Talismani dall’antichità: falli portafortuna

Il fallo, per i Romani, era portatore di vita ed allontanava spiriti maligni e le cattiverie della gente. Nelle città enormi falli erano eretti o raffigurati sulle pareti delle vie o sulle strade lastricate, specie in punti di pericolo (ad esempio un incrocio), oppure erano posti all’ingresso delle case (tintinnabula) da far risuonare al momento dell’ingresso nell’abitazione.
Spesso, chi possedeva un’attività commerciale ne metteva uno ben in vista per allontanare le invidie della gente.

La fertilità maschile, quindi, era vista come la miglior arma contro gli spiriti maligni. I Romani chiamavano l’organo sessuale maschile fas (da cui la parole “fascino”) o, in maniera molto più volgare, mentula.

I Romani erano convinti che il pene eretto, portatore di vita e fertilità, non solo funzionasse come protezione, ma anche come talismano per la prosperità: molti (non solo uomini, ma anche bambini e donne, e poteva essere posto anche sui cavalli) portavano amuleti a forma di piccoli peni eretti – generalmente di bronzo, ma anche d’oro, argento, corallo, osso – appesi a dei braccialetti, o più di rado al collo.
Questi amuleti prendevano il nome di fascinum. Quando ci si trovava in situazioni di pericolo o di sventura, li si toccava per scaramanzia.

Tra i legionari, inoltre, era molto diffuso un ciondolo con un doppio simbolo: un pene eretto unito alla base ad un braccio, che terminava col cosiddetto manus fica, cioè un pugno chiuso col pollice che s’infilava tra l’indice ed il medio, a simboleggiare la penetrazione.
Il nome del gesto, traducibile come “il segno o il potere del fico”, ha dato origine a uno dei modi popolari odierni per indicare l’organo riproduttivo femminile: i Romani infatti ritenevano che assomigliasse ad un fico dischiuso.

Invece, il termine “uccello” per indicare l’organo maschile deriverebbe dalla tradizione iconografica greca, che accumunava i volatili ai peni. In epoca ellenistica, inoltre, sono numerose le raffigurazioni di falli alati.
Questo simbolo portafortuna ha resistito molto oltre l’epoca romana: si trovano ancora nel Medioevo falli incisi o raffigurati sugli stipiti delle porte, anche se dopo l’XI secolo la Chiesa ha deciso di combattere queste superstizioni, trasformando questi simboli osceni in corni.

Infine, per rendersi conto della sopravvivenza di questa eredità romana, basti pensare anche a certi gesti scaramantici che si fanno ancora oggi.

Curiosità: cos’erano le falloforie?

Dato che il fallo era visto come simbolo di buon auspicio e di fertilità, vis genitalis, spesso erano indette delle processioni in cui si portavano peni eretti enormi di legno: un’usanza derivata al mondo ellenico.

Letture consigliate

A. Angela 2016, Una giornata nell’antica Roma

A. Angela 2016, Amore e sesso nell’antica Roma


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