Il 9 agosto 378, come è ben noto, l’esercito dell’imperatore Valente viene distrutto alla battaglia di Adrianopoli. Secondo lo storico Ammiano Marcellino, ben due terzi delle truppe restano sul campo.
E questo dopo una battaglia che stava vedendo vincitori i Romani, presumibilmente pure in inferiorità numerica, come era successo anche alla Battaglia dei Salici dell’anno precedente.
La battaglia si accende per molti motivi, tra i quali il fatto che l’intelligence di Valente ha riportato erroneamente all’imperatore che i Goti non sono che 10.000 – quando, nella realtà, dovevano essere almeno il doppio o il triplo.
Tuttavia, l’arrivo imprevisto della cavalleria dell’esercito goto (composta da Goti, Alani e Unni) su un fianco e alle spalle dell’esercito romano, abbandonato dalle proprie forze montate, segna il destino della battaglia nonché di numerosissimi ufficiali e dell’imperatore in persona.
A questo va aggiunto che la riserva tattica, che aveva ribaltato la situazione a favore dei Romani alla battaglia dei Salici, ad Adrianopoli non è presente o, probabilmente, fugge, compromettendo l’esito dell’intero scontro (che a quel punto, forse, non era però già più recuperabile).
Non sappiamo esattamente quanti siano i soldati di Valente, poiché le fonti non lo riportano, e le stime moderne sono decisamente variabili, tra i 15.000 e i 30.000 uomini.

C’è anche un’altra informazione, che non conosciamo precisamente, ma che fortunatamente dalle fonti possiamo provare a ricostruire: quali sono le legioni romane impegnate ad Adrianopoli?
Prima di continuare, una premessa.
In questo periodo storico, le unità militare romane sono spesso ancora chiamate 𝘭𝘦𝘨𝘪𝘰𝘯𝘦𝘴, come attesta Ammiano Marcellino.
Tuttavia, ormai sempre più spesso le unità vengono chiamate o con riferimento ai loro uomini, invece che al nome dell’unità (es. Quartodecimani in luogo di Legio XIV), oppure l’unità prende il nome di numerus, termine che rimarrà in uso fino al VII secolo.
Lo storico Simon MacDowall, stimando le forze di Valente a 15.000 soldati, ipotizza di poterle suddividere circa così: 1500 scholae palatinae, 2500 cavalieri tra truppe palatine e comitatensi, e circa 11.000 fanti, tra legiones comitatenses e auxilia– MacDowall ipotizza già la presenza di legiones palatinae e auxilia palatinae, ma personalmente preferisco rifarmi alle ricostruzioni più recenti, come quella del prof. Gastone Breccia, che vedono l’istituzione degli eserciti praesentales (“in presenza” dell’imperatore) solo a seguito di Adrianopoli, a opera di Teodosio.

Tuttavia, queste unità campali potrebbero essere proprio alla base dei due futuri eserciti “in presenza” dell’Oriente, quindi non è un caso se molte delle unità che vedremo potrebbero essere rintracciabili con quelle indicate proprio per questi due eserciti.
Le truppe ad Adrianopoli sono sia parte dell’esercito che Valente porta con sé dall’Oriente, raccolto precedentemente anche da altre province, che probabilmente quanto restava dei reparti di Tracia coinvolti nei primi due anni di guerra.
È il solito Ammiano Marcellino a darci qualche accenno, qua e là, di alcune delle truppe presenti ad Adrianopoli, pur senza darci un quadro completo.
Con un certo grado di cautela, possiamo provare a ricollegarle a truppe che troviamo nella Notitia Dignitatum – ricordando che il documento raffigura la situazione 20-30 anni dopo la battaglia, e che molte unità sono state spostate da un esercito all’altro.
Sappiamo della presenza di candidati, quaranta uomini scelti come guardia personale dell’imperatore, provenienti dai reparti delle scholae, i reparti di cavalleria pesante della guardia imperiale.

Queste ultime non sono esplicitamente nominate, ma possiamo ipotizzare con una certa sicurezza che alcuni reparti siano presenti alla battaglia, al seguito dell’imperatore. Quali reparti, questo è impossibile saperlo con precisione.
Nelle fasi iniziali dello scontro sono nominati dei generici scutari, così come degli armigeri, che avrebbero abbandonato la difesa di Valente. Potrebbe trattarsi, almeno nel secondo caso, di una schola armaturarum (non però attestata per l’Oriente), e nel primo caso si potrebbe cercare una corrispondenza con almeno una delle tre scholae scutariorum dell’Oriente (prima, secunda e sagittarii).
Tuttavia si tratta di un’ipotesi molto stiracchiata, anche considerando la genericità dei termini scutari e armigeri.
[Leggi anche Le guardie imperiali della tarda antichità. Protectores, scholae, candidati, excubitores]

