Premessa.
Non vi stupite di trovare un articolo del genere ospitato su questo sito. In futuro probabilmente ne scriverò anche io. Oltre alla passione della Storia ho anche la passione per il fantasy e per universi che uniscono fantasy e fantascienza, come appunto la grande ambientazione di Warhammer 40.000 – come del resto molti appassionati di Storia.
Questo articolo vuole mostrare come l’influenza della Storia romana, che tratto usualmente qui sul sito, coinvolga spesso anche le ambientazioni fantastiche, in modo più o meno diretto, e come passioni apparentemente diverse possano essere profondamente intrecciate.
Buona lettura!
Mattia Caprioli

Un articolo di Nicolò Bizzari
Questo approfondimento nasce da una semplice domanda che mi è stata posta dall’amico e studioso di storia romana Mattia Caprioli:
“Quali ispirazioni dal mondo romano sono state utilizzate nel XLI millennio, durante l’unificazione della Terra, la Grande Crociata e l’Eresia?”
La risposta non è così immediata o semplice da articolare, cercherò di rispondere al meglio esaustivamente e articolando punto su punto. Per questo articolo tratterò principalmente delle similitudini tra gli Space Marine e gli antichi legionari Romani.

Premessa
Prima di chiarire la domanda è bene fare un passo indietro, per dare un contesto e capire come si giunse alla creazione ed utilizzo di un nuovo tipo di esercito e soldato da parte del Signore del genere Umano nel 30M ed oltre.
Prima della manifestazione fisica dell’Imperatore la Terra era governata da diversi signori della guerra tecnologicamente arretrati e rozzi, che comandavano ciascuno su varie regioni, divise per continenti e a seconda della disponibilità di risorse; al fine di soggiogare e porre l’intero pianeta sotto il suo controllo colui che diventerà l’Imperatore decise di creare dei nuovi tipi di soldati, in un laboratorio segreto sotto le montagne, grazie ai suoi studi sulla biologia, anatomia, genetica e medicina approfonditi nel corso di millenni di attesa.

Umani talmente potenti da abbattere muri, dalla forza senza pari, senza timore, inarrestabili: vere e proprie armi viventi geneticamente modificati partendo da semplici individui.
Ma come tali le loro menti erano instabili, dedite alla violenza, alla rabbia, all’odio, all’orgoglio e alla sete di vendetta: non adatti quindi a mantenere la pace e rimanere fedeli, disciplinati, obbedienti e saldi, ma solo alla guerra.
Un puro e semplice esperimento, utile solamente a completare l’assoggettamento della Terra.
Un mezzo spiacevole per raggiungere uno scopo più alto.
L’arma principale era il Requiem, un fucile automatico in grado di sparare proiettili auto propellenti perforanti esplosivi, in sostanza dei micromissili. Questo fucile era di nuova concezione e farà una grossa differenza negli scontri sulla Terra contro armate di normali umani.

Per quanto riguarda l’organizzazione interna i nuovi guerrieri dell’Imperatore vennero quindi
ripartiti in 20 legioni, numerate da I a XX, suddivise in compagnie da circa 100 uomini,
capeggiate da vari ufficiali divisi per grado.
I pretori avevano il comando effettivo, mentre i capitani guidavano le varie compagnie di battaglia, ciascuna avente uno stendardo portato da un vessillifero per potersi riconoscere sul campo; inoltre erano rivestiti interamente da un armatura potenziata, già in uso dai signori della guerra locali, che ne aumentarne la già considerevole potenza grazie a zaini a reazione nucleare che fornivano energia aggiuntiva ai vari sistemi integrati.
Il casco era sormontato da un pennacchio, come i Romani del periodo medio-basso Repubblicano, mentre gli ufficiali si distinguevano grazie a creste vistose e appariscenti, longitudinali o verticali.
L’armatura ricorda a grandi linee la lorica segmentata in dotazione ai legionari dell’alto-impero
da Augusto sino a Marco Aurelio.
Il loro simbolo guida era il Raptor Imperialis, il neonato simbolo identificativo dell’Imperatore: un’aquila circondata da fulmini.

