La 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢 – un neologismo in realtà, non attestato nelle fonti antiche – è senza alcun dubbio la corazza più iconica dei legionari romani.
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Un’armatura che nasce nella seconda metà del I sec. a.C. e viene utilizzata, passando attraverso alcune evoluzioni morfologiche e strutturali, fino alla fine del III sec. d.C.
Il materiale di cui è costituita questa efficacissima armatura a lamine è l’acciaio, come testimoniano bene i reperti – e con buona pace dei film che spesso ci propongono delle brutte e scadenti versioni in cuoio (mai esistite…ci torniamo però alla fine) di quelle metalliche.

Tuttavia, è anche vero che l’acciaio non è l’unico materiale con il quale veniva realizzata la 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢.
Proprio l’archeologia ha restituito, nel corso degli anni, diversi, seppur rari, frammenti di 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢 realizzata non in ferro, ma in bronzo.
In particolare, i resti di ben due di queste corazze segmentate in bronzo, che presentano le stesse forme dei tipi Corbridge, sono stati rinvenuti nella fortezza legionaria di Novae (oggi Svištov), in Bulgaria.
Queste due corazze si datano nei decenni intorno alla metà del I sec. d.C., e devono quindi essere appartenute o alla Legio VIII Augusta, che occupò Novae fino al 69 d.C., o alla Legio I Italica, che fu lì trasferita proprio nel 69, dopo l’anno dei quattro imperatori.
Queste non sono nemmeno le uniche evidenze di 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢𝘦 in bronzo. Un frammento di spallaccio è stato infatti ritrovato a Castra Vetera (vicino all’odierna Xanten, in Germania), mentre un altro ancora proviene da Stara Zagora (anch’essa in Bulgaria).

La relativa rarità di questo pezzo, nonché il materiale usato, fa supporre che queste loriche fossero appannaggio, forse, solo di centurioni e legionari scelti.
Una possibile conferma indiretta del suo prestigio potrebbe provenire da una rappresentazione ad affresco dalla Domus Aurea, che mostra l’eroe mitologico Ettore armato con un elmo apulo-corinzio e quella che sembra una 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢 color bronzo.

Una tale (e per noi senz’altro bizzarra) combinazione, che forse è da associare all’armamento dei pretoriani dell’età di Nerone, è confermata anche da uno straordinario rilievo da Villa Albani (Roma), databile però al tardo periodo flavio.
Stabilito che esistevano 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢𝘦 in bronzo…quelle in cuoio sono del tutto da escludere?
Se parliamo di copie dei tipi in ferro, allora la risposta è senz’altro “sì, sono da escludere”.
Ma se iniziamo a parlare di armature a bande di costruzione diversa dai modelli metallici…la risposta può diventare “dipende”.
Se infatti dalle rappresentazioni scultoree da sole è pressoché impossibile stabilire il materiale di alcune armature a bande che non hanno nulla a che vedere con le 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢𝘦 metalliche coeve (es. si veda un soldato dal sarcofago di Portonaccio), abbiamo qualche possibile aggancio per armature di questo tipo da una fonte iconografica e, forse, da una archeologica.
Si tratta di due importanti, e al momento uniche, evidenze, datate entrambe al II sec. d.C.
La fonte iconografica è la rappresentazione di un soldato (o forse di una guardia cittadina) su un sudario di lino dall’Egitto, oggi al museo Pushkin a Mosca.
Il soldato indossa un’armatura a bande, la cui colorazione (dando per buono che non sia degradato il colore) potrebbe far sospettare l’uso del cuoio.
Quanto alla fonte archeologica, si tratta di una fascia, incompleta, di ca. 50 cm di lunghezza e 8 cm di altezza, proveniente da Qasr Ibrim, oggi in Egitto e, in antico, in Nubia.
Le due estremità intere della banda, che si sarebbero dovute allacciare sul davanti, presentano ognuna una serie di tagli nei quali passa un laccio.
Se sia effettivamente una sorta di cinta, protezione per l’addome o parte di, forse, un’armatura più ampia, non ci è dato saperlo con certezza.
La tentazione però di associarla con la corazza coeva rappresentata sul sudario di lino, coeva per datazione e geograficamente vicinissima, è molto forte. Dobbiamo tuttavia anche tenere presenti altre possibilità, molto realistiche anch’esse, come l’interpretazione della banda come parte di una “corazza” da auriga.

In conclusione: esistevano 𝘭𝘰𝘳𝘪𝘤𝘢𝘦 𝘴𝘦𝘨𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘵𝘢𝘦 in materiali diversi dal ferro (e delle stesse forme di quelle in ferro), e nella fattispecie bronzo, datate al I sec. d.C.
Ciò non vale invece per eventuali armature a bande in cuoio, che, se esistenti, non hanno niente a che vedere con gli esemplari metallici e, per il momento, sembrano attestate localmente solo tra Egitto e Nubia del II sec. d.C. – ergo, nel caso non si tratterebbe di loricae segmentatae ma potremmo chiamarle, molto più cautamente, “armature a bande”.
Bibliografia essenziale
R. D’Amato 2017, Roman Army Units in the Eastern Roman Provinces (1)
R. D’Amato, G. Sumner 2009, Arms and Armour of the Imperial Roman Soldier