A fuggire dal campo è anche un’unità di Batavi (il nome è da intendersi unicamente come “residuo vestigiale” dell’origine ancestrale dell’unità). Il comandante della cavalleria, Vittore, tenta infatti di radunare proprio questa unità per almeno portare in salvo Valente, ma quando arriva dove si aspetta di trovarli, non li trova più, spingendo così anche Vittore a mettersi in salvo.
Questi Batavi sono evidentemente stati pensati come una riserva tattica, poiché ci viene detto che sono schierati “in posizione ausiliaria, poco lontano” (in subsidiis locatos haut procul), e ci viene detto in modo piuttosto esplicito che dovrebbe trattarsi di un’unità di auxilia.
In questo caso, l’ipotesi più plausibile è che si tratti dei Batavi Seniores che ritroviamo poi tra le auxilia palatina di uno dei due eserciti praesentales orientali.
Non escluderei, tuttavia, che possa trattarsi in realtà di un’unità di cavalleria, quindi un reggimento di quegli Equites Batavi che troveremo poi in Gallia qualche decennio dopo.


Sempre parlando della cavalleria romana, ci viene detto che nello scontro cade anche un tale Potenzio, giovane tribuno dei promoti.
Abbiamo diverse vessillazioni di Equites promoti nella Notitia Dignitatum, sia a Oriente che a Occidente. Quelli di Adrianopoli è possibile che corrispondano agli Equites promoti, sia Seniores che Iuniores (non sappiamo quando sia avvenuta la divisione), che troviamo poi tra le truppe, nuovamente, di uno dei due eserciti praesentales orientali.

Ci viene detto che, nel mezzo dello scontro, quando l’attacco laterale della cavalleria nemica è già avvenuto, l’imperatore Valente trova brevemente rifugio “presso i lancieri (lancearii) ed i mattiarii, i quali, finché si poté resistere alla moltitudine dei nemici, erano rimasti immobili e fermi”.
Si tratta evidentemente di unità di fanteria, e si tratta quasi sicuramente delle legiones di Lanciarii e Matiarii che troviamo in entrambi gli eserciti in presenza orientali, divisi entrambi in Seniores e Iuniores, per un totale, almeno all’epoca della Notitia, di quattro reparti. Non sappiamo, purtroppo, la situazione precisa nel 378.

Sappiamo della presenza di arcieri romani, quasi sicuramente più di un’unità, ma dire di che numeri si tratti con precisione è impossibile.
Possiamo forse ipotizzare almeno la presenza dei Tertii sagittarii Valentis, unità levata proprio da Valente, mentre non possiamo dare per certa la presenza di altre unità di arcieri che troviamo negli eserciti “in presenza” della Notitia (Sagittarii Gallicani, Sagittari Orientales e Sagittari dominici).

Sappiamo anche che, nei primi due anni di guerra, prima di essere costretto a muoversi con l’esercito, Valente invia in Tracia alcuni reparti stanziati in Armenia, che hanno combattuto lì di recente, ma che unità siano non è dato sapere.
In Oriente, troviamo una legione comitatense levata senz’altro da Valente, la Secunda Felix Valentis Thebaeorum. Non vi è traccia, tuttavia, di una Prima Felix Valentis: se mai esistita, come possibile, questa potrebbe essere stata tra le unità inviate in Tracia, distrutta ad Adrianopoli e, vista la sua assenza nella Notitia, mai più ricostituita.
Possiamo agilmente applicare questo ragionamento anche a un’unità che abbiamo già visto, i Tertii sagittarii Valentis: non sono infatti presenti da nessuna parte, nella Notitia Dignitatum, dei Primi e Secundi sagittarii.
Non è improbabile che anche queste unità siano state tra quelle portate ad Adrianopoli e lì distrutte, per non essere mai più ricostituite (o i cui resti sono poi confluiti in altri reparti).

Infine, ad Adrianopoli sappiamo della presenza di superstiti dalla battaglia di Dibaltum, una dura battaglia combattuta nel 377 dalla quale i Romani escono pesantemente sconfitti, con una tattica simile a quella di Adrianopoli – l’esercito in questo caso viene attaccato di sorpresa mentre sta ponendo il campo, respinge la fanteria nemica ma è sopraffatto dalla cavalleria, giunta di sorpresa sul campo, alle spalle.
[Leggi anche La battaglia dei Salici (377 d.C.)]
Ci viene detto che a Dibaltum è presente, come comandante, Barzimere, un tribuno degli Scutarii, insieme ai suoi uomini (quindi, confermando forse ad Adrianopoli anche la presenza di una di queste scholae).
Barzimere, scrive Ammiano, comanda alcuni reparti di fanteria, ma ce ne nomina solo uno: l’auxilium dei Cornuti, che è quasi certamente da identificare con l’omonimo reparto che troviamo tra le auxilia palatina di uno dei due eserciti “in presenza” dell’Oriente.

Bibliografia e fonti
Ammiano Marcellino, Storie
Zosimo, Storia Nuova
A. Barbero 2007, 9 agosto 378. Il giorno dei barbari
G. Breccia 2018, Lo scudo di Cristo. Le guerre dell’impero romano d’Oriente
M. Cappelli 2022, Il miglior nemico di Roma
P. Heather 2005, La caduta dell’impero romano. Una nuova storia
S. MacDowall 2001, Adrianople AD 378. The Goths Crush Rome’s Legions