Questi ultimi erano applicati come decorazione principale sulle armature, da cui presero il loro
nome con il quale vennero conosciuti: i Tonanti (Thunder Warriors in originale).
Pacificata la Terra e creati i Primarchi dal suo stesso seme genetico, l’obiettivo dell’Imperatore
cambiò: la conquista del sistema Solare e della Galassia.
A tal fine decise di doversi dotare di una forza armata talmente tremenda e potente da poter affrontare qualsiasi tipo di nemico che fosse conosciuto e provenisse dagli angoli più remoti della galassia.
Gli Adeptus Astartes, gli Angeli della morte, colloquialmente chiamati Space Marine vennero creati geneticamente dalla divisione biotecnica della dottoressa Amara Astarte assieme all’Imperatore negli stessi laboratori nei quali erano nati i Primarchi.
Il processo si rivelò lungo e complesso ma vennero infine create 20 legioni, numerate da I a XX, sufficienti per iniziare la conquista della Via Lattea.

Super-uomini potenziati da impianti e biologia modificata, accogliendo numerosi organi aggiuntivi ed il seme genetico del proprio Primarca di riferimento, psicologicamente condizionati per essere macchine di morte fedeli al solo e unico Sovrano del genere umano.
Essi rappresentavano il martello, lo scalpello, la punta di diamante che doveva infliggere il primo colpo risolutivo ai nemici dell’umanità lasciandoli paralizzati, piegati nello spirito e nel corpo, permettendo agli altri reparti di normali umani di conquistare i pianeti e soggiogare definitivamente ulteriori resistenze.
Possiamo ora quindi rispondere alla domanda posta in partenza: com’erano organizzate e strutturate le Legiones Astartes?
Le Legiones Astartes
Durante la Grande Crociata l’Imperatore si basò interamente secondo i dettami prestabiliti da
un antichissimo manuale di arte militare ancora utilizzato sulla Terra, il Principia Bellicosa,
risalente addirittura all’età Romana alto-imperiale.

Il Comando supremo era affidato ai Primarchi, coadiuvati dal personale superiore d’ufficio: un Pretore o un Antico, che avevano la funzione di vice-comandanti.
Il Vexillarius aveva l’onore di portare lo stendardo principale della Legione.

Capitoli (da I a X o più) circa 1000 Astartes, numero variabile a seconda di disponibilità di reclute o vicissitudini di guerra. Spesso eccedevano questa cifra.
Comando: Magister o Maestro capitolare.
Battaglioni o Coorti: circa 5 composti da 500 Astartes, più personale di supporto, specialisti,
corazzati e veicoli.
Comando: Legato o Primo Capitano.
Compagnie o Manipoli: 10 da circa 100 Astartes più veicoli, corazzati, personale di supporto: la 1 sono i veterani equipaggiati in armature Terminator.
Comando: Centurione o Capitano.
Squadre: 10-20 Legionari (Fratelli di battaglia) diversificati e specializzati a seconda del ruolo.
Comando: Decurion; i Tenenti invece guidavano due squadre.
I Sergenti per la singola unità avevano il compito di guidare i propri Fratelli di battaglia.

Riferimenti culturali e visivi
Se volessimo quindi ora provare e fare un confronto con gli antichi soldati Romani che tutti abbiamo in mente grazie agli studi superiori o ai film e documentari hollywoodiani, dobbiamo guardare innanzitutto alle trasformazioni avvenute durante il consolato di Gaio Mario dopo le tremendi sconfitte subite ad opera dei Cimbri e Teutoni.
La legione così riformata nel 107 a.C. aveva le caratteristiche di una Legiones Astartes (se escludiamo la presenza dei Primarchi e dei Capitoli): era comandata da un Legato, coadiuvato da 6 tribuni e 1 prefetto di campo, che formavano il suo consiglio di guerra.
L’unità tattica fondamentale è la Coorte, forte di circa 480 effettivi, comandate da Centurioni, il cui più anziano era il Primpilo, che a loro volta partecipavano alle decisioni prese dal consiglio; a sua volta era ripartita in 6 Centurie da circa 80 uomini guidate sempre da Centurioni.
Gli aiutanti di campo di questi erano gli optiones, che assistevano nel controllo di metà della centuria; l’unità più elementare era il contubernium, 8 uomini acquartierati nella stessa tenda.

Il simbolo per antonomasia della potenza militare di Roma divenne l’aquila recante i fulmini di Giove Ottimo Massimo, sacra e garante del sostegno divino al potere Romano nel progetto di dominio universale del mondo.
Il parallelismo con il Raptor Imperialis adottato dall’Imperatore del genere umano è lampante.
[Leggi anche L’aquila. Breve storia del simbolo delle legioni.]
Le profonde differenziazioni tra le dottrine e tattiche impiegate da ciascuna Legiones riflettono molto invece la marcata specializzazione che si ebbe durante il tardo impero sotto Diocleziano e Costantino, con intere Legioni adibite a determinate armi e specialità.
Anche nella scelta dei colori il riferimento al mondo Romano è palese: la livrea delle Legiones primogenite era bianca, rossa, gialla, blu, verde, nera e grigia.

