Chiunque si sia interessato alla verità storica dietro alla figura di re Artù, prima o poi è incappato nel nome di Lucius Artorius Castus.
Chi era questo soldato romano? Come mai è associato alla figura di Artù? E soprattutto, è davvero la figura storica dietro il mitico re dei Britanni?
[Leggi anche Chi era davvero re Artù? I comandanti romani dietro alla leggenda]

Per rispondere alle ultime due domande, dobbiamo prima raccontare la vita e le imprese di questo brillante ufficiale romano, la cui carriera nell’esercito imperiale è stata a dir poco sfolgorante.
Mettetevi comodi, perché sta per iniziare un lungo viaggio nell’impero romano, tra le sue legioni e tra diverse ipotesi storiche.
Siamo a conoscenza dell’esistenza di Lucius Artorius Castus unicamente per quanto ci viene riportato di lui su un’epigrafe spezzata, certamente proveniente dal suo sarcofago, dalla città di Podstrana in Dalmazia (l’antica Pituntium).

Gli studi epigrafici su questa lastra sono iniziati già nella seconda metà del XIX secolo.
Castus doveva essere un personaggio piuttosto noto.
Sempre da Podstrana proviene una seconda iscrizione, molto più stringata e che riporta in forma abbreviata quanto scritto sulla sua lapide. Abbiamo inoltre una terza iscrizione, recante unicamente il suo nome, oggi conservata al Louvre.
L’iscrizione che riporta la sua carriera, e la sua vita, non fornisce di per sé agganci cronologici sicuri, ma gli studiosi sono comunemente concordi nel datare la vita di Artorius Castus al tardo II sec. d.C. – l’epoca delle guerre marcomanniche, dei regni di Marco Aurelio e Commodo, della guerra civile che vedrà trionfare Settimio Severo.
Nulla sappiamo o si può ricostruire della gioventù di Castus e di come abbia iniziato il suo servizio militare.

Anche sull’origine della 𝘨𝘦𝘯𝘴 𝘈𝘳𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢 vi sono diverse teorie, che la legano comunque alla penisola italiana (di origine etrusca o, più probabilmente, messapica).
Si tratta di una 𝘨𝘦𝘯𝘴 di rango equestre della quale conosciamo moltissimi membri dalle fonti, a partire dal IV-III sec. a.C. fino al V sec. d.C. inoltrato.
La prima notizia che abbiamo dall’epitaffio di Artorius Castus è che è stato un centurione nella Legio III Gallica, che all’epoca stazionava in Siria. Non ci è noto per quanto tempo abbia servito come centurione in questa legione, né a che età.
Non sappiamo se Castus sia diventato centurione tramite una raccomandazione (eventualità tutt’altro che rara) o se lo sia divenuto, partendo dal basso, grazie ai suoi meriti.
Visto il procedere della sua carriera, mi piace immaginare che sia vera le seconda ipotesi.
Infatti troviamo poi Artorius Castus assegnato come centurione a ben altre tre legioni – anche se di nuovo non sappiamo quando, né per quanto tempo.
Questo non è un fatto inusuale nel mondo romano e, se non può essere considerato un vero e proprio “scatto di carriera”, è però di solito indice della grande esperienza e affidabilità del centurione in questione.

Castus diventa così centurione nella Legio VI Ferrata, probabilmente nel momento in cui è stanziata in Palestina, quindi una provincia confinante con la Siria.
I suoi meriti lo portano poi lontano, su quello che forse è il fronte più “caldo” e pericoloso della seconda metà del II sec. d.C.: l’area danubiana, dove sono in corso le guerre marcomanniche (166-189).
Qui, in Pannonia, serve come centurione nella Legio II Adiutrix e, infine, nella Legio V Macedonica.
Al servizio di Roma in questa legione, vediamo il primo vero avanzamento di carriera di Artorius Castus. Viene infatti promosso all’incarico di centurione primipilo, ovvero il centurione della prima centuria della prima coorte della legione.
Castus è ora il centurione di massimo grado della Legio V Macedonica, una figura assimilabile a un vero e proprio ufficiale.
Da qui, la carriera di Artorius Castus prende una piega decisamente interessante.
Un centurione infatti, che già era il massimo grado al quale potesse ambire un semplice legionario durante il Principato, era rarissimo che potesse aspirare a diventare qualcosa di più di un centurione primipilo (già di per sé fatto non scontato).
Poteva essere spostato a comandare un’ala di cavalleria ausiliaria o, al più, poteva aspirare al ruolo di 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴 𝘤𝘢𝘴𝘵𝘳𝘰𝘳𝘶𝘮.

