Dopo un primo, disastroso scontro con i Normanni alla battaglia di Venosa, o dell’Olivento (di cui abbiamo parlato in un precedente articolo), nel marzo del 1041, il catapano d’Italia Michele Dukeianos non si dà per vinto.
[Leggi anche La battaglia di Venosa (1041). La prima battaglia tra Romani e Normanni]
Riassumendo, i Normanni di Aversa, nel 1041 vengono coinvolti dai Longobardi del Sud – nelle figure di Arduino, Argiro e Atenolfo – in una loro campagna anti-imperiale, non più come semplici mercenari come già in passato ma in qualità di alleato alla pari.
Pur potendo fornire un contingente piuttosto piccolo, i Normanni, e in particolare i loro cavalieri, si dimostrano la vera punta di diamante della coalizione.

Nonostante la sconfitta schiacciante a Venosa, Michele Dukeianos a maggio riesce a mettere in campo, da Bari, un altro esercito, forte forse di 18.000 uomini – purtroppo le fonti sono molto carenti nei numeri e nelle informazioni sulle battaglia dell’Italia di questo periodo, per cui ogni stima va fatta con cautela.
In parte, questo contingente è formato dai sopravvissuti della precedente battaglia e da probabili rinforzi, giunti via mare dalla Sicilia (tra cui truppe regolari macedoni e mercenari pauliciani) e da altre città del Catepanato, ma si può sospettare che in buona parte il catapano sia ricorso a una leva straordinaria tra la popolazione locale. Può così mettere in campo un grande esercito, ma non di grande qualità.
Nelle fila imperiali milita anche il vescovo di Acerenza, Stefano – cosa piuttosto atipica per il clero romano del periodo.
Abbiamo a disposizione ancora meno informazioni per quanto riguarda l’esercito normanno-longobardo, se non il fatto che la vittoria precedente ha probabilmente contribuito ad accrescerne il numero (seppure sempre inferiore all’esercito imperiale) e che i Normanni ora contano un loro contingente di 2000 uomini, circa tre volte in più rispetto alla battaglia di Venosa.
I due eserciti si incontrano nei pressi di Montemaggiore, sul fiume Ofanto, a circa 50 km a ovest di Canne. A Canne, oltre alla celebre battaglia del 216 a.C., nel 1018 l’esercito imperiale ha incontrato per la prima volta in assoluto i guerrieri normanni, inquadrati però solo come mercenari nella forza avversaria.
Anche dalla battaglia di Montemaggiore, sfortunatamente, sappiamo pressoché poco e nulla – e il poco che conosciamo proviene da Amato di Montecassino.
Da quanto si può ricostruire, i Normanni e Longobardi sfruttano l’altura di Montemaggiore per accamparsi e per avere una posizione più forte rispetto al nemico, così costretto ad avanzare in salita.
Le cariche dell’esercito romano però non hanno effetto, sia per il terreno che per la miglior qualità dell’esercito avversario.

Dukeianos è infine costretto a ritirarsi, avendo probabilmente perso molti uomini. Anche il vescovo Stefano cade in battaglia.
Amato di Montecassino narra anche di un evento miracoloso, che però ben difficilmente ha avuto davvero luogo.
Secondo il cronachista, nell’avanzare su Montemaggiore i Romani passano il fiume Ofanto in secca, ma nella loro ritirata lo trovano in piena, affogando in gran numero, e senza che abbia piovuto.
L’unica cosa certa dello scontro di Montemaggiore è la nuova vittoria normanno-longobarda.
Sarà infine il nuovo catapano, Exaugusto Boioannes, a doversi confrontare contro Normanni e Longobardi in una terza battaglia nel corso dello stesso 1041, a settembre, a Montepeloso – battaglia che vedremo in un futuro articolo.
[Leggi anche L’assedio di Bari (1068-1071). La fine del Catepanato d’Italia]
[Leggi anche Imperatori in battaglia. Alessio Comneno alla battaglia di Durazzo (1081)]
[Leggi anche L’ultima campagna romana in Italia (1155-1156). Manuele Comneno e la guerra in Puglia.]
Fonti
Amato di Montecassino, Storia dei Normanni
Guglielmo di Puglia, 𝘎𝘦𝘴𝘵𝘢 𝘙𝘰𝘣𝘦𝘳𝘵𝘪 𝘞𝘪𝘴𝘤𝘢𝘳𝘥𝘪
Marco Scardigli 2012, 𝘓𝘦 𝘣𝘢𝘵𝘵𝘢𝘨𝘭𝘪𝘦 𝘥𝘦𝘪 𝘤𝘢𝘷𝘢𝘭𝘪𝘦𝘳𝘪. 𝘓’𝘢𝘳𝘵𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘨𝘶𝘦𝘳𝘳𝘢 𝘯𝘦𝘭𝘭’𝘐𝘵𝘢𝘭𝘪𝘢 𝘮𝘦𝘥𝘪𝘦𝘷𝘢𝘭𝘦

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