Nel mondo Romano erano divisi in due grandi categorie: gli apprezzati colores austeri, e i meno amati colores floridi.
I primi erano il bianco, il rosso, il giallo e il nero.
I secondi comprendevano il blu e il verde, considerati appannaggio dei barbari: erano infatti gli
unici a saperli ottenere con grande precisione e maestria per ogni genere di applicazione su
vestiario, gioielli e tinture.
[Leggi anche I colori nel mondo antico. (2) Verde e blu]
[Leggi anche I colori nel mondo antico. (3) Rosso e porpora]
[Leggi anche I colori nel mondo antico. (4) Giallo, nero e bianco]
Vi è tuttavia un ambito nel quale il blu trovò una sua funzione: quello militare.
Nel suo Epitoma Rei Militaris, Vegezio descrive le tuniche dei marinai e dei soldati di marina, così come le vele e gli scafi delle navi, di colore blu. A mio parere non è un caso che il giallo ed il blu siano adottati dai soldati di punta della Games Workshop, che incarnano al meglio le qualità e la mentalità dei soldati e comandanti Romani: i Magli Imperiali e gli Ultramarines.
I tratti salienti dei Magli erano quelli tipici degli eserciti di cittadini-soldato della prima e tarda Repubblica, ovvero i conquistatori del Mediterraneo.

Non a caso durante i prodromi delle guerre di unificazione sulla Terra sottomisero l’intera Europa meridionale guadagnandosi l’appellativo altamente onorifico di “Roma” per aver soggiogato l’area che anticamente era appartenuta all’impero dei Cesari. Ancora, durante la Grande Crociata, si dimostrarono la Legione più fedele e leale e poterono addirittura fregiarsi del Raptor Imperialis per aver combattuto quasi sempre al fianco del Sovrano del genere umano.
Essi incarnano la stoicità, l’inflessibilità di fronte al pericolo o alla fatica, fortemente improntati alla difesa delle proprie posizioni e soprattutto alla costruzione di fortificazioni e bastioni in seguito all’avvenuta conquista di un mondo alieno, esattamente come facevano i soldati Romani che erano anche abili ingegneri e costruttori: di strade, ponti, accampamenti.
In più la loro nave-fortezza era chiamata Phalanx.

Il loro Primarca Rogal Dorn ricorda per certi versi una summa di Romani “d’altri tempi, vecchio stampo e tutto d’un pezzo” di epoca Repubblicana, da Furio Camillo a Quinto Fabio Massimo sino a Catone e Pompeo. Il suo carattere è taciturno, freddo e calcolatore, bastione di difesa e controllo delle proprie emozioni, ma a stento trattiene la rabbia se viene provocato e quando la scatena non ha limiti.
Privo di senso dell’umorismo e incapace di mentire, cocciuto fino al limite dell’autismo, ossessionato architetto di mura, difese e piani di battaglia. Risoluto nel vedere la causa Imperiale prevalere a tutti i costi contro qualsiasi nemico.
Assunse il nomignolo di “Pretoriano di Terra” dopo che l’Imperatore si ritirò sulla Sacra Terra al seguito della campagna di Ullanor contro gli Orki avendo promosso il figlio prediletto Horus a “Signore della guerra” delle armate Imperiali.
Venne scelto come “Lord Comandante dell’Imperium” per guidare le armate imperiali contro gli
alieni.

Gli Ultramarines invece, sia per il semplice fatto che siano la XIII Legione come la più famosa di Cesare (la ricordiamo tutti grazie alla serie televisiva della HBO), sia perchè non si specializzano in alcun ruolo prefissato ma sanno fare bene tutto imparando dagli errori commessi e migliorando ogni volta le proprie capacità e conoscenze belliche incarnano alla perfezione il tratto tipicamente Romano per antonomasia.
Nell’ambientazione attuale, il capitolo è ampiamente ridotto alla difesa di Ultramar, rifiutando un approccio espansivo e dividendo le proprie responsabilità e le risorse militari tra i suoi capitoli successori, creando “presidi” e “forze di pronto intervento.
La stessa cosa si ebbe quando Gallieno prima, Diocleziano poi e Costantino in ultimo riformarono completamente l’esercito ed il sistema di difesa dei territori imperiali, creando armate mobili di manovra poste in luoghi strategici e ben collegati pronte ad intervenire e reagire alle invasioni dei barbari, e rinforzando ulteriormente le truppe a presidio stabile dei confini, come già si faceva sin dai tempi di Augusto, con fortificazioni ancor più imponenti e difese.

