Dopo la tremenda disfatta romana al fiume Trebbia contro Annibale, verso la fine di dicembre del 218 a.C., la situazione romana in Gallia Cisalpina e nei loro quartieri invernali si fa critica.
Il grosso delle truppe romane sconfitte al fiume Trebbia ha trovato rifugio nella vicina 𝘗𝘭𝘢𝘤𝘦𝘯𝘵𝘪𝘢, l’odierna Piacenza, colonia fondata solo nel 218 a.C.
Con la pianura battuta da squadre di cavalieri numidi e di guerrieri lusitani e celtiberi, che vadano laddove per i cavalli è troppo difficoltoso, i rifornimenti per le truppe dell’Urbe sono resi pressoché impossibili, se non quelli effettuati tramite il trasporto via nave lungo il Po.
In questo senso, probabilmente proprio Piacenza e il suo porto fluviale diventano fondamentali per i Romani in questa fase della guerra.
Forse è proprio per questo che, dopo la battaglia del Trebbia, uno dei primi obiettivi di Annibale è un anonimo deposito, “fortificato con grandi opere di difesa e protetto da una forte guarnigione”, ci dice Tito Livio.
Non abbiamo altre notizie di questo centro fortificato, ma secondo alcuni studiosi potrebbe essere proprio il porto fluviale di Piacenza.
Se Annibale lo catturasse, costringerebbe Piacenza alla resa, infliggendo un duro colpo ai Romani.

Il condottiero cartaginese si mette quindi in marcia verso il deposito con la cavalleria e con la fanteria leggera, avvicinandosi di notte con la speranza di catturarlo con un’azione fulminea e di sorpresa.
Tuttavia, le sentinelle romane lo individuano, mandando in fumo il suo piano: lanciando alte grida, che a detta di Livio si sentivano fino a Piacenza, i soldati di guardia avvisano tutta la guarnigione.
All’alba, davanti al deposito si presenta (probabilmente, poiché non lo chiama per nome) il console Scipione – il collega Sempronio è in questo momento tornato a Roma.
Il comandante romano si è mosso in tutta fretta con la cavalleria, ordinando alle legioni di seguirlo e raggiungerlo.
Davanti al presidio si svolge uno scontro di cavalleria. Tito Livio non ci fornisce i dettagli di questo scontro, se non che il porto di Piacenza (se con esso è da identificare il “deposito”) viene difeso con successo e, cosa più importante, Annibale viene ferito.
Non conosciamo la gravità della ferita, ma sappiamo che Annibale è costretto a ritirarsi dal combattimento, abbattendo così il morale dei suoi uomini e costringendoli a ritirarsi, e che la ferita sarà guarita alcuni giorni dopo.
Abbandonato il proposito di catturare Piacenza o il suo porto, Annibale sconfigge invece con facilità la guarnigione di Victumulae, saccheggiando la piazzaforte e svernandovi, in preparazione alla marcia attraverso gli Appennini della successiva primavera.
Se vuoi leggere un grande romanzo storico, un’avventura storica che culmina proprio con la ferita di Annibale (e che è stato l’ispirazione per la ricerca dietro a questo articolo), questo è il libro che fa per te:
“Milites – Il destino del legionario“, di Giovanni Melappioni
Uno splendido romanzo storico, di uno dei miei scrittori preferiti.
Fonti
Tito Livio, Ab Urbe Condita


One thought on “La ferita di Annibale. Battaglia per il porto di Piacenza (inverno 218-217 a.C.)”