A differenza dei plebei, che doveva accontentarsi dei fiori di stagione, i patrizi potevano permettersi di pagare una fortuna per vere e proprie “gemme”: le rose invernali dall’Egitto.
In questa provincia dell’Impero, il clima caldo permetteva la crescita di questi fiori. C’era ovviamente chi, intuendo l’affare, aveva organizzato delle spedizioni via mare, imbarcando le rose su navi dirette verso l’Urbe.
Queste rose, tuttavia, si regalavano solo in occasioni molto speciali: per esempio, Antonina minore, nipote di Augusto, le ricevette in dono il giorno del suo compleanno, il 31 Gennaio.
Come questi fiori riuscissero ad arrivare intatti a Roma è ancora un mistero.
In epoca imperiale, la navigazione era ufficialmente aperta col rito del Navigium Isidis, una festa dedicata ad Iside che si teneva il 5 marzo, per poi interrompersi a ottobre. Sebbene le navigazioni nel Mediterraneo fossero interrotte durante l’autunno e l’inverno, alcuni mercanti, dietro grandi compensi, rischiavano ugualmente e si mettevano in viaggio, percorrendo rotte sottocosta, più lunghe ma più sicure.
Date la richiesta e la possibilità di un guadagno, si presume che anche in Italia, specie nella zona di Paestum, i Romani abbiano migliorato le tecniche di coltivazione delle rose. Secondo lo studioso Mario Mello, in questa zona si riuscì a produrre un tipo di rosa rossa, molto profumata, che fioriva due volte l’anno.
Letture consigliate
A. Angela 2016, Una giornata nell’antica Roma
A. Angela 2010, Impero. Viaggio nell’Impero di Roma seguendo una moneta
A. Angela 2016, Amore e sesso nell’antica Roma
Un argomento molto interessante. Però sarei curioso anch’io di sapere come questi fiori riuscissero ad arrivare a Roma visto il lungo viaggio che dovevano percorrere.
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