Il ricevimento di ospiti e dignitari stranieri a Costantinopoli è, per gli imperatori romani, un’occasione sempre imperdibile per mostrare la potenza e ricchezza dell’impero.
Se già non bastasse la grandiosità della Regina delle Città, la meraviglia delle ambascerie straniere è aumentata da complessi cerimoniali di corte e…da ingegnosi meccanismi.
Si tratta di quelli che in greco sono definiti 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢, ovvero meccanismi in grado di, per esempio, animare statue metalliche e far loro produrre suoni. Nulla di nuovo, in realtà, nel mondo-greco romano, le cui conoscenze sono poi recuperate e usate anche dagli Arabi, che diventeranno esperti costruttori di 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢 a loro volta.

Le prime teorizzazioni e progettazioni di 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢 si hanno nei trattati, noti entrambi come 𝘗𝘯𝘦𝘶𝘮𝘢𝘵𝘪𝘬𝘢̀, di Filone di Bisanzio (III sec. a.C.) e del più tardo Erone di Alessandria (I sec. d.C.).
Anche se le loro tracce sono a volte difficili da trovare, sappiamo dell’esistenza di vari 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢 già nel mondo classico. Il loro studio e la loro costruzione, nell’impero romano, proseguono poi anche durante il Medioevo.
Anche se Costantinopoli tra VIII e X sec. è certamente ricca di vari 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢 pensati per intrattenere e meravigliare (si pensi solo a quelli dell’Ippodromo, dei quali però non resta traccia), vi è però un 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘰𝘯 in particolare pensato per atterrire e destare stupore nei visitatori.
Si tratta del “trono di Salomone”, situato nell’abside del palazzo della Magnaura – un grande edificio sul lato nord-est del palazzo imperiale, sede del Senato costantinopolitano e usato come sala di ricevimento dei dignitari stranieri.
Abbiamo purtroppo solo due testimonianze dirette del trono: una dal 𝘋𝘦 𝘊𝘦𝘳𝘦𝘮𝘰𝘯𝘪𝘪𝘴 di Costantino VII Porfirogenito (913-959), e l’altra di Liutprando da Cremona, in missione diplomatica a Costantinopoli nel 949 e 968.
Quest’ultimo, agendo da ambasciatore di Ottone I, viene ricevuto proprio nella Magnaura (𝘔𝘦𝘨𝘢𝘶𝘳𝘢, 𝘲𝘶𝘢𝘴𝘪 𝘔𝘢𝘨𝘯𝘢 𝘈𝘶𝘳𝘢, nelle parole del suo resoconto).
Il trono prende il nome da quello di re Salomone, descritto nella Bibbia come in avorio e circondato da statue di leoni.
Il trono della Magnaura riprende questo concetto, ma è un’opera molto più complessa ed elaborata.
Da quanto ne sappiamo, il trono di Salomone sarebbe stato realizzato per l’imperatore Teofilo (829-842) dal filosofo, matematico e arcivescovo Leone il Matematico – grande e famoso insegnante a Costantinopoli, e per qualche tempo rettore dell’università della Magnaura.
Il grande trono della Magnaura ha ben tre diversi gruppi di 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢, più un quarto congegno.
In primo luogo, un albero in bronzo dorato, sui cui rami sono posati uccelli di diverse specie: ognuno di questi uccelli emette il proprio verso. Dalla descrizione del 𝘋𝘦 𝘊𝘦𝘳𝘦𝘮𝘰𝘯𝘪𝘪𝘴 sembra di poter intuire che vi siano uccelli anche sul trono stesso, ma ciò non è chiaro.
Ai lati del trono, due grandi leoni (“fatti di bronzo o di legno ricoperto d’oro”, osserva Liutprando da Cremona) ruggiscono e sbattono furiosamente le code per terra.
Infine, il dettaglio meno chiaro di tutti – e menzionato solo nel 𝘋𝘦 𝘊𝘦𝘳𝘦𝘮𝘰𝘯𝘪𝘪𝘴 e non da Liutprando -: altri animali semoventi sarebbero disposti nei pressi del trono, tra cui probabilmente anche dei grifoni, ma non sappiamo nulla di più.
Non sappiamo del resto nemmeno esattamente come funzionino i congegni degli 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢 che abbiamo descritti meglio – forse funzionanti grazie a dei sistemi ad acqua e a vapore, varianti degli antichi progetti già descritti da Erone di Alessandria. Possiamo purtroppo solo fare congetture.

Oltre agli 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢 veri e propri, tutta la straordinaria “esibizione” è completata, come accennato, da un quarto meccanismo.
Chi si presentava davanti al trono di Salomone, dopo essere stato “accolto” dall’albero con gli uccelli e dai leoni ruggenti, si deve prostrare dinnanzi all’imperatore, chinando il capo.
Quando rialza la testa, colui che viene ricevuto noterà con stupore che il trono dell’imperatore è ora innalzato verso l’alto (tramite un meccanismo nascosto), facendolo sentire ancora più meravigliato e piccolo dinnanzi alla potenza e alla ricchezza dell’impero e dell’imperatore.
Del trono di Salomone, salvo le poche evidenze scritte, non abbiamo più alcuna traccia, così come degli altri 𝘢𝘶𝘵𝘰𝘮𝘢𝘵𝘢 di Costantinopoli: l’ipotesi più probabile è che siano finiti distrutti o caduti del tutto in disuso a seguito della Quarta Crociata del 1204, con il conseguente brutale saccheggio della Regina delle Città.
Bibliografia
Fonti
Costantino VII Porfirogenito, De Ceremoniis
Liutprando da Cremona, Antapodosis
Studi
G. Brett 1954, The Automata in the Byzantine “Throne of Solomon”, in “Speculum”, 29, 3, pp. 477-487
D.J. De Solla Price 1964, Automata and the Origins of Mechanism and Mechanistic Philosophy, in “Technology and Culture”, 5, 1, pp. 9-23

Proprio ieri leggevo il Satyricon di Petronio e mi aveva lasciato perplesso un particolare della descrizione della casa di Trimalchione al capitoletto 26.
La mia traduzione dice: “[…] Trimalchione, uomo di squisita eleganza, possiede nella stanza del triclinio un orologio, con tanto di trombettiere in dotazione, per conoscere ogni momento che passa quanta parte di vita abbia perso.”
Il testo a fronte: “Trimalmus homo horologium in triclinio et bucinatorem habet subornatum, ut subinde sciat quantum de vita perdiderit.”
Sarà stato anche questo un automata? Allora erano relativamente diffusi?
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Ottima domanda, purtroppo non conosco così bene il tema da saper rispondere!
Però penso possa essere, specie poi se si parla di orologi (orologi ad acqua usualmente), che sono a tutti gli effetti, spesso, degli automata.
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