Nel periodo tra la fine della Repubblica e i primi secoli dell’impero, era usuale per i figli dei patrizi praticare sesso pre-matrimoniale (cosa che invece non era permessa alle figlie femmine) con delle concubine, le quali spesso erano schiave o liberte della famiglia.
Le concubine erano donne di umili origini, donne straniere (peregrinae) e donne accusate di adulterio.
Le concubine erano soprattutto scelte come “dame di compagnia”, poiché con loro non si correva alcun rischio d’esser accusati di stuprum, cioè d’aver rapporti sessuali extraconiugali con una donna nubile e rispettabile. Con loro, inoltre, non si rischiava nemmeno d’incappare in problemi di successione, qualora fossero nati dei figli.
A volte, la legge impediva agli uomini di prendere moglie, e li obbligava a vivere con una donna che era, di fatto, in stato di concubinato: questo era il caso dei soldati.
Un legionario, infatti, aveva l’assoluto divieto di contrarre matrimonio durante il servizio militare. Poteva farlo solo dopo l’ honesta missio, cioè il congedo. A quel punto, la donna con la quale aveva vissuto fino a quel momento poteva divenire sua moglie.
Inoltre, ai governatori, ai funzionari, ed agli altri ufficiali militari di stanza nelle province, era proibito sposare donne locali. Un’antica usanza prevedeva che, al momento della partenza, un funzionario o ufficiale – purché vedovo o celibe – ricevesse in dotazione cavalli, muli, abiti, denaro, un cuoco, un cocchiere, e una concubina.

Letture consigliate (clicca i link qui sotto per acquistare la tua copia del libro)
A. Angela 2010, Impero. Viaggio nell’Impero di Roma seguendo una moneta
A. Angela 2016, Amore e sesso nell’antica Roma