
Sono un rievocatore.
Mi diverto a fare quel che faccio, a ritrovarmi con altri come me nei fine settimana per “cambiare epoca”, a dismettere i miei abiti moderni e, se capita, a combattere insieme ad altri appassionati dell’arte della spada.
Ma non è per queste cose che cuore e anima mi spingono a farlo.
Sono un rievocatore perché ho il sacro compito di raccontare una storia.
Non è la storia degli oggetti che indosso, che ricreo, che uso: presi da soli, gli oggetti non rimangono altro che entità inanimate, immobili e mute.
È la storia di coloro che hanno usato quegli oggetti. Il loro mondo, il loro pensare così diverso eppure così simile al nostro, le loro speranze e paure, i loro sogni.
Sono un rievocatore perché ho il dovere di far udire di nuovo voci e respiri che altrimenti rischierebbero di andare persi per sempre.
Sono un rievocatore. Ho un dovere e una responsabilità verso chi mi ha preceduto.
E non intendo tirarmi indietro.