Ebbene, Castus invece lo ritroviamo, dopo il servizio nella Legio V Macedonica, come 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘱𝘰𝘴𝘪𝘵𝘶𝘴 della 𝘤𝘭𝘢𝘴𝘴𝘪𝘴 𝘔𝘪𝘴𝘦𝘯𝘦𝘯𝘴𝘪𝘴, la flotta di Miseno. Questa carica corrisponde quasi certamente a quella del 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘱𝘰𝘴𝘪𝘵𝘶𝘴 𝘳𝘦𝘭𝘪𝘲𝘶𝘢𝘵𝘪𝘰𝘯𝘪, il responsabile del deposito della flotta e membro dello stato maggiore del 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴, il comandante della flotta stessa.
La carriera di Castus non è ancora finita…e da qui iniziano finalmente le connessioni con la Britannia.
Successivamente a questo incarico per la flotta di Miseno, Castus è infatti promosso a sua volta 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴, non di una flotta ma bensì di una legione.
In teoria, sin dal tempo di Augusto, il 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴 era il secondo in comando del 𝘭𝘦𝘨𝘢𝘵𝘶𝘴, l’effettivo comandante della legione.
Tuttavia, già dalla seconda metà del II secolo assistiamo al proliferare di 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘪 che sono i comandanti delle legioni, senza alcun 𝘭𝘦𝘨𝘢𝘵𝘶𝘴 sopra di loro – una situazione che sarà resa definitiva, nel III secolo, dalle riforme di Gallieno.
Così ora Artorius Castus, che realisticamente ormai va per i 50 o 60 anni, che probabilmente ha iniziato la sua carriera come semplice soldato, è forse al comando di un’intera legione.
Se fosse vero, un caso davvero più unico che raro, prima delle trasformazioni dell’esercito romano nel III secolo.
Tuttavia, per onestà intellettuale, bisogna riferire che per la legione di cui Castus diventa 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴, sono attestati dei legati ancora agli inizi del III secolo. Ciò, ovviamente, non toglie nulla alla straordinaria carriera di Artorius Castus.

La legione di cui Castus è diventato 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴 è la Legio VI Victrix, stanziata sin dal 119 da Adriano a Eboracum (oggi York), in Britannia.
La Legio VI Victrix, inviata sull’isola per rilevare la Legio IX Hispana (che non venne perduta, ma semplicemente trasferita…ma ne parleremo un’altra volta), fu tra le unità assegnate alla costruzione del Vallo di Adriano nel 122, e del Vallo di Antonino nel 142.
Un inciso, ora apparentemente poco rilevante: mentre la Legio VI Victrix è in servizio in Britannia, nel 175 l’imperatore Marco Aurelio sconfigge Iazigi e Sarmati, dislocando poco dopo, proprio in Britannia, una forza di 5500 cavalieri sarmati.
Tenete bene a mente questa informazione, poiché ci torneremo alla fine.
Visto il proseguimento della carriera di Castus, come vedremo, sembra probabile che questi abbia preso il comando della Legio VI Victrix tra la metà del II sec. e il 185, quando si ammutinò insieme ad altre legioni che tentarono di acclamare imperatore un loro legato.
Una delle ipotesi plausibili è che Artorius Castus arrivi in Britannia al seguito di Ulpio Marcello, governatore dell’isola in un periodo imprecisato tra 176 e 180 sotto Marco Aurelio e inviato nuovamente in Britannia come comandante militare nel 180, durante il regno di Commodo.
Appare probabile che Castus metta piede sull’isola proprio in questa seconda occasione.