Il loro simbolo Capitolare, l’omega, ricorda molto quello riprodotto nelle fibule che fermavano i mantelli dei legionari Romani di epoca classica; la panoplia rifletteva un ampio assortimento di ispirazioni, legate soprattutto alle tradizioni di Maccrage, le quali stesse avevano radici nelle culture di epoca classica.
Pendenti borchiati, decorazioni d’aquile o ali e fulmini, allori dorati ed infine nomi latinizzati per truppe, unità e comandanti come Marneus Calgar o Demetrian Titus.
Il loro grido di guerra: “coraggio e onore” non può non portare alla mente la celebre frase
pronunciata da Massimo Decimo Meridio nel Gladiatore di Ridley Scott: “forza e onore”.
I valori che gli antichi Romani apprezzavano più di tutti erano efficacemente riassunti nella locuzione latina vis et honor che significa letteralmente “forza e onore”, un’espressione che evoca concetti di coraggio, valore, lealtà e dignità, spesso associata a un ideale di eroismo e a un codice morale improntato al tener fede alla propria parola.
Il loro Primarca Roboute Guilliman può essere facilmente ricondotto ad una summa di Romani della tarda Repubblica e principato sino a Costantino: la sua infanzia e crescita ricorda molto quella di Cesare, mentre il suo carattere e aspetto richiamano alla mente i primi sovrani come Augusto, Tiberio o Germanico. Eccellente statista, ottimo organizzatore e pianificatore, meticoloso burocrate, ma anche generale disciplinato, pragmatico e stratega dalla mente acuta e brillante.

Quando riforma il governo del suo sotto-settore istituendo la Tetrarchia può ricordare Diocleziano, e spingendoci oltre alla fondazione dell’Imperium Secundus durante l’Eresia, composto da un triumvirato a tutti gli effetti, somiglia molto a Costantino.
A livello visivo possiamo notare come fosse armato di una spada potenziata modellata su un gladio ‘Pompei’, e porti sull’armatura una corona d’alloro come protezione e decorazione, oltre ad aquile dorate ed il consueto omega.
Un’altra Legione quasi affine all’estetica Romana è la III, i Figli dell’Imperatore: portano il color porpora, che in antichità era associato al potere sovrano del comando militare, il loro Primarca Fulgrim veniva chiamato “la Fenice Palatina”, e durante la Crociata sono stati gli unici ritenuti degni di portare l’Aquila come emblema.

La storia del Primarca Angron ricorda molto da vicino quella dei gladiatori ribellatisi al potere Romano, tra cui Spartaco o Crisso, ma esasperata, tragica e ispirata ad un interessante mix di cultura pop di ciò che sappiamo su queste figure e un berserker norreno o germanico; inoltre una unità della sua Legione si chiamano ‘Triari’, come le unità di Repubblicana memoria.
Parlando a livello di unità invece tutti gli ufficiali superiori in comando si distinguevano dai normali legionari mediante varie onorificenze, acquisite per valore e merito che ricordano molto da vicino quelle indossate dai centurioni Romani alto imperiali:
-Creste sui caschi: per i Pretori verticali, per i Capitani-Centurioni longitudinale;
-Un mantello finemente decorato con fibula;
-Pendenti borchiati sulle cinture, decorazioni d’aquile e allori sugli spallacci o elmi.

Anche gli stessi legionari potevano ricevere premi in base al proprio valore, spirito di sacrificio,
fedeltà all’Imperium, o maestria in determinate discipline: una donazione particolarmente
apprezzata era l’Alloro Imperiale, simbolo dell’estremo coraggio dimostrato da un Astartes in
una particolare azione sul campo, esattamente come in epoca Repubblicana e imperiale i
legionari Romani ricevevano varie corone come premio per il comportamento avuto in
battaglia.
Conclusioni
Se avete avuto la pazienza ed il coraggio di leggere fino in fondo Vi ringrazio caldamente, regalandoVi una piccola chicca a conclusione di questo percorso di comparazione tra il mondo di Warhammer 40,000 e quello reale: un legionario Astartes della Grande Crociata ispirato ad un milite Romano Repubblicano con decorazioni storicamente accurate.

Nicolò Bizzari

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