Titolo: Canne. Descrizione di una battaglia.
Autori: Massimo Bocchiola, Marco Sartori
Anno prima pubblicazione: 2008
Editore: Mondadori
Recentemente ripubblicato come “La battaglia di Canne” dalla UTET.
“Canne” è un libro al quale sono particolarmente affezionato, probabilmente perché si tratta del primo saggio che abbia letto sulla celeberrima battaglia della Seconda Guerra Punica.
Si tratta di un saggio dall’impianto piuttosto “tradizionale”, per quanto concerne la saggistica sugli episodi militari, ma questo contribuisce solo a renderlo più solido.
Gli autori partono molto dall’esterno, per poi chiudere sul particolare – e questo è un tratto che non caratterizza solo il libro in generale, ma anche tutte le sue sezioni nello specifico.
Il prologo (così è chiamato nel libro stesso), che occupa circa una cinquantina di pagine, è dedicato alla descrizione delle due città/culture rivali, Cartagine e Roma – la sezione dedicata a quest’ultima è, probabilmente anche per maggioranza di fonti a disposizione, un po’ più lunga.
Segue la prima parte, che sembra condurci subito sul luogo della battaglia, studiandone le caratteristiche e i suoi narratori antichi (nella fattispecie, Polibio e Livio), ma che in realtà è una lunga ma quanto mai necessaria “digressione” sulla stirpe dei Barca e sulle azioni dei Cartaginesi per rialzarsi dalla disfatta della Prima Guerra Punica: per dirla in breve, vengono raccontate le tappe che hanno portato Annibale in Italia e a Canne.
Con la seconda parte, si inizia a entrare nel vivo, con la descrizione della composizione dei due eserciti e degli armamenti dei soldati. Sebbene trattato sommariamente, questo ultimo punto è forse uno di quelli che maggiormente soffre nel libro, poiché gli armamenti spesso sono descritti in modo approssimativo quando non errato (es. descrivere i fanti libici e punici come armati generalmente “alla oplitica” non è decisamente corretto), ma in parte può essere scusato da una relativa mancanza di fonti da una parte, e dal fatto che non si tratta del focus principale del libro dall’altra.
La seconda sezione si chiude con la descrizione degli schieramenti e l’inizio della battaglia che dà il titolo al libro.
La battaglia in sé occupa in toto la terza e la quarta parte del libro, e viene narrata e spiegata in modo estremamente efficace: ogni aspetto dello scontro viene analizzato e messo in rapporto con diversi aspetti storici e culturali propri del periodo nel quale si svolse, in modo da aiutare il lettore a meglio comprendere come e perché avvengano certi fatti sul campo di battaglia.
In particolare, sono a mio avviso decisamente notevoli sia il capitolo dedicato alla differenza tra la battaglia “immaginata” e quella reale, vista dal soldato sul campo; sia soprattutto alla sezione che spiega in modo molto efficace come mai i soldati Romani si vadano a infilare con così grande impeto nell’imbuto che Annibale ha creato per loro al centro dello schieramento. Non dobbiamo solo immaginare, infatti, che questi avanzino poiché stanno avendo apparentemente ragione di Galli e Iberici, ma anche e soprattutto perché infusi dal pensiero costante di dover dimostrare la loro virtus guerriera.
Dopo aver studiato ogni aspetto e movimento della battaglia, gli autori si soffermano in modo molto ragionato sul dopo, e sulle conseguenze dello scontro. In particolare, fanno notare in modo molto chiaro come l’interesse di Annibale e di Cartagine non fosse quello di distruggere e conquistare Roma, ma più che altro di annichilirne il potere attraverso lo scardinamento dell’alleanza con i popoli italici – strategia che, come dimostra l’esito della guerra, non andò affatto a buon fine per i Punici.
In conclusione, “Canne” (o, se preferite il titolo con il quale è stato recentemente ripubblicato, “La battaglia di Canne”) resta ad ora uno dei miei saggi preferiti, non solo di Storia romana ma in generale. Oltre al contenuto, anche la lettura è estremamente scorrevole e ben difficilmente vi potrà annoiare.
Una lettura sicuramente da non perdere.