Negli ultimi due secoli di vita dell’impero romano, la flotta imperiale ha perso gran parte del suo antico smalto (e questo, in realtà, già a partire dal XII secolo).
Tuttavia, almeno nel corso del XIII secolo gli imperatori fanno il possibile per mantenere una flotta militare sufficientemente poderosa ed efficiente – anche per contrastare i legni delle repubbliche marinare italiane, Venezia e Genova in testa.
Al 1283, giusto una ventina d’anni dopo la riconquista di Costantinopoli, l’impero ha così rimesso insieme una flotta imperiale di circa 80 navi, ai cui remi siedono i 𝘱𝘳𝘰𝘴𝘢𝘭𝘦𝘯𝘵𝘢𝘪 (rematori) e con equipaggi armati, costituiti da 𝘵𝘻𝘢𝘬𝘰𝘯𝘦𝘴 e 𝘨𝘢𝘴𝘮𝘰𝘶𝘭𝘰𝘪.

Ma questo apice dura pochissimo.
Andronico II, che regna dal 1282 al 1328, per tagliare le spese statali decide di farlo proprio con la flotta, appoggiandosi su mercenari e vascelli genovesi.
Una situazione che, tra mercenari spesso ingestibili, crisi economica senza fine e guerre civili, renderà impossibile tornare indietro.
A partire dal XIV secolo, i legni propriamente imperiali delle flotte romane ammontano sempre ad appena una decina di navi, mentre il resto quasi sempre sono fornite da alleati e mercenari – particolarmente di origine italiana.
La nave da guerra più usata del periodo è la galea, assai simile (e quasi certamente discendente) al veloce dromone tardo antico, spesso dotata anche di armi da lancio.
La flotta degli ultimi anni dell’impero è usualmente comandata da un 𝘔𝘦𝘨𝘢𝘴 𝘋𝘶𝘬𝘢𝘴, grosso modo traducibile come “Grande Ammiraglio”.
Sotto il 𝘔𝘦𝘨𝘢𝘴 𝘋𝘶𝘬𝘢𝘴 esistono anche vari gradi al suo comando, tra i quali il 𝘔𝘦𝘨𝘢𝘴 𝘋𝘳𝘰𝘯𝘨𝘢𝘳𝘪𝘰𝘴 e gli 𝘢𝘮𝘪𝘳𝘢𝘭𝘦̀𝘴 (ammiragli).
L’ultimo 𝘔𝘦𝘨𝘢𝘴 𝘋𝘶𝘬𝘢𝘴 attestato è Leontarios, il comandante della flotta imperiale alla battaglia delle Echinadi del 1427.
Leggi anche Gli ultimi eserciti romani (XIII-XV sec.). Dalla Quarta Crociata alla fine dell’impero
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R. D’Amato 2016, Byzantine Naval Forces 1261-1461