Titolo: “Il destino nelle stelle. L’astrologia nel mondo classico”
Autore: Dario Pedrazzini
Anno pubblicazione: 2016
Editore: Dielle Editore
Se oggi parliamo di astrologia, usualmente ci riferiamo a cose come l’oroscopo settimanale e alle caratteristiche caratteriali dei nati sotto un determinato segno zodiacale. Un tipo di attività che al giorno d’oggi è accolta sempre più spesso con scetticismo, scherno e materia per creduloni.
Tuttavia, non è sempre stato così. Al contrario: l’astrologia era una parte fondamentale del pensiero e del modo stesso di vivere di molte culture, e in particolare anche quella greca e romana.
Questo è ciò che racconta lo studioso e amico Dario Pedrazzini nel suo libro “Il destino nelle stelle“.
Come sintetizza l’autore già all’inizio, “L’astrologia ha rappresentato una forma di sapere imprescindibile dal pensiero antico, soprattutto in alcune epoche, senza la conoscenza della quale molti aspetti culturali, religiosi e filosofici della civiltà greco-romana risulterebbero incomprensibili o comunque incompleti.”
“Il destino nelle stelle” è un agile volume di appena 143 pagine, che l’autore scrive in modo chiaro, limpido e molto scorrevole, con una attenzione sempre particolare ai riferimenti alle fonti – Dario è uno studioso molto attento e meticoloso, e dal libro emerge molto chiaramente.
Quasi metà del libro è dedicata all’astrologia nel mondo romano…ma ci arriviamo a breve.
Prima è bene rispondere a una domanda, che potrebbe sorgere in coloro che sono avvezzi a certi argomenti: perché è presente il meccanismo della cosiddetta “Macchina di Antikythera” sulla copertina di un libro che parla di astrologia antica?
Presto detto: l’astrologia antica è intimamente legata all’astronomia, e si basa su complessi calcoli matematici. Tant’è vero che, come scoprirete all’interno del libro, non solo esistevano altri meccanismi atti al calcolo del movimento degli astri, come la Torre dei Venti (una torre ottogonale sull’agorà romana di Atene), ma che “astrologia” e “astronomia” erano chiamate indistintamente, in greco, astrologia, e che a sua volta rientrava nel più generico termine màthesis – ovvero, “matematica”.
Sempre per citare l’autore, “La precisione richiesta dalla pratica astrologica è stata probabilmente uno degli impulsi più importanti per il progresso dell’ingegneria e meccanica greca.
Gli astrologi antichi per redigere i loro oroscopi [NB: troverete il significato preciso di “oroscopo” all’interno del libro] avevano bisogno di conoscere la posizione di ogni astro ritenuto influente e la posizione dell’ascendente necessari a stabilire il tema natale di un certo individuo. Un simile calcolo era tecnicamente difficile, matematicamente complesso e presentava grandi rischi di errore […]”
Dopo una spiegazione dei principi dell’astrologia antica e un excursus riccamente documentato dalla sua nascita nel Vicino Oriente, in particolare a Babilonia, come semplice pratica divinatoria tra molte, alla sua ricezione e radicale trasformazione nel mondo greco ed ellenistico (nonché al legame tra l’astrologie e a numerose e importanti dottrine filosofiche elleniche), quasi metà del libro è dedicata, come accennato, all’astrologia nel mondo romano.
Un rapporto non sempre facile, poiché l’astrologia, oltre a essere un’arte straniera, esulava totalmente dalle usuali pratiche divinatorie romane.
Se esempi precoci di Romani interessati all’uso dell’astrologia e allo studio dei fenomeni astronomici per i loro fini (nel libro è descritto il caso esemplare di Gaio Suplicio Gallo) si trovano già nel II sec. a.C., è solo con l’età tarda repubblicana e con l’inizio del Principato che l’astrologia trova finalmente un suo spazio a Roma.
Leggendo il libro, scoprirete infatti che moltissimi imperatori o personaggi di spicco erano interessati all’astrologia, quando non dediti a studi astronomici e calcoli astrologici loro stessi – tra gli altri, io sono stato molto stupito di scoprire che Germanico, nipote e figlio adottivo di Tiberio, si dedicasse a questa arte, tanto da scriverne anche dei testi.
Questo non toglie ovviamente che il rapporto tra Romani e astrologia non fu sempre sereno. Fino alla tarda antichità, l’astrologia e gli astrologi subirono veti e sanzioni, ma non contro la pratica in sé. A essere condannata fu per lungo tempo, infatti, solo la pratica di usare l’astrologia per determinare il destino dell’imperatore.
La trattazione del rapporto tra astrologia, astronomia e i Romani è riportato e studiato in modo molto dettagliato nei quattro capitoli dedicati all’età imperiale, che trattano rispettivamente dell’età giulio-claudia, del periodo dei Flavi e degli Antonini, della dinastia dei Severi e, infine, del declino della disciplina astrologica nella tarda antichità, con l’avvento della religione cristiana – anche se un primo divieto generale all’astrologia, come scoprirete, avvenne già sotto l’imperatore Diocleziano, così come scoprirete che la messa al bando dell’astrologia fu molto lenta e graduale, e anzi, non sempre fattibile.
Avrei potuto raccontarvi molto di più su questo agile libro (per esempio, sul tentativo di calcolo dell’oroscopo di Romolo effettuato nel I sec. a.C.), ma non voglio privarvi del piacere della lettura di questo gioiellino.
Un testo che, se volete comprendere appieno la mentalità antica e capire alcune categorie di pensiero ormai per noi inusuali, deve assolutamente far parte della vostra libreria.
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