Nel 1311, l’impero sta affrontando per la prima volta truppe turche sul suolo europeo.
Non si tratta di un’invasione, e la minaccia ottomana ai territori occidentali romani è ancora di là da venire. Si può dire che piuttosto si tratti di un esercito di mercenari, disertori e razziatori.
Negli anni precedenti, sia Turchi musulmani provenienti dall’Anatolia che turcopoli cristiani disertori si sono uniti alle fila dalla Gran Compagnia Catalana, una delle peggiori spine nel fianco dell’impero sin da quando i rapporti con quest’ultima sono degenerati.
Nel 1311, quando i Catalani conquistano Atene dai Latini, le strade dei contingenti turchi sotto la Gran Compagnia e i Catalani si dividono, poiché le truppe turche sono interessate solo al bottino che possono trasportare.
Anche tra le truppe turche si creano divisioni che portano a dividere le forze. I Turcopoli si sottomettono al re di Serbia Stefan Milutin, cognato di uno dei due imperatori romani (Andronico II), dopo che quest’ultimo li ha affrontati in battaglia.
Gli altri, circa duemila uomini, al comando di un certo Halil Pascià, decidono di provare a negoziare con l’impero un rientro pacifico in Anatolia. All’inizio i Romani accettano, ma quando i Turchi arrivano a Gallipoli, cambiano idea e aprono le ostilità.

I Turchi però si difendono bene: occupano una fortezza, usandola come loro base, fanno arrivare rinforzi dall’Asia Minore e sconfiggono in battaglia il secondo imperatore, Michele IX – riuscendo a ottenere, nel bottino che ne segue, addirittura la tenda e la corona imperiali.
Per almeno un anno i Turchi, che continuano a far arrivare truppe dall’Asia che si uniscano a loro, devastano la Tracia, rendendo praticamente impossibile coltivare e costringendo gli abitanti a chiudersi nelle città.
A questo punto, Andronico II chiede aiuto proprio al cognato Stefan Milutin, e quest’ultimo gli invia duemila cavalieri (non è chiaro se cavalleggeri cumani o cavalieri pesanti serbi, armati all’occidentale), guidati dal 𝘷𝘦𝘭𝘪𝘬𝘪 𝘷𝘰𝘫𝘷𝘰𝘥𝘢 Novak Grebostrek.
Insieme alle truppe imperiali e al supporto di navi genovesi, nel 1312 (dalle fonti non è in realtà chiarissimo, per cui si possono trovare anche altri anni, come il 1313) Novak Grebostrek sconfigge in battaglia i Turchi davanti a Gallipoli.
I Turchi tentano infine di fare nottetempo una pace separata con i Genovesi, con i quali non hanno ostilità aperte, ma nell’oscurità cadono in gran parte nelle mani delle truppe imperiali e serbe per errore.
I pochi sopravvissuti sono in parte reclutati in contingenti dell’esercito imperiale.
Dopo la vittoria di Gallipoli, Novak Grebostrek e i suoi uomini non tornano subito a casa, ma passano in Asia Minore aiutando le forze imperiali con successo a liberare i territori delle città di Nicea, Nicomedia e Bursa.
Andronico II, grato per il prezioso aiuto dell’alleato serbo, decide di garantirgli un trionfo per le strade di Costantinopoli.
Anche se per noi il trionfo è un’immagine legata alla Storia più antica di Roma, in realtà questa pratica prosegue ininterrotta anche negli ultimi secoli dell’impero – fino alla IV Crociata, organizzata e approvata dal Senato (𝘴𝘺𝘯𝘬𝘭𝘦𝘵𝘰𝘴), poi dall’imperatore e dal suo concistoro.
Negli oltre duemila anni di Storia romana, quello celebrato per Novak Grebostrek è l’unico trionfo concesso in onore di uno straniero – se escludiamo il caso limite di Lucio Cornelio Balbo nel 19 a.C.
Letture consigliate
M.C. Bartusis 1997, The Late Byzantine Army. Arms and Society
S. Kyriakidis 2011, Warfare in Late Byzantium 1204-1453

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