I Saturnalia erano un ciclo di festività, in onore di Saturno, antico Dio Romano delle messi, che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre.
A differenza del culto di Saturno, praticato solo nel territorio laziale, questa festa si diffuse in ogni provincia dell’impero, e rimase popolare fino all’avvento del Cristianesimo.
Queste festività, considerato come si svolgevano, sono forse più vicine al nostro carnevale, ma ricorrevano durante il periodo del solstizio d’inverno, all’incirca nei giorni in cui attualmente ricorrono le celebrazioni natalizie e di Capodanno.
Il mese di dicembre era dedicato proprio a Saturno. In questo mese, il Sole giunge al punto più angusto della sua parabola discendente, dando fine ed inizio ad un nuovo ciclo.
Saturno era stato il dio dell’Età dell’Oro, periodo mitico in cui gli uomini erano felici e vivevano in uguaglianza e armonia.
Era questa condizione che si voleva ricreare nei giorni dei Saturnalia, con banchetti e convivi per ricordare l’abbondanza della terra, e concedendo agli schiavi la “libertà”…ma solo per una sera!
Gli schiavi si facevano cucinare e servire la cena dai padroni, mangiavano e bevevano a volontà, facevano baldoria per le strade.
La prima notte, era la notte dei contrari: i servi diventavano padroni, le donne uomini, i bambini adulti…Era la notte in cui impazzire era lecito!
La festa prevedeva un solenne sacrifico presso il tempio di Saturno, al quale seguiva un banchetto (convivium publicum), al termine del quale i partecipanti si scambiavano un saluto ben augurante: “Io, Saturnalia!”.
Vi erano poi altri banchetti privati con parenti ed amici, che potevano a volte degenerare in orge e crapule.
Questi banchetti erano spesso molto abbondanti e dispendiosi.
Nel 161 a.C. il console Gaio Fannio Strabone propose una legge (Lex Fannia) che fissava a 100 assi il prezzo massimo per la spesa dei convivi in queste occasioni.
Durante i Saturnalia si poteva inoltre giocare a dadi. Una cosa apparentemente da poco, ma che sin dal periodo repubblicano la legge proibiva severamente.
Inoltre, ci si scambiava dei doni (strenne). Molto comuni erano delle figurine di terracotta (sigillaria).
Si sorteggiava poi il “re della festa” (princeps Saturnalicius), che doveva occuparsi del buon andamento dei festeggiamenti.
Questa festività era celebrata anche negli accampamenti delle legioni, nei quali prendeva il nome di Saturnalicum Castrense.
Questo era un grande momento di socializzazione, in cui gli ufficiali avevano modo di conoscere meglio le truppe.

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F. Dupont 1990, La vita quotidiana nella Roma repubblicana
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