“Veni, vidi, vici”. La battaglia di Zela (47 a.C.).

La frase “Veni, vidi, vici” (“Venni, vidi, vinsi”) è uno dei più celebri aforismi di Cesare.

Ma quando e perché Cesare dice – o meglio, scrive – tale frase?

Nel 47 a.C., la sanguinosa guerra civile tra Cesare e Pompeo è in corso ormai da due anni.
Anche se Pompeo è stato assassinato nel 48 a.C. da Tolemeo XIII, la guerra continua, sia contro i partigiani di Pompeo (gli 𝘰𝘱𝘵𝘪𝘮𝘢𝘵𝘦𝘴) che contro chi intende approfittare della situazione di caos della Repubblica.

Tra questi, Farnace II, re del Ponto, che proprio nel 47 a.C. scaccia le guarnigioni romane dal suo territorio, conquista alcuni territori e sconfigge il governatore d’Asia, inviato da Cesare, in battaglia.

Il 𝘥𝘪𝘤𝘵𝘢𝘵𝘰𝘳, risolta la guerra alessandrina, decide di risolvere personalmente la faccenda. Una volta giunto in Siria, marcia immediatamente alla volta del Ponto, alla testa dei suoi legionari: i veterani della Legio VI Ferrata (ridotti a meno di mille uomini), la XXII Legio Deiotariana (creata dal re galata Deiotaro e composta da Galati) e altre due legioni, delle quali l’autore del 𝘉𝘦𝘭𝘭𝘶𝘮 𝘈𝘭𝘦𝘹𝘢𝘯𝘥𝘳𝘪𝘯𝘶𝘮 non riporta il nome.
Plutarco, invece, parla solo di tre legioni.

Farnace II tenta di prendere tempo promettendo sottomissione, ma non sono evidentemente le sue vere intenzioni.
Visto che il re del Ponto continua a eluderlo, Cesare decide che risolverà la questione con le armi.

Farnace è accampato presso una valle nelle vicinanze della cittadina fortificata di Zela con il suo esercito – non ne conosciamo l’esatta entità, forse 20.000 uomini, compresa cavalleria pesante e carri falcati.

Cesare decide di fortificare una posizione sopraelevata nei pressi della medesima valle, mettendo al lavoro la maggior parte dei suoi e tenendo solo una parte in ordine di battaglia.

All’improvviso, Farnace ordina alle sue truppe di schierarsi fuori dall’accampamento e di avanzare attraverso la valle.
Inizialmente Cesare non capisce, e anzi irride il suo avversario che sta apparentemente ammassando molto uomini in un luogo così stretto.

Illustrazione di G. Rava

Ma quando vede che i soldati del Ponto risalgono l’altura sulla quale si sta fortificando, si rende finalmente conto che Farnace sta conducendo un assalto in piena regola.

Il re del Ponto sa che usualmente attaccare in salita non è una situazione ideale, ma confida nell’effetto sorpresa, nei pochi legionari già pronti a combattere e nei suoi uomini, che hanno già sconfitto i Romani.

Mentre Cesare cerca di mettere assieme una linea di battaglia, Farnace manda in avanti i suoi carri falcati.

La prima reazione dei Romani non è ordinata, e lo stesso autore del 𝘉𝘦𝘭𝘭𝘶𝘮 𝘈𝘭𝘦𝘹𝘢𝘯𝘥𝘳𝘪𝘯𝘶𝘮 riporta che i legionari sono inizialmente quasi gettati nel panico, specie quando i carri sfondano la loro linea.

La carica dei carri è però presto fermata da una pioggia di 𝘱𝘪𝘭𝘢 e, quando il resto dell’esercito di Farnace attacca, la linea di Cesare è finalmente pronta a ricevere il nemico.

Anche se in minor numero, la Legio VI ferrata sul fianco destro, composta da veterani esperti e temprati dalla guerra, è la prima a respingere il nemico.
Il centro e la sinistra hanno vita più dura, ma dopo un combattimento feroce riescono a loro volta ad avere ragione degli avversari.

I soldati Farnace della prima linea iniziano a fuggire, travolgendo anche i loro stessi compagni mentre scappano dai legionari, che avanzano a tal punto giù dall’altura da attaccare anche l’accampamento fortificato del nemico. Farnace stesso, con pochi soldati di cavalleria, fugge. L’esercito del Ponto è annientato.

La battaglia è durata cinque ore, ma soprattutto Cesare, che ha ottenuto una vittoria per lui stesso inaspettata, ha rapidamente messo fine alla guerra col Ponto con un’unica battaglia – anche se Farnace sarà sconfitto un’altra volta da uno degli ufficiali di Cesare.

Cesare entra a Zela da vincitore e da qui, consapevole del suo risultato, secondo la tradizione scrive in Senato il lapidario messaggio “Veni, vidi, vici.”

Nella sua sintesi, e sempre che sia vero, un messaggio che riassume perfettamente, anche se omettendo le difficoltà dello scontro, la straordinaria vittoria di Zela.

Fonti (clicca sui link per acquistare la tua copia)

Cesare, De Bello Alexandrino

Plutarco, Vite Parallele. Alessandro e Cesare

Svetonio, Vite dei Cesari


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