Il periodo tra l’età giustinianea e l’VIII secolo è, per l’Italia, tremendamente scarso di fonti – le fonti che parlano del suolo italiano sono pochissime, e spesso lo fanno in poche righe.
Per cui è facile che anche episodi importanti del periodo siano quasi completamente dimenticati, o che ne conosciamo appena l’esistenza.
Uno dei casi più eclatanti è la spedizione di Baduario contro i Longobardi nel 576.
Baduario è il genero (chiamato erroneamente “fratello” in una fonte più tarda) dell’imperatore Giustino II, e forse figlio o nipote di un altro Baduario, che era stato 𝘥𝘶𝘹 𝘚𝘤𝘺𝘵𝘩𝘪𝘢𝘦 e 𝘮𝘢𝘨𝘪𝘴𝘵𝘦𝘳 𝘮𝘪𝘭𝘪𝘵𝘶𝘮.
All’ascesa al trono di Giustino II nel 565, Baduario è insignito del titolo onorifico di 𝘬𝘰𝘶𝘳𝘰𝘱𝘢𝘭𝘢𝘵𝘦𝘴 e quasi certamente anche del prestigioso titolo di 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘤𝘪𝘶𝘴 o 𝘱𝘢𝘵𝘳𝘪𝘬𝘪𝘰𝘴, uno dei ranghi più alti di tutto l’impero romano.
Insignito di questi titoli, già tra 566 e 567 Baduario è inviato a raccogliere un esercito tra le province di Mesia e Scizia, con l’obiettivo di aiutare i Gepidi contro i loro più acerrimi nemici, i Longobardi.
Questi ultimi sono stati per lungo tempo alleati dell’impero, ma le politiche degli ultimi re, in particolare Alboino, hanno allontanato il popolo longobardo dall’orbita imperiale.
Ne segue una battaglia, probabilmente nel 567, tra l’alleanza gepido-romana e i Longobardi, i quali perdono lo scontro.
Cunimondo, re dei Gepidi, non rispetta però i termini dell’alleanza con i Romani: dopo la vittoria, avrebbero dovuto consegnare la città di Sirmium. Così, quando i Longobardi si alleano con gli Àvari, ponendo una minaccia al suo regno, per ritorsione l’impero non farà nulla per aiutarlo.
Assai probabilmente, anche gran parte della vicenda posteriore alla battaglia viene seguita da Baduario.

Baduario ricompare nelle fonti solo nel 573, insignito di un altro importante titolo della corte imperiale, 𝘤𝘰𝘮𝘦𝘴 𝘴𝘵𝘢𝘣𝘶𝘭𝘪. In quest’anno, durante la cerimonia nota come 𝘴𝘪𝘭𝘦𝘯𝘵𝘪𝘶𝘮 o 𝘴𝘪𝘭𝘦𝘯𝘵𝘪𝘰𝘯, Giustino II avrebbe scacciato Baduario da palazzo poiché lo avrebbe fatto adirare senza motivo apparente – per le fonti, uno dei primi segni della pazzia dell’imperatore.
Più tardi, pentito, Giustino raggiunge Baduario nelle stalle imperiali e si scusa col genero.
Baduario ha un nuovo incarico militare due anni dopo, nel 575. Giustino II decide infatti di inviarlo in Italia con un esercito per mettere fine alla minaccia longobarda e recuperare i territori perduti.
Del resto chi meglio di Baduario, che ha già sconfitto i Longobardi in battaglia? In più, dal 574 i Longobardi non hanno un re, e una loro divisione rende il momento propizio per un’azione militare.
Di questa spedizione, purtroppo, sappiamo pochissimo.
Con un esercito di entità a noi ignota, nel 575 Baduario salpa da Costantinopoli e sbarca a Ravenna, probabilmente con l’autorità di 𝘴𝘵𝘳𝘢𝘵𝘦𝘨𝘰𝘴 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘬𝘳𝘢𝘵𝘰𝘳.
Anche se l’attribuzione è incerta, proprio a Ravenna Baduario farebbe edificare una chiesa dedicata ai santi Giovanni e Barbaziano.
Nel 576 si mette quindi in marcia da Ravenna per affrontare i Longobardi.
Purtroppo, di questa campagna non sappiamo nulla, se non che si conclude con un completo disastro.
Di tutta la campagna abbiamo un solo rigo, dalla cronaca di Giovanni Biclaro, che per l’anno 576 scrive:
“Baduario, genero dell’imperatore Giustino [𝘨𝘦𝘯𝘦𝘳 𝘐𝘶𝘴𝘵𝘪𝘯𝘪 𝘱𝘳𝘪𝘯𝘤𝘪𝘱𝘪𝘴], in Italia è vinto in battaglia dai Longobardi e non molto dopo, nello stesso luogo, perde la vita.”
Passaggio assai oscuro, che non ci fa nemmeno sapere se Baduario sia morto per le ferite, se sia morto in battaglia o se, in un qualche momento del 576, sia morto per cause naturali.
Sembra però lecito pensare che Baduario abbia trovato la morte proprio a seguito della sconfitta in battaglia contro i Longobardi, avvenuta da qualche parte nella pianura padana.
Quella di Baduario sarà l’ultima grande spedizione inviata da Costantinopoli in Italia per far fronte alla minaccia longobarda (i futuri esarchi dovranno contare spesso sulle risorse del territorio e pochi rinforzi).
Bisognerà attendere quasi un secolo per una nuova campagna in Italia con un grande esercito di spedizione, guidata nel 663 dall’imperatore Costante II.
Lettura consigliata (clicca sul link per acquistare la tua copia)
G. Ravegnani 2011, Gli esarchi d’Italia