A differenza di altri periodi della Storia romana, il regno di Giustiniano, e in generale il VI secolo, non è tormentato da grandi episodi di guerra civile.
Anche per questo, acquista una certa rilevanza l’ammutinamento di Stotzas, nell’Africa appena riconquistata.
La politica intransigente di Giustiniano e dei suoi funzionari contro le eresie, in particolare quella ariana, sta fomentando il malcontento in molte delle truppe di stanza in Africa – tra cui alcuni Vandali e, soprattutto, Eruli.
Inizia a nascere il progetto di una sedizione, che presto verrà rafforzata.
Quando Belisario nel 534 conclude la campagna contro i Vandali, molti guerrieri catturati vengono reclutati nell’esercito imperiale e inviati a Oriente, così che servano come truppe di cavalleria.
Tuttavia, non tutte le navi, sulle quali erano stati imbarcati i “Vandali di Giustiniano”, partite nel 536, arrivano a destinazione. Quattrocento guerrieri, infatti, si ammutinano e riescono a fare vela verso la Libia.
Dopo una lunga marcia, i Vandali si arroccano su un monte della Mauretania, senza che nessuno li abbia fermati.

Saputa la notizia e desiderosi di procedere, gli ammutinati puntano direttamente a uccidere Salomone a Cartagine, il nuovo prefetto del pretorio d’Africa, ma questo riesce a fuggire in Sicilia, il giorno di Pasqua (accompagnato tra l’altro da Procopio di Cesarea, all’epoca al suo servizio).
La sedizione si è già allargata: ancora prima che Salomone fugga in Sicilia, molti dei suoi servitori e bucellari si sono uniti ai ribelli, in cerca di terra e bottino.
Nonostante un iniziale conflitto interno, ben presto all’ammutinamento si uniscono anche molti soldati di Cartagine, già scontenti di Salomone – Cartagine non viene però ritenuta un luogo sicuro, e viene abbandonata.
Fuori della città, capo della rivolta viene eletto Stotzas, uno dei comandanti dei bucellari di Martino, generale di Salomone.
Da un semplice ammutinamento, i piani si fanno più grandi: Stotzas intende sconfiggere e cacciare via le forze imperiali dall’Africa, stabilendo un suo dominio indipendente.
A lui affluiscono soldati ribelli, schiavi e infine anche i Vandali che erano sbarcati poco tempo prima, ai quali si erano uniti altri fuggitivi.
Stotzas mette presto insieme una forza di circa 8000 uomini.
Con questo esercito tenta così di conquistare Cartagine (non prima di aver ucciso l’emissario inviato a parlargli), ma alla notizia che Belisario è giunto, i ribelli levano subito le tende, solo per essere sconfitti dallo stesso Belisario, al comando di un piccolo contingente, a Membresa, a una sessantina di km da Cartagine.
Dopo la vittoria, Belisario torna in Sicilia per proseguire la guerra contro i Goti.
La rivolta però è ben lontana dall’essere finita. Stotzas si rifugia in Numidia.
Qui i comandanti romani di stanza nella regione si preparano ad affrontarlo, ma Stotzas riesce a convincere i soldati a passare dalla sua parte, mentre i comandanti avversari sono uccisi.
Giustiniano decide così di mandare ad occuparsi della faccenda suo cugino Germano, uno dei migliori comandanti del suo periodo.
Germano riesce a convincere molti soldati, con promesse di denaro e di perdono, a rientrare nei ranghi, Dopodiché, affronta e sconfigge in battaglia Stotzas presso Scalas Veteres nel 537.
Stotzas e pochi dei suoi sopravvivono alla battaglia (della quali in futuro vi racconterò). Il comandante dei ribelli si rifugia in Mauretania, dove sposa una principessa locale fondando un suo regno.
I suoi conti con Costantinopoli non sono però ancora regolati.
Nel 544, dopo essere apparentemente sparito dalle fonti, si unisce alla rivolta del berbero Antalas, venendo però sconfitto, e questa volta ucciso in battaglia a Thacia, nel 545, dal generale Giovanni l’Armeno.
La sua eredità, e la sua rivolta, verranno tuttavia raccolte (per quanto per solo un mese) da un ufficiale imperiale, di probabile origine vandala: Guntari.
Fonti (clicca il link qui sotto per acquistare la tua copia del libro)
Procopio di Cesarea, Le guerre