
Titolo: Il potere necessario. I vescovi di Roma e il governo temporale da Sabiniano a Zaccaria (604-752)
Autore: Andrea Lonardo
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Edizioni Antonianum
Se ti interessa la Storia d’Italia nel periodo longobardo e degli Esarchi, nonché la Storia della Roma altomedievale, questo è un libro che dovresti decisamente avere.
“Il potere necessario” è un corposo testo di circa 600 pagine, nel quale si esplora un tema molto particolare e spesso dato velocemente per scontato, quando se ne parla: il passaggio del Papa da elemento sottomesso all’impero a soggetto politico, di fatto, indipendente.
Se spesso si dà per scontato che il passaggio sia stato veloce e “naturale”, che i vescovi di Roma insomma non aspettassero, questo è inesorabilmente dalla profonda analisi che l’autore, Andrea Lonardo, svolge, a partire dalla nostra fonte principale per seguire queste vicende: il Liber Pontificalis, un’opera scritta nel corso di almeno un secolo nella quale sono presentate le biografie di tutti i Papi.
Un’analisi che guarda in modo critico e puntuale a questa fonte, senza mancare di indicarne criticità, le omissioni dei redattori (sia palesi, sia quelle davvero nascoste) e le loro possibili posizioni.
La tesi efficacemente dimostrata da “Il potere necessario” è che il distacco del Papa dall’impero romano fu un processo molto graduale, non del tutto voluto, e che il contrasto tra il vescovo di Roma e i diversi imperatori ed Esarchi fu in realtà molto altalenante.
Il Papa, pur man mano godendo di autonomie sempre più grandi nel grado di gestione della città di Roma (una situazione comune anche ad altri vescovi nel periodo tardo antico), rimase sempre uno degli ingranaggi della macchina imperiale, sottoposto ai suoi meccanismi e non estraneo ad essi.
Un elemento su tutti: se anche il Papa veniva nominato dai vari organi di potere a Roma (scoprirai leggendo che la scelta del vescovo di Roma era radicalmente diversa da oggi, e che anche maggiorenti o l’esercito potevano proporre il loro pontefice), la nomina andava poi ratificata dall’imperatore, o dall’esarca in sua vece. Un’attesa che poteva durare mesi, quando non anni, se la discordia politica tra imperatore e Papa era al limite.
Anche per questo il libro si chiude con la vita di Zaccaria: egli fu infatti il primo pontefice a entrare in carica senza ratifica imperiale. Ma siamo in un momento storico nel quale la distanza tra Roma e Costantinopoli è al vertice.
Un processo di distacco che, come si evince dal sottotitolo del libro, dura ben un secolo e mezzo, e che vede il mescolarsi di lotta politica e religiosa (una posizione diversa da quella dell’imperatore era del resto vista come un atto politico).
Alcuni dei maggiori punti di contrasto che contribuiranno a questo distacco sono ben evidenziati e analizzati con profondità, riflessioni e dovizia di particolari nel libro.
Ne citiamo alcuni tra i più salienti: il saccheggio dello scrinium lateranense da parte del chartularius Maurizio e dell’esarco Isacio nel 640, causato dal rifiuto del pontefice a firmare l’Ekthesis dell’imperatore Eraclio; l’arresto, processo ed esilio in Crimea (dove morirà nel 655) di papa Martino, reo non solo di non accettare il Typos di Costante II, ma anche di aver quasi certamente appoggiato l’usurpazione dell’esarco Olimpio; le discordie nate nell’VIII secolo a seguito dell’iconoclastia in Oriente.
Si assiste inoltre anche ad una sempre maggior rilevanza del pontefice di Roma come serio soggetto politico col quale dialogare. Ne è prova che spesso i re Longobardi e gli Esarchi si rivolgono proprio al vescovo di Roma per risolvere controversie o evitare che scoppino scontri.
Insomma, in nuce: un libro fondamentale e ricchissimo di informazioni per capire un periodo davvero complesso e intricato, nonché oggi pressoché ignorato, della Storia della Penisola.
Un volume che non può mancare nella tua libreria.
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