Nel 175, mentre sta preparando una campagna lungo la frontiera del Danubio, l’imperatore Marco Aurelio viene raggiunto dalla pessima notizia di una ribellione nelle province orientali: uno dei suoi ufficiali si è autoproclamato imperatore.
Ciò che è peggio, ad aver compiuto l’atto è uno dei suoi ufficiali più abili e fidati: Gaio Avidio Cassio.
Cassio non solo si è distinto in modo eccellente nella campagna partica di Lucio Vero del 161-166, ma ha anche recentemente sedato una ribellione in Egitto, nel 172.
Come mai Cassio si è apparentemente rivoltato, autoproclamandosi imperatore?
Da quanto le nostre fonti raccontano (Cassio Dione e l’Historia Augusta), tutto nasce, tragicamente, da un equivoco.
In un qualche momento del 175, Marco Aurelio cade ammalato, ed evidentemente in un modo talmente grave da far credere, almeno alla moglie Faustina, che morirà a breve.
La consorte dell’imperatore, preoccupata per la sua sorte e quella del giovane figlio Commodo e dando ormai Marco Aurelio per spacciato, invita Cassio a reclamare per sé il potere e chiedendo la sua protezione.
Questo, almeno, secondo Cassio Dione: la critica moderna ritiene priva di ogni credibilità qualsivoglia ruolo giocato da Faustina nella vicenda della rivolta di Avidio Cassio.
Come che sia, le possibilità che Avidio Cassio sia accettato come nuovo 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘦𝘱𝘴 sono del resto molto elevate: non solo si è rivelato un grande comandante, ma “si era dimostrato un uomo eccellente, di quelli che si desidererebbe avere come imperatore”, nelle parole di Cassio Dione.
Mentre sta prendendo in considerazione la presunta proposta di Faustina, a quanto pare arriva in Siria, dove è di stanza Cassio, una lettera che annuncia la prematura morte di Marco Aurelio.
Senza verificare la notizia, Avidio Cassio assume così la porpora, con gran parte dell’Oriente (che da anni sta sostenendo economicamente le, per i suoi abitanti, lontane guerre di Marco Aurelio) e delle sue legioni, comprese quelle pannoniche, a sostenerlo.

Peccato che Marco Aurelio non sia affatto morto.
Quando Avidio Cassio lo scopre poco tempo dopo, tuttavia, decide di non fare alcun passo indietro e si prepara alla guerra – non sappiamo se per ambizione, perché tema per la sua vita, o per entrambe le cose.
Marco Aurelio, dando prova dell’immensa statura del personaggio, si prepara invece a fare tutto l’opposto: non ha intenzione di scatenare un’inutile e sanguinosa guerra civile.
All’inizio, sia per non scatenare disordini, sia forse per proteggere Avidio Cassio, evita di diffondere la notizia dell’usurpazione, cercando di nasconderla.
Ma le voci corrono, i suoi soldati mormorano e rumoreggiano, e ben presto Marco Aurelio è costretto ad affrontare la situazione di petto.
Richiamato il giovane Commodo da Roma e radunate le sue legioni, pronuncia ai suoi soldati un accorato discorso (che sarà trascritto e trasmesso al Senato) nel quale, pur lodandoli per essere sicuramente migliori di qualunque legionario o soldato orientale che Cassio possa mettere insieme, dice loro di essere pronto a perdonare l’usurpatore, che senz’altro si è mosso in questo modo solo per le false notizie ricevute.
Anzi, Marco Aurelio dichiara anche che, se fosse per il bene superiore dello Stato, e se fosse ciò che desiderano le legioni e il Senato, sarebbe anche disposto a cedere la porpora senza combattere.
“Poiché è per il bene dello Stato che continuo a faticare e a sottopormi ai pericoli, e che ho speso così tanto tempo qui, fuori dall’Italia, seppure io sia già un uomo vecchio e debole [l’imperatore ha 54 anni], incapace anche solo di mangiare senza provare dolore o di dormire senza ansie.”
Un’ultima mossa di Marco Aurelio, in preparazione alla guerra civile, è quella di tenere volutamente fuori dai suoi eserciti i contingenti di alleati e mercenari di barbari stranieri, “seppure molti popoli accorsero a offrire i loro servigi. Poiché dichiarò che i barbari non avrebbero dovuto sapere dei problemi emersi tra i Romani”.
La guerra civile tuttavia, per fortuna di Marco Aurelio, non avverrà mai: mentre sta organizzando ancora il suo esercito, riceve la notizia dell’uccisione di Cassio – assassinato da un centurione di nome Antonio ad appena tre mesi e sei giorni dall’inizio della ribellione.
La guerra è evitata, ma Marco Aurelio non può dirsi sollevato dall’aver perso Avidio Cassio, per quanto questi lo abbia tradito.
Tant’è vero che, quando gli viene recapitata la testa dell’usurpatore, non intende vedere né questa né gli uccisori, ordinando che il corpo di Cassio riceva tutti gli onori del caso.
In preda al cordoglio, Marco Aurelio avrebbe esclamato: “Mi è stata tolta un’occasione di clemenza: la clemenza, infatti, dà soprattutto prestigio all’imperatore romano agli occhi dei popoli. Io però risparmierò i suoi figli, il genero e la moglie”.
La risposta finale di Marco Aurelio alla rivolta di Cassio mostra ancora una volta la grandezza morale del personaggio.
Nonostante alcuni dei senatori che hanno apertamente appoggiato Cassio vengano messi a morte – ma solo dopo un processo in Senato, e anche per altri crimini commessi per conto proprio -, Marco Aurelio mostra grande clemenza con la maggior parte di loro e con le province orientali, non facendo condannare o giustiziare nessuno.
Una volta trovata la corrispondenza di Avidio Cassio, le lettere vengono distrutte senza che l’imperatore nemmeno le legga: questo per evitare di trovare nomi di altre persone coinvolte e di doversele inimicare.
Un’altra versione, sempre riportata da Cassio Dione, vorrebbe che a distruggere le lettere sia stato, di sua iniziativa, Vero, appuntato governatore della Siria (da non confondere con Lucio Vero, morto nel 169, e sempre che Cassio Dione stesso non abbia fatto molta confusione con le date), prima dell’arrivo di Marco Aurelio, del resto con motivazioni molto simili:
“[…] [Vero afferma che] questa decisione avrebbe probabilmente trovato l’imperatore d’accordo, ma che, anche si fosse adirato, sarebbe stato meglio che lui solo fosse perito, piuttosto che molti altri”.
Ringrazio molto il sempre puntuale Fabio Meloni, dal nostro gruppo facebook, per le precisazioni e correzioni, specialmente relative al coinvolgimento di Faustina nella congiura, e per la bibliografia segnalata.
Letture consigliate
Cassio Dione, Storia romana
Baldini, A. 1978. La rivolta bucolica e l’usurpazione di Avidio Cassio (Aspetti del principato di Marco Aurelio), “Latomus”, 37, 3, 634-678.
Schwartz, J. 1964. Avidius Cassius et les. Sources de l’Histoire Auguste (à propos d’une legende rabbinique), in A. Alfoldi-J. Straub, “Bonner Historia Augusta Colloquium”, pp. 135-164
