Diversi popoli ed eserciti hanno avuto le loro “Termopili” nel corso della Storia.
I Romani in questo non fanno eccezione. Esiste infatti una battaglia, oggi quasi dimenticata (ma che già gli antichi lamentavano essere poco ricordata), che già in antico era considerata le “Termopili romane”: la battaglia di Camarina.
258 a.C. La Prima Guerra Punica infuria ormai da sei anni.
Anche se il teatro terrestre si avvia a essere sempre meno rilevante rispetto a quello sul mare, la guerra sulla terraferma prosegue più sanguinosa che mai.
Nonostante la vittoria insperata alla battaglia di Milazzo, i Romani tra 260 e 259 a.C. hanno perso posizioni sull’isola.
Il console Aulo Atilio è determinato a riprendere le roccaforti perdute.
Dopo un infruttuoso assedio di Palermo, Atilio riesce a prendere con un assalto le città di Hippana e di Mitistrato.
Il prossimo obiettivo è la città fortificata di Camarina, sulla costa meridionale della