Nel mondo romano tardo antico, l’istruzione era più che altro una questione privata.
I bambini più poveri potevano recarsi nelle scuole istituite dai monasteri, in cui si imparava a leggere e scrivere. Nella parte occidentale dell’Impero, queste scuole erano frequentate anche da bambine di ceto aristocratico, dove imparavano le Sacre Scritture e l’economia domestica.
I figli di coloro che venivano dai ceti elevati avevano invece dei precettori privati, che si occupavano dell’educazione e istruzione dei bambini direttamente nelle case, spesso anche facendo delle lezioni in gruppo.
Solo questi bambini privilegiati avevano l’opportunità di imparare anche altre
materie, oltre le Sacre Scritture, leggere, e scrivere.
Potevano anche leggere testi di autori classici, anche se raramente ciò era concesso anche alle bambine.
L’educazione poteva esser in lingua latina o greca, a seconda della zona dell’impero. Solo presso Costantinopoli l’insegnamento era bilingue, almeno fino al VII secolo.
Ancora, solo in alcune province, come Egitto, Siria, e Mesopotamia, l’insegnamento era svolto anche in siriaco e copto.
Esistevano anche scuole private vere proprie, spesso aperte da insegnanti che avevano raggiunto un certo prestigio o notorietà.
L’istruzione superiore, invece, poteva equivalere ad una moderna università, anche se gli alunni non dovevano sostenere un esame finale, ma solo dimostrare le proprie capacità attraverso una declamazione pubblica.
Al termine degli studi, che solitamente duravano tre anni, lo studente riceveva una lettera di presentazione. Questo era un passaggio indispensabile per tutti coloro che avessero voluto accedere al servizio pubblico.
Questi istituti superiori erano organizzati e mantenuti dallo Stato, o dalle amministrazioni cittadine. Gli studi erano perlopiù incentrati su grammatica e retorica, dette “scienze enciclopediche”.
Esistevano anche corsi specializzati. Ad esempio, presso Atene vi era quello di filosofia, ad Alessandria quello di matematica, astronomia, e medicina, mentre a Berito o nelle capitali quello di diritto.
La frequenza presso queste scuole era un privilegio solo di coloro che provenivano da un’estrazione sociale medio-alta.
[Leggi anche L’insegnante nel periodo tardo antico]
Letture consigliate
G. Ravegnani 2015, La vita quotidiana alla fine del mondo antico
Il resoconto non è esatto; non è vero che fosse raro che le bambine leggessero i testi della classicità romana. Esistono alcuni esempi come Egeria, aristocratica del IV sec. d.C., che probabilmente conosceva l’Eneide e i testi di Catullo. Ma ancora; rientravano nell’educazione femminile lo studio del latino, del greco e dell’ebraico; la cerchia femminile che gravitava intorno a San Girolamo ne è una dimostrazione.
Il testo base per l’apprendimento era la Bibbia per Tutti, maschi e femmine; eppure non vi era discriminazione nell’approccio ai classici.
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L’informazione riportata è contenuta, a titolo di esempio, in “La vita quotidiana alla fine del mondo antico”, del prof. Ravegnani.
La condizione sociale di Egeria è quella testimoniata anche nell’articolo: faceva parte di una categoria sociale elevata. Per di più, Egeria è un caso davvero particolare, motivo per cui non so quanto si possa prendere a titolo paradigmatico – tra l’altro, avremo modo di parlare di lei proprio in uno dei futuri articoli.
Un’esperienza e un resoconto, quelli di Egeria, davvero affascinanti.
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Il fatto che Egeria appartenesse ad una categoria sociale elevata non fa testo; in epoca tardo antica per avere un’educazione dovevi essere ricco, altrimenti non avresti nemmeno imparato a scrivere; riguardava quindi anche gli uomini.
Egeria non è un caso particolare, come lei ci sono le donne che giravano attorno alla figura di Girolamo, come le due Melanie o Paola.
In ogni caso il testo di Egeria è fantastico, non vedo l’ora di leggere l’articolo che uscirà.
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