa, approfondita e andando ad analizzare in modo eccellente le fonti l’ultimo assedio e la caduta di Costantinopoli – tra gli altri, senz’altro mi sentirei di segnalare il completo (ma anche complesso) “The Siege and Fall of Constantinople in 1453” di Marios Philippides e Walter K. Hanak.
Di tutti i libri in circolazione sul tema, tuttavia, il volume di Steven Runciman (grande bizantinista scomparso nel 2000, che nonostante la grande produzione sull’impero nel medioevo è senz’altro meglio noto per i suoi lavori sulle crociate) è senza alcun dubbio uno di quelli scritti meglio e più godibili anche per il lettore meno navigato, o che approccia per la prima volta il tema.
Diamo una veloce occhiata al libro.
Su meno di 300 pagine, ben quasi un centinaio sono dedicate a spiegare chi siano gli attori principali del dramma che si compirà nel resto del volume – l’impero romano e gli Ottomani, l’imperatore e il sultano, nonché il ruolo dell’Occidente latino.
Sono tuttavia capitoli (ben quattro) assolutamente fondamentali e che, come in un buon romanzo, costruiscono l’attesa e la posta in gioco dell’ultimo assedio ottomano a Costantinopoli.
L’assedio è trattato in cinque capitoli, per circa un centinaio di ulteriori pagine, con una dovizia di particolari (tratti rigorosamente dalle fonti disponibili) e un ritmo narrativo che non lasciano spazio alla noia.
La prosa è molto lineare, semplice, e garantisce al lettore non solo di non perdersi nella grandissima quantità di dettagli ed eventi che accadono durante i quasi due mesi di assedio, ma anche di immergersi completamente nella narrazione.
Anche fosse solo con brevi accenni, nessun protagonista del grande assedio è lasciato indietro – dai più celebri come Costantino XI, Giustiniani Longo e Maometto II, a personaggi molto meno conosciuti come il principe Orhan e innumerevoli altri, tra assedianti e difensori.
[Leggi anche Il principe Orhan (1453). Un Turco a difesa di Costantinopoli]
Il libro non si conclude con la caduta di Costantinopoli, ma prosegue.
Runciman, che guarda alla Storia in modo imparziale, pur narrandola in modo senz’altro appassionato, ci ricorda di come, dopo la conquista, la sofferente città di Costantinopoli, ora nuova capitale del giovane ed energico impero ottomano, rinasca letteralmente dalle sue ceneri – un dettaglio che spesso dimentichiamo.
Successivamente, da una parte ci è accennato del destino delle rimanenti sacche di romanità presenti – la Morea e Trebisonda -, e trova un suo piccolo spazio anche un personaggio del quale abbiamo già parlato anche qui sul sito, Graziano Paleologo.
[Leggi anche L’ultimo eroe dell’impero romano: Graziano Paleologo]
Dall’altra, ci viene spiegato come l’Europa di allora, che così poco si era mossa, reagì alla notizia sconvolgente della caduta di Costantinopoli – ma anche di come ora i sovrani occidentali avessero capito che avevano a che fare con un nuovo protagonista della Storia, col quale si incontrati e scontrati innumerevoli volte nei secoli successivi.
Dopo un breve capitolo di chiusura, nel quale ci viene raccontato il destino degli esuli e dei sopravvissuti alla caduta di Costantinopoli e dell’impero, Steven Runciman elenca le fonti adottate per stendere questo meraviglioso saggio – suddividendole in fonti greche, slave, occidentali e turche – e ci lascia con una piccola appendice sulle chiese di Costantinopoli nel XV secolo.
Ultimo, ma non per importanza: le mappe del libro.
Ancora più della mappa in fondo al volume, che rappresenta il Mediterraneo orientale e in particolare il Mar Egeo, sono di estrema utilità e importanza le cartine di Costantinopoli a pagina 118 e a pagina 126 (essenziali per orientarsi durante la narrazione dell’assedio), che ci mostrano rispettivamente i punti focali della città (es. strade, porte, chiese, etc.) e la disposizione di difensori e attaccanti all’inizio dell’assedio.
“Gli ultimi giorni di Costantinopoli“, nonostante la sua edizione italiana abbia ormai quasi trent’anni, resta una delle pietre miliari della saggistica relativa all’assedio di Costantinopoli del 1453.
Un libro che, se ancora non lo avete (e che oggi è di non facile reperibilità), dovete davvero procurarvi per dargli un posto di riguardo nella vostra libreria.
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“Gli ultimi giorni di Costantinopoli”


