Il bellum sallentinum (267-266 a.C.). La conquista romana di Brindisi

Qualche anno dopo il conflitto con Pirro e la conquista di Taranto (272 a.C.), Roma volge lo sguardo alla costa dell’Adriatico.

[Leggi anche La conquista della Magna Grecia. (4) La battaglia di Maleventum e la fine della guerra (275 a.C.)]

Oltre a voler sottomettere Picenti e Umbri, finisce nelle mire dell’Urbe anche la città di Brindisi, principale capoluogo dei Salentini.
Il casus belli contro la città sarebbe quello di aver permesso a Pirro di sbarcare proprio attraverso il suo porto e di essere stata alleata con il condottiero epirota.

Quest’ultimo dato, tuttavia, è almeno dubbio e potrebbe essere pretestuoso, nella misura in cui nello schieramento di Pirro, solo da Frontino, nella descrizione della battaglia di Ascoli Satriano del 279 a.C., veniamo a sapere della presenza di Salentini.
Altre fonti, tra cui Dionigi di Alicarnasso, non menzionano invece il coinvolgimenti dei Salentini nelle operazioni belliche del re dell’Epiro.

Sembra piuttosto assai probabile che Roma si voglia assicurare il porto di Brindisi, e in generale il totale controllo della costa adriatica, soprattutto per mettersi al riparo da eventuali future invasioni da Oriente – area che, almeno al momento, è ancora al di fuori dell’orizzonte politico e di conquista dei Romani.

Del cosiddetto 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘶𝘮 𝘴𝘢𝘭𝘭𝘦𝘯𝘵𝘪𝘯𝘶𝘮 (nome riportato da Floro), iniziato nella primavera del 267 a.C. con l’invasione romana del Salento, sappiamo purtroppo pochissimo.
Abbiamo poche righe stringate dall’Epitome dell’opera di Tito Livio, i cui libri che narrano la guerra sono oggi perduti, e poche altre note, tra cui le annotazioni dai Fasti Trionfali Capitolini.

Da quanto si può ricostruire, l’esercito romano, comandato dal console Atilio Regolo (uno dei futuri protagonisti della prima guerra punica), assalta i Brindisini, che si rinchiudono nella loro città per sostenere un assedio – probabilmente senza sostenere battaglie campali con Roma.

Per ottenere la vittoria, Atilio Regolo fa edificare un tempio dedicato alla principale divinità dei Salentini, Pale, dea dei pastori: in questo modo, la divinità è “invitata” a lasciare la città, che può essere saccheggiata senza compiere sacrilegio e rimane senza la protezione divina (un rito noto come 𝘦𝘷𝘰𝘤𝘢𝘵𝘪𝘰).

Nonostante i pochi o nulli dettagli, la città è quasi certamente conquistata con la forza già nell’estate del 267 a.C., poiché gli abitanti di Brindisi, che hanno evidentemente rifiutato di arrendersi, vengono definiti 𝘤𝘢𝘱𝘵𝘪: il termine inequivocabile dei vinti con le armi.

La guerra termina infine nel 266 a.C., con la resa sia degli Umbri che dei Salentini. In questo caso, la capitolazione del resto del Salento deve essere avvenuta con pochi o nulli combattimenti, poiché è chiaro che siano accettati i termini di resa (“𝘚𝘢𝘭𝘭𝘦𝘯𝘵𝘪𝘯𝘪 𝘷𝘪𝘤𝘵𝘪 𝘪𝘯 𝘥𝘦𝘥𝘪𝘵𝘪𝘰𝘯𝘦𝘮 𝘢𝘤𝘤𝘦𝘱𝘵𝘪 𝘴𝘶𝘯𝘵”).

Persa l’indipendenza, Brindisi diventa però ben presto una città molto importante per la Repubblica di Roma.

Collegamento fondamentale con la Grecia e l’Oriente, nel 240 a.C. ottiene lo status di “municipio optimo iure” e la cittadinanza romana, e godrà di collegamenti stradale di fondamentale importanza, tra cui la 𝘙𝘦𝘨𝘪𝘯𝘢 𝘝𝘪𝘢𝘳𝘶𝘮 – la Via Appia, che collega direttamente Brindisi con Roma.

Lettura consigliata

N. Valente 2019, Il bellum sallentinum ed il mistero della dea Pales, in “Il delfino e la Mezzaluna”, VI, 8, pp. 7-27


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