Il viaggio al solo scopo ludico o conoscitivo non è affatto contemplato nel mondo tardoantico.
Solitamente, si viaggia per necessità o a scopi commerciali, anche se, a partire dal IV secolo, si fece largo una nuova forma di viaggio, ossia quella del pellegrinaggio.
I viaggi per necessità d’ufficio venivano effettuati attraverso la posta di stato, il cursus publicus, che forniva un servizio ottimo di trasporti via terra, amministrato dai prefetti del pretorio o dai governatori provinciali.
La struttura del cursus publicus era complessa, ed era formata da due divisioni: la prima era la posta veloce, o cursus velox, mentre la più lenta era detta cursus clabularius.

La prima forniva cavalli da sella e da soma, carri leggeri a due e da quattro ruote trainati da muli (otto nel periodo estivo, dieci in quello invernale). Solitamente, ne usufruivano i funzionari, che viaggiavano per missioni ufficiali o per trasportare oggetti di valore, e per utilizzarla era necessario un permesso, un mandato (in teoria, dato soltanto al bisogno; nella pratica l’uso era abbastanza ampio).
Per il secondo tipo, si ricorreva a carri trainati da buoi. Oltre agl’usi istituzionali, di questo servizio ne potevano usufruire anche i privati.
Il supporto materiale per il funzionamento del servizio era dato da numerose stazioni di posta lungo le strade principali, situate a otto/nove miglia una dall’altra, con alloggi e stalle per sostituire i cavalli.

I viaggi per mare, invece, potevano esser effettuati con la flotta di stato, gestita dalla corporazione dei navicularii, o con navi di proprietà.
Il vantaggio era, ovviamente, d’esser più rapidi, ma non potevano esser effettuati con la brutta stagione, ed erano maggiormente soggetti alle condizioni atmosferiche.
Inoltre, dal V secolo in poi, con l’avvento dei Vandali, erano frequenti anche casi di pirateria. I Vandali, infatti, furono l’unico popolo germanico a trasformarsi in una potenza marittima. Ma, di certo, non mancavano anche casi di brigantaggio, seppur limitati a zone circoscritte, come: l’alto Egitto, l’Asia Minore, la Gallia, e la penisola Iberica.
Infine, dal IV secolo, vi fu una particolare crescita di pellegrinaggi verso i luoghi santi della Cristianità. A contribuire a questo sviluppo, ci fu il fenomeno del monachesimo, che dava ospitalità ed indicazioni ai pellegrini.
La prima viaggiatrice donna fu sicuramente Elena, madre dell’imperatore Costantino, che tra il 327 ed il 328, si recò nelle provincie orientali dell’Impero. Dopo di lei anche altre donne tentarono l’impresa, ma la più grande testimonianza di questi viaggi è data da un testo, redatto con molta probabilità alla fine del IV secolo, noto come Itinerarium Egeriae o Peregrinatio Aetheriae, ovvero un resoconto di un pellegrinaggio compiuto da una donna, di nobili natali, proveniente dalla Galizia o dalla Gallia. In precedenza, era già stata in Egitto, in seguito si recò in Terra Santa, in Mesopotamia, ed, infine, a Costantinopoli. Le descrizioni son molto accurate, ed il viaggio veniva effettuato seguendo l’indicazioni delle Sacre Scritture.
La più antica, invece, dell’opere di questo genere, forse scritta tra il 333 ed il 334, è l’ Intinerarium Burdigalense. Questo è, per lo più, un elenco di stazioni di posta lungo le strade, con indicazioni di città, distanze, ed alloggi.
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G. Ravegnani 2015, La vita quotidiana alla fine del mondo antico
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