La guardia pretoriana è spesso ricordata come un corpo militare dedito più che altro a fare e disfare imperatori che a proteggerli.
Se ciò è senz’altro vero in parte, tuttavia non va dimenticato anche che i pretoriani rappresentano in realtà una delle forze militari d’élite della Roma imperiale, e che hanno espresso anche soldati coraggiosi e leali alla causa imperiale, nonché al loro dovere.
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Tra questi, senz’altro va ricordato il centurione Sempronio Denso.
Agli inizi del 69 d.C., l’imperatore Galba sceglie come suo “vice” e successore Calpurnio Pisone Liciniano.
Una scelta avversata da molti, il cui candidato ideale sarebbe stato Otone, governatore della Lusitania e sostenitore di Galba.
Inoltre, Galba commette l’errore di non rilasciare il consueto donativo ai pretoriani, così inimicandoseli.
Ben presto Otone, ora giunto a Roma, ottiene l’appoggio dell’esercito e di gran parte della guardia pretoriana, dando il via a una rivolta della maggior parte delle truppe contro Galba.
L’imperatore va però attirato fuori dal palazzo imperiale, in modo tale da poterlo colpire. Si fa così circolare la falsa voce che Otone sia stato ucciso nella caserma pretoriana, cosa che fatalmente spinge Galba e Pisone allo scoperto, sotto scorta – entrambi sono in portantina, ma l’anziano Galba indossa la corazza.
L’imperatore è accolto all’esterno e nel foro da una folla disorientata e spaventata, ma che in gran parte lo appoggia.
Temendo che il popolo si armi contro di lui, Otone irrompe nel foro con i soldati. Il portainsegne di Galba strappa l’effigie dell’imperatore e la getta a terra: è il segnale convenuto per i cospiratori. I soldati di Galba si inchinano a Otone, mentre la folla si disperde velocemente.
Gli uomini addetti alla portantina di Galba tremano, facendo cadere l’imperatore e lasciandolo alla mercé dei cospiratori. Pisone cerca rifugio in un luogo sicuro, il tempio di Vesta, ma viene presto raggiunto e ucciso.

Di tutti i militari presenti, solo un uomo si oppone all’assassinio, dando tra l’altro il tempo a Pisone di tentare la fuga: il centurione della guardia pretoriana Sempronio Denso.
Sempronio Denso, forse non corazzato (i compiti di guardia del corpo sono spesso eseguiti senza armatura), prima agita il suo 𝘷𝘪𝘵𝘪𝘴, simbolo del comando del centurione, ordinando ai soldati di risparmiare Galba.
Non viene ascoltato. Insulta i suoi commilitoni e gli altri militari romani, rinfacciando loro il crimine commesso, e quando questi gli si fanno vicino, estrae il suo 𝘱𝘶𝘨𝘪𝘰 – o la spada, a seconda della fonte – e sfida, solo, i soldati presenti, “in difesa dell’onore e della legge”, come dice Plutarco.
Sempronio Denso si riesce a difendere per molto tempo, pur venendo ferito diverse volte e infine cadendo per una fatale ferita all’addome.
Nonostante, come riporta Plutarco (nostra principale fonte insieme a Tacito), Sempronio Denso non abbia mai ricevuto particolari favori o attenzioni da parte di Galba, il centurione pretoriano ha dimostrato che i soldati di questa famosa, e famigerata, guardia imperiale, sono stati spesso anche in grado di svolgere il loro dovere con lealtà, fino all’estremo sacrificio.
Fonti
Tacito, Annali
