Nell’immaginario collettivo, la figura del legionario iconico, a volte stereotipato, è legata in modo imprescindibile alla “scarpa legionaria” per eccellenza: la caliga.
Ma quando nasce questa scarpa? E per quanto tempo viene utilizzata?
Le prime testimonianze della caliga sono iconografiche, e questa scarpa in quel senso sembra comparire in modo estremamente chiaro solo nel periodo augusteo.
Esistono tuttavia già testimonianze di scarpe aperte e chiodate, simili a 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢𝘦, in fonti più antiche: la più risalente è senz’altro fronte fittile di Talamonaccio-Orbetello, da mettere in relazione alla battaglia di Talamone del 225 a.C. ma realizzato nel 150 a.C.
La nascita delle prime forma di 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 potrebbe quindi risalire almeno alla metà del II sec. a.C.
E ciò probabilmente non è un caso: proprio in questo periodo esplodono le grandi guerre di conquista nel Mediterraneo, al di fuori dall’Italia, e una scarpa come la 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 è assolutamente adattata a lunghe marce.
Nel corso dei successivi tre secoli, la 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 diventa talmente un simbolo del soldato romano che i legionari vengono chiamati anche 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢𝘵𝘪, e per indicare la provenienza di un ufficiale che ha iniziato la carriera dai ranghi più bassi si usa l’espressione 𝘢 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 (“dalla caliga”).

La costruzione della 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 è estremamente semplice: la struttura principale è composta da un unico pezzo di cuoio, dal quale le “strisce” sono ricavate tagliando via il cuoio in eccesso. Le “strisce” di cuoio sono così avvolte intorno al piede, tramite un laccio, fissato alla caviglia – da qui l’etimologia della 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢, da 𝘤𝘢𝘭𝘹 𝘭𝘪𝘨𝘢𝘵𝘢𝘦, ovvero “legate al calcagno”.
Alla tomaia della scarpa è poi attaccata una robusta suola chiodata, per aiutare la conservazione della suola e l’aderenza al terreno (si tratta di un espediente già usato anche da altre civiltà del mondo antico, e non solo in ambito militare).
I chiodi delle 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢𝘦, chiamati 𝘤𝘭𝘢𝘷𝘪 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢𝘳𝘦𝘴, hanno usualmente una testa conica o piramidale (cosa che può risultare pericolosa per il piede di uno sfortunato passante, come ricorda Giovenale), e spesso sono disposti a formare delle decorazioni più o meno complesse.
La 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 propriamente detta, come altri elementi del legionario “iconico”, ha una vita non eccessivamente lunga: trovare reperti o raffigurazioni posteriori alla fine del I sec. d.C. è cosa abbastanza rara. Con il tempo, le vengono preferiti altri tipi di calzatura, come i calcei.
Tuttavia è possibile che una forma di 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 sia sopravvissuta per più tempo, poiché nell’editto dei prezzi di Diocleziano del 301 si trova anche menzionato il costo massimo per un paio di 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢𝘦 non militari, e in ambito iconografico alcune scarpe aperte e caratterizzate da strisce, per quanto molto diverse da quelle antiche, sembrano vedersi anche nel periodo tardo antico.
La 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 è indossata a piede nudo?
Da quanto possiamo vedere dall’iconografia, usualmente sì…ma non sempre.
In caso di ambiente umido o freddo, la 𝘤𝘢𝘭𝘪𝘨𝘢 è infatti indossata insieme a dei “calzettoni” (𝘶𝘥𝘰𝘯𝘦𝘴) in cuoio, più simili a una scarpa morbida senza suola che a dei calzini.
Abbiamo una straordinaria prova di questo proprio dall’Italia augustea, poiché tra i reperti della famosa nave di Comacchio spuntano proprio queste particolari coperture per i piedi.

Letture consigliate
G. Cascarino 2008, L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol. II: da Augusto ai Severi
G. Cascarino 2021, Ornatus. L’abbigliamento dei Romani.