È più che noto che il legionario romano, dalla Repubblica fino al III secolo, portasse il gladio appoggiato sulla coscia destra – esclusi i centurioni, che lo portavano a sinistra.
Come mai questo modo particolare di portare l’arma?
Comunemente si reputa che il gladio fosse indossato a destra per fattori eminentemente pratici, dovuti alla compattezza delle formazioni e all’ingombro degli scudi, che avrebbero impedito altrimenti un’agevole estrazione dell’arma.
Ebbene, una tale ipotesi in realtà non regge troppo a un’analisi più attenta.
In formazioni compatte tanto quanto, se non più, di quelle legionarie, come gli schieramenti oplitici, dove si faceva uso di armi bianche lunghe circa quanto un gladio, questa necessità non è mai stata sentita.
Infatti le spade di derivazione ellenica, come xiphos e kopis, erano indossate a sinistra anche dai Romani, già prima dell’introduzione del gladio.

Ph. Martina Cammerata Photography
Giova inoltre ricordare che probabilmente non era nemmeno così comodo estrarre da destra i primi gladi introdotti nell’esercito romano: il gladio ispaniense è infatti un’arma decisamente lunga, tra i 70 e gli 80 cm totali, ed estrarla da destra con la stessa mano non è un’operazione molto agevole, o almeno non è così intuitivo.
L’esperienza rievocativa, anche di chi scrive, conferma inoltre che in una formazione chiusa, avere l’arma a sinistra o a destra è irrilevante, in termini di eventuale impaccio.
Per cui, da dove deriva tale uso?
Certo, sappiamo dal record archeologico che nel più arcaico periodo regio (VIII sec. a.C.), alcuni guerrieri portavano la spada a destra, ma non era la regola (si portava infatti anche a sinistra). Ciò aveva maggiormente un effetto psicologico che pratico: infatti le spade erano rare, e mostrare di averne una significava mostrare che si faceva parte dell’élite guerriera del tempo. Insomma, un indicatore immediato al nemico che si aveva di fronte.
Portare il gladio a destra, lungi quindi dal nascere da esigenze di carattere pratico da ascrivere alle tattiche romane, è un uso che i Romani acquisirono dai Celti.
L’arte antica che raffigura i Celti, particolarmente tra IV e III sec. a.C., nella quasi totalità dei casi ci mostra guerrieri con l’arma appoggiata sulla coscia destra.
I soldati romani del periodo tra la calata dei Galli in Italia e la fine della Seconda Guerra Punica adottarono anche le spade lateniane dei loro rivali, per tramite di altre popolazoni italiche (che le adottarono a loro volta) e il loro peculiare sistema di sospensione sulla destra.
In seguito, da queste spade si andò ad adottare il gladio ispaniense, di derivazione celtibera: un’arma egualmente lateniana, che veniva portata sulla destra.
Oltre a copiare l’arma, i Romani adottarono dunque anche il modo di portarla.

Portare la spada a destra aveva, invece, per i guerrieri celtici un valore pratico. A differenza degli scuta italico-romani, concavi, il thyreos usato dai Celti era a tavola piatta: in quel caso, l’estrazione della spada da sinistra sarebbe stata possibile solamente spostando lo scudo ed esponendosi.
Si può quindi dire che i Romani finirono per portare il gladio sulla destra non per ragioni eminentemente pratiche, ma più banalmente per assimilazione e copiando l’uso e l’arma da altri popoli – una pratica che, del resto, è stata quella che ha permesso all’esercito romano di diventare quello che è stato, nel corso dei secoli.
Una nota finale: non è nemmeno detto che portare il gladio a destra fosse una regola fissa.
Infatti è impossibile ignorare la descrizione dei legionari che partecipano alla guerra giudaica fatta da Flavio Giuseppe: la descrizione di come portano le armi è totalmente rovesciata.
Lo storico riporta che i legionari portano “una spada appesa su ciascun fianco, dove quella di sinistra è più lunga [gladio] di quella di destra [pugio], quest’ultima non più lunga di un palmo.” (Guerra giudaica III, 5, 5).
Siamo piuttosto sicuri che non si sbagli, poiché i cavalieri sono descritti portare la spada a destra – cosa che sappiamo essere vera.
Per cui, se la testimonianza di Flavio Giuseppe è effettivamente genuina, portare il gladio a destra o a sinistra forse per i legionari non deve avere avuto davvero uno scopo altamente o solamente pratico, come spesso siamo portati a concludere.
Letture consigliate (clicca i link qui sotto per acquistare la tua copia del libro)
G. Canestrelli 2010, I Celti e l’arte della guerra. Dal V al I sec. a.C.
G. Canestrelli 2021, A Roma da Cartagine. La spada e lo scudo del legionario repubblicano.
G. Cascarino 2007, L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol.I
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