Dal 180 al 184, Ulpio Marcello e le sue truppe, tra cui la Legio VI Victrix comandata da Castus, sono impegnati in spedizioni oltre il Vallo di Adriano (Marcello cerca di riportare il confine al Vallo di Antonino) e a reprimere una grande rivolta di popolazioni britanniche della zona – la guerra più grave del regno di Commodo, secondo Cassio Dione.
La rivolta sarà infine domata e alla Legio VI Victrix comandata da Castus viene conferito il soprannome 𝘉𝘳𝘪𝘵𝘢𝘯𝘯𝘪𝘤𝘢.
Da qui, il successivo (e penultimo) passo della carriera di Castus è davvero difficile da ricostruire. La stele infatti in questo punto è di difficile lettura e presenta delle importanti lacune, il che ha portato a diverse interpretazioni.
Scopriamo infatti che Artorius Castus è stato anche 𝘥𝘶𝘹 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘶𝘮, al comando probabilmente di due delle legioni britanniche – sotto il regno di Commodo, oltre alla Legio VI Victrix troviamo anche la Legio XX Valeria Victrix e la Legio II Augusta -, nella stele 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦𝘴 𝘉𝘳𝘪𝘵𝘢𝘯𝘪𝘤𝘪𝘮𝘪𝘢𝘳𝘶𝘮.
In questo periodo storico, la carica di 𝘥𝘶𝘹 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘶𝘮 non ha una vera valenza ufficiale, e la troviamo infatti utilizzata ad ampio spettro nella carriera di numerosi ufficiali di diversa origine e grado.

Questo titolo designava un ufficiale al quale, in tempi di crisi eccezionali, veniva conferita un’autorità di comando che andava oltre il suo rango effettivo – che fosse su flotte, vessillazioni o, come probabilmente nel caso di Castus, legioni.
Il fatto che Artorius Castus si sia guadagnato una tale autorità è evidentemente testimonianza delle sue capacità, del suo talento e dei suoi meriti nei precedenti anni di guerra contro i Britanni.
Castus è fatto 𝘥𝘶𝘹 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘶𝘮 per una campagna specifica…peccato che non sappiamo contro chi, e probabilmente non lo sapremo mai con certezza.
La stele infatti riporta “𝘢𝘥𝘷𝘦𝘳𝘴𝘶𝘴 𝘈𝘳𝘮[…]𝘴”, presentando una lacuna importante proprio in questo punto. Ciò ha portato a due letture differenti, entrambe molto problematiche se accettiamo che Castus abbia davvero vissuto e operato durante il regno di Commodo.
La prima e più comunemente accettata è “𝘢𝘥𝘷𝘦𝘳𝘴𝘶𝘴 𝘈𝘳𝘮𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢𝘯𝘰𝘴”, indicando uno sbarco delle due legioni di Castus in Armorica, nell’attuale Bretagna.

Problema: l’Armorica è da ormai due secoli territorio romano, e non sembrano attestate rivolte degli Armoricani durante il principato di Commodo (anzi, la regione vive un periodo di particolare prosperità).
In più, l’etnonimo 𝘈𝘳𝘮𝘰𝘳𝘪𝘤𝘪/𝘈𝘳𝘮𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢𝘯𝘪 non si ritrova nelle fonti del periodo.
Sorgeranno problemi nella regione solo nel III secolo, con le prime rivolte dei Bagaudi.
La seconda lettura della stele, da una parte più interessante ma altrettanto problematica, è “𝘢𝘥𝘷𝘦𝘳𝘴𝘶𝘴 𝘈𝘳𝘮𝘦𝘯𝘪𝘰𝘴”, indicando il comando di Castus su due legioni britanniche contro gli Armeni, spostando l’azione in oriente, necessariamente quindi contro i Parti (come ogni guerra che coinvolgesse l’Armenia).

Peccato che sotto Commodo non vi è alcuna guerra contro i Parti.
Le campagne partiche più recenti avevano avuto luogo negli anni ’60 del II secolo, e le successive sarebbero iniziate solo sotto Settimio Severo e Caracalla.
Proprio in virtù di questo, alcuni studiosi hanno voluto retrodatare o collocare successivamente la vita di Artorius Castus.
In ogni caso, nessuna legione britannica, nemmeno una vessillazione, da quanto sappiamo ha mai preso parte a una delle campagne partiche del periodo.
La lettura sembra davvero irrisolvibile.
Per non lasciare nulla di intentato, personalmente ho provato a cercare un etnonimo che iniziasse per “Arm-” tra la popolazioni germaniche, per tentare di collegare Castus all’unico altro teatro bellico aperto durante il regno di Commodo, ovvero le guerre marcomanniche.
Vi sarebbe, in effetti, un riscontro: l’oscura popolazione degli Armalausi, attestata per la prima volta nella Tabula Peutingeriana (III-IV secolo).

