Titolo: “La cavalleria nel mondo antico. Dagli Assiri alle invasioni barbariche.”
Autore: Maxime Petitjean
Anno pubblicazione: 2018
Editore: 21 Editore
Sintetizzare una lunga Storia, smontando qualche mito ancora duro a morire e nel frattempo aprendo qualche prospettiva nuova e interessante sul tema.
Il tutto condensato in circa 260 pagine.
Pare un lavoro impossibile. Eppure Maxime Petitjean è perfettamente riuscito nell’impresa, in modo impeccabile.
Come accennato sopra, il libro è di 260 pagine, ma la trattazione vera e propria si condensa in circa 170 pagine. Il resto del volume è occupato da un poderoso apparato bibliografico e di note, il che contribuisce a rendere davvero solido “La cavalleria nel mondo antico”.
Che miti smonta dunqueMaxime Petitjean nel suo libro?
Ne citeremo giusto due, per non togliervi il piacere della lettura di questo saggio davvero bello.
Il primo: il fatto che il mondo antico sia stato un’epoca di sole fanterie, nel quale la cavalleria ebbe un ruolo solo secondario. Emerge bene durante tutto il libro come non sia stato affatto così.
Questo è mostrato in modo evidente proprio in seno a quelle culture che consideriamo più aliene al combattimento a cavallo, ovvero la Grecia classica e la Roma antica.
In entrambi i casi le forze di cavallerie più volte si rivelarono fondamentali nell’andamento di uno scontro o una guerra, tanto che si cercava di dotarsene per il possibile.
Particolarmente il caso romano è interessante, poiché si evince non solo come già in età arcaica fosse sviluppata una cavalleria vera e propria, ma che la cavalleria avesse un ruolo di primo piano e di prestigio in seno al mondo repubblicano.
Erano i cavalieri a formare l’aristocrazia, ed erano loro a doversi far notare sul campo di battaglia con le loro prodezze, secondo un modello di combattimento eroico – un modello messo in crisi dalla tattica di guerriglia usata durante la Seconda Guerra Punica e che sarà più tipica delle funzioni tattiche della cavalleria romana dell’evo imperiale.
Anche a questa è dedicata un bel capitolo del libro, in particolare allo sviluppo delle cavallerie ausiliarie, al loro utilizzo, alla forte connotazione etnica e sociale di questi reparti.
Un secondo mito è messo in discussione, nonché efficacemente smontato, nel corso del libro.
Secondo Petitjean infatti non vi sarebbe da mettere in contrapposizione tanto un modello “occidentale” e uno “orientale” di fare la guerra, quanto un modello “sedentario” con un modello “della steppa”.
Anche in questo caso, è il mondo romano a rendere evidente questa dicotomia, nel periodo tardo antico.
Non a caso, forse anche in modo un po’ provocatorio, proprio il capitolo finale dedicato alla tarda antichità è intitolato “L’età tardoantica ovvero l’epoca d’oro della cavalleria”.
In questo capitolo del libro si delinea non solo una grande specializzazione della cavalleria nel mondo romano fino al IV-V secolo, ma anche come con il passare del tempo si prenda sempre più a modello il modello di esercito della steppa, per quanto declinato alle realtà sedentarie del mondo romano (nonché quello germanico).
Questo in particolare risulta evidente nel VI secolo, quando l’esercito completamente montato degli eserciti della steppa diviene effettivamente l’esercito paradigmatico, quello al quale tutti puntano.
Del resto basta leggere le fonti del VI secolo (es. Procopio e lo Strategikon) per rendersene conto. Questo tanto per gli eserciti imperiali, quanto per gli eserciti dei regni germanici. In più occasioni i Vandali e i Goti che guerreggiarono contro Belisario e Narsete misero in campo eserciti composti quasi solo da cavalleria, seppur non da arcieri a cavallo.
La trattazione di questi due punti da soli penso valga tutto il libro, ma non si può certo limitare “La cavalleria nel mondo antico” a questo.
Petitjean infatti esplora in modo estremamente meticoloso e puntuale la nascita e lo sviluppo stesso della cavalleria, i modelli di prime cavallerie vere e proprie in seno agli Assiri, la grande stagione del mondo macedone ed ellenistico, e molto altro ancora.
Unica pecca che ho riscontrato: un “tedeschi”, forse incautamente usato in luogo di “Germani”, nella prefazione del libro, ad opera del prof. Giusto Traina.
Un dettaglio, probabilmente una svista, del tutto trascurabile e che non può inficiare l’alta qualità di questo lavoro.
Se siete appassionati di Storia militare antica, non vi potete proprio perdere questo gioiellino.
Questo è un libro che non può davvero mancare alla vostra libreria.
Queste sono le recensioni migliori: brevi e concise, con l’indicazione del numero delle pagine totali e di quelle della bibliografia e pregi e difetti ben evidenziati. Grazie! Quando dovrò cercare informazioni sulla cavalleria romana ora so dove cercarle.
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