All’interno delle leggende e del culto del mondo romano non mancano storie di donne impavide, disposte a sfidare il pericolo, e prendere addirittura le armi.
Gesta di donne, la cui immagine sembra cozzare con quella della donna romana ideale πππππ πππ e ππππππππ, che ben conosciamo dalle fonti di etΓ cittadina.
Anche in territorio italico troviamo quindi eroine dalle virtΓΉ maschili. Confluisce nella tradizione romana, una tradizione preromana di eroine androgine, che perΓ² non ricalcano modelli ellenici.
La prima di queste eroine è Camilla. Eroina probabilmente di una saga volsca, ella era figlia di Metabo, re di Priverno. Quando il padre fu costretto ad abbandonare il regno, Camilla lo seguì nei boschi.
Durante l’esilio, furono costretti ad attraversare un fiume. Metabo, dopo aver consacrato la figlia alla dea Diana, nel caso si salvasse, la lanciΓ² al di lΓ del fiume Amasene, saldamente legata a una lancia.
In qualche modo, la figura della giovane si lega all’acqua, e questo passo puΓ² essere letto in chiave simbolica come una sorta di rito di purificazione. Scrive infatti Svetonio nelle πΊππππππβπ: “ππππ ππ’πππππππ§ππππ ππ£π£ππππ π ππ‘π‘πππ£πππ π π’ππππ’π, π ππ‘π‘πππ£πππ π ππ ππ’πππ, π ππ‘π‘πππ£πππ π π’ππππ”.
Nel caso di Camilla, sono presenti ben due degli elementi elencati dall’autore latino: acqua e aria.

Camilla imparΓ² anche l’arte della caccia e della guerra.
Durante la lotta contro Enea, Virgilio la descrive cosΓ¬: “πΌπ πππ§π§π ππππ π π‘ππππ π΄πππ§π§πππ ππ π’ππ‘π, π ππππππ‘π π’π π πππ π ππππππ‘π‘πππ, ππ πππππ‘πππ‘π πΆππππππ, π πππ ππππππ πππππ π ππππππππ ππππ‘ππππππ, πππ ππ π£πππππ π ππ’ππ ππππ’πππ, πππ πππ π‘ππ πππ π‘ππππππππ. π΄π’πππ π‘πππ‘ππππ ππππ π πππππ π’ππππ π π’ππππ ππ π·ππππ. πΏππ, π π π‘πππ£πππ‘π ππππππ‘ππ πππ ππππ‘π ππππ’πππ, π πππππ ππππππ ππππ’ππππ ππ’πππππ‘π ππππππ, π£πππ‘πππππ π”.
Dunque, ella combatteva come un uomo, e cadde in battaglia per mano di Arrunte.
Altra eroina Γ¨ Clelia, che, durante la guerra contro il re di Chiusi Porsenna, era stata presa in ostaggio dai nemici, e assieme ad altre fanciulle si trovava negli accampamenti nemici, situati non lontano dalla riva del Tevere.
Per emulare il gesto eroico di Muzio, dice Livio (che la definisce ππ’π₯ πππππππ ), Clelia fu indotta a compiere a sua volta un atto di eroismo. Elusa la sorveglianza, la fanciulla passΓ² a nuoto il fiume sotto i dardi nemici, alla testa di una schiera di vergini, che tornarono tutte sane e salve a Roma.
Nell’Urbe ricevette anche un onore insolito per una donna: una statua collocata nella via Sacra.
Plinio aggiunge: “π’ππ π π‘ππ‘π’π πππ’ππ π‘ππ, ππππ π π πππ πππ π π π π’ππππππππ‘π πππππππ πππ‘ππππ πππ ππ π‘πππ; ππ’ππππ πΏπ’ππππ§ππ π π΅ππ’π‘π, πβπ ππ£ππ£πππ πππππππ‘π π ππ π πππ’π π πππ ππ’πππ πΆπππππ πππ π π‘ππ‘π ππππ π ππ ππ π‘πππππ, πππ ππ£ππ£πππ πππππ£π’π‘π ππ’ππ π‘π πππππ”.
Anche nella vicenda di Clelia torna perΓ² un elemento fondamentale: l’acqua. Anche l’etimologia del nome Γ¨ legato a πππ’πππ, ossia “purificare”.
Alcuni studiosi sono propensi a vedere nell’attraversamento nel fiume da parte di Clelia alla testa delle vergini la trasposizione mitica di un rito di passaggio dall’etΓ impubere a quella pubere.
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E. Cantarella 2015, Passato prossimo