Di questo popolo non si sa praticamente nulla, se non che era stanziato tra Alamanni e Marcomanni, vicino alla zona degli Agri Decumates, e che probabilmente erano parte degli Ermunduri, i quali hanno avuto un ruolo, seppur marginale, durante le guerre marcomanniche.
Che la stele quindi si possa sciogliere come “𝘢𝘥𝘷𝘦𝘳𝘴𝘶𝘴 𝘈𝘳𝘮𝘢𝘭𝘢𝘶𝘴𝘪𝘰𝘴”?
Anche se mi tenterebbe dire di aver trovato una soluzione sensata, purtroppo vi sono notevoli problemi anche con questa lettura.
Gli Armalausi o gli Ermunduri non sembrano aver provocato problemi tali, in quegli anni, da giustificare un’azione offensiva contro di loro. Inoltre, nella lacuna della stele non vi è forse lo spazio necessario per contenere la parola.

Vi sarebbe quanto meno un esile aggancio per risolvere la questione delle legioni britanniche.
Infatti a Sirmium, un’importante città romana della Pannonia e uno dei quartier generali romani durante le guerre marcomanniche, su una stele si trova l’attestazione, tra le altre, di vessillazioni di legioni britanniche, con una dicitura molto simile al 𝘉𝘳𝘪𝘵𝘢𝘯𝘪𝘤𝘪𝘮𝘪𝘢𝘳𝘶𝘮 dell’epitaffio di Castus (ovvero “𝘉𝘳𝘪𝘵𝘢𝘯𝘯𝘪𝘤𝘪𝘯𝘢𝘳𝘶𝘮”).
Il collegamento, per quanto incoraggiante e plausibile, resta comunque esile: l’attestazione è ben più tarda, del periodo di Gallieno (253-268), e Sirmium è piuttosto distante dall’areale di Armalausi ed Ermunduri.
Quale che sia la verità, ad ogni modo quella di 𝘥𝘶𝘹 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘶𝘮 è l’ultima tappa della carriera militare di Lucius Artorius Castus.
Viste le sue notevoli capacità, gli viene infatti conferito, infine, l’incarico di 𝘱𝘳𝘰𝘤𝘶𝘳𝘢𝘵𝘰𝘳 𝘤𝘦𝘯𝘵𝘦𝘯𝘢𝘳𝘪𝘶𝘴 con 𝘪𝘶𝘴 𝘨𝘭𝘢𝘥𝘪𝘪 (governatore con facoltà di poter condannare a morte individui di qualunque rango, anche senatorio) della Liburna, una parte della Dalmazia, con un salario, come indica la carica, di 100.000 sesterzi l’anno.
Così finisce la probabile vicenda e straordinaria vita di Lucius Artorius Castus…
…e il legame con re Artù? Come si è arrivati a supporre che Artorius Castus possa essere stato una delle basi storiche per il personaggio, le cui azioni sono da collocare tra l’altro secoli dopo, a cavallo tra V e VI secolo?

Tutto nasce da una celebre teoria esposta nel 1924 dal prof. Kemp Malone, che nei decenni ha avuto, e gode tutt’ora, di un enorme successo – nonostante le critiche di numerosi studiosi.
A queste critiche mi unisco anche io, poiché i legami tra Artorius Castus e Artù, almeno ai miei occhi, sono più esili della mia teoria sulla campagna contro gli Armalausi.
Smontiamo almeno i cardini principali di questa teoria.
Intanto, chiaramente al prof. Malone saltò subito all’occhio la somiglianza tra Artorius e Artù (in inglese Arthur).
Si tratta però di una somiglianza solo apparente.
Primo, perché Artù nelle fonti in lingua latina compare da subito come “Arthur”, “Arthurus” e al massimo “Arturius”, non avendo probabilmente alcun collegamento con il nome Artorius.
Secondo, Artorius è un 𝘯𝘰𝘮𝘦𝘯 gentilizio, per cui il nostro ufficiale romano non sarebbe certo stato conosciuto o chiamato Artorius, ma piuttosto “Castus”, come del resto ho fatto anche io. Questo, per lo stesso principio per il quale diciamo, per esempio, “Cesare” e non “Giulio” (salvo rarissime eccezioni).
In secondo luogo, vi sono naturalmente le imprese britanniche di Castus e la sua presunta spedizione in Armorica.

Al di là del fatto che si svolgano in Britannia e che Castus sia a un certo punto nominato 𝘥𝘶𝘹 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘶𝘮, che richiamerebbe al titolo di 𝘥𝘶𝘹 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘰𝘳𝘶𝘮 di Artù, tuttavia, non vi è altro.
Inoltre il servizio in Britannia, come abbiamo visto, è solo una parte della lunga carriera di Artorius Castus, e la campagna in Armorica è improbabile.
Vi è poi un ultimo punto, portato non da Kemp Malone ma, a partire dagli anni ’70, dai sostenitori della tesi di Artorius, che in qualche modo è forse diventato il baricentro di tutta questa teoria.
Stiamo parlando della “Sarmatian connection”.
Ricordate i 5500 cavalieri sarmati stanziati in Britannia dopo il 175?
Ebbene, secondo i successivi sostenitori della teoria di Malone, questi cavalieri sarmati avrebbero combattuto al comando di Castus, che avrebbe agito come loro comandante di cavalleria, guidandoli in battaglia.

Addirittura, a sostegno di questa tesi, vi sarebbe lo stanziamento di un gruppo di questi sarmati presso gli acquartieramenti della Legio VI Victrix a Eboracum.
Questi cavalieri sarmati, una volta che Castus lasciò la Britannia, avrebbero continuato a mantenere vivo oralmente il suo ricordo, generazione dopo generazione, aggiungendo al racconto anche dettagli della loro cultura e mitologia, dando così vita alla base dietro alla figura di Artù.
Ecco, di tutto questo impianto, a mio avviso, non sta in piedi nemmeno una virgola.
Intanto, i reparti di cavalleria ausiliaria, come sarebbero stati questi sarmati, erano comandati dai loro rispettivi 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘪 𝘢𝘭𝘢𝘦, non certo da un 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘶𝘴 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘪𝘴.
Gli ausiliari non erano associati alle legioni…e tra l’altro, nessuna fonte in realtà mostra la presenza di questi cavalieri sarmati a Eboracum.
Al momento sono noti acquartieramenti più o meno certi di sarmati solo a Ribchester (120 km a ovest di York) e a Bainesse (70 km più a nord).
Infine, pensare davvero che un’unità di ausiliari dell’esercito romano possa aver mantenuto la sua identità etnica originaria per tre secoli, con le conoscenze odierne sul tema, mi sembra assurdo.

Certo, nella 𝘕𝘰𝘵𝘪𝘵𝘪𝘢 𝘋𝘪𝘨𝘯𝘪𝘵𝘢𝘵𝘶𝘮 troviamo unicamente un 𝘤𝘶𝘯𝘦𝘶𝘴 𝘚𝘢𝘳𝘮𝘢𝘵𝘢𝘳𝘶𝘮, tra le unità di cavalleria limitanea stanziate lungo il Vallo di Adriano…ma tolto naturalmente che potrebbero essere Sarmati reclutati in periodo successivo: se anche fossero stati i discendenti dei Sarmati del periodo di Marco Aurelio, quanto ancora avrebbero avuto di sarmata?
Le truppe ausiliarie col tempo si romanizzavano, e all’interno dei corpi ausiliari si arruolavano già da tempo anche soldati con la cittadinanza romana (per non parlare poi di unioni matrimoniali con le popolazioni locali).
In più, non vi sono elementi che nuovi Sarmati siano mai stati mandati a rimpinguare i ranghi di queste truppe – anzi, sappiamo perfettamente che decine di migliaia di Sarmati saranno piuttosto stanziati, sotto Costantino, in Gallia e in Italia.
Nel giro di appena poche generazioni, insomma, a questi cavalieri di sarmata sarebbe rimasto davvero molto poco o, per meglio dire, nulla.

In conclusione, quindi, il legame tra Artorius Castus e re Artù è quasi certamente da scartare perché, di fatto, non esiste.
[Leggi anche Chi era davvero re Artù? I comandanti romani dietro alla leggenda ]
Non per questo, tuttavia, la storia di Lucius Artorius Castus dovrebbe essere dimenticata o sembrare meno interessante.
Al contrario: al di là dei possibili dubbi sullo scioglimento del suo epitaffio, la (possibile) vita di Lucius Artorius Castus resta l’avvincente e straordinaria vita di un talentuoso ufficiale romano del II sec. d.C.
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Bibliografia selezionata
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