Tra la fine della Repubblica e durante tutto il periodo imperiale, era in voga una pratica che a noi oggi sembrerebbe un po’ bizzarra: “prestare” la propria consorte affinché generasse un figlio per un altro uomo.
Una specie di “utero in affitto”, per così dire.
Il marito doveva prima ripudiare la moglie, la quale sarebbe andata a vivere con un altro uomo con il solo scopo di garantire a quest’ultimo una discendenza. Spesso, le donne venivano “cedute” già incinte, per garantire l’ottima riuscita dell’affare.
A volte, questa strana pratica era proposta dalle mogli stesse, quando non fosse arrivata una discendenza maschile, per permettere al marito di poter avere figli insieme a un’altra donna. Questo perché c’era l’errata convinzione che il mancato concepimento della prole fosse unicamente colpa della donna.
Va ricordato che in epoche precedenti il marito poteva ripudiare la donna, non solo se ella non avesse garantito una discendenza in generale, ma anche se avesse generato solo figlie femmine.
Letture consigliate
A. Angela 2016, Una giornata nell’antica Roma
A. Angela 2016, Amore e sesso nell’antica Roma
F. Cenerini 2013, La donna romana
Fin dall’antica Grecia c’era questo concetto sbagliato che se la gravidanza non dava figli maschi allora era tutta colpa delle donne. Un concetto sbagliato che è durato per troppi secoli. Comunque un articolo davvero interessante.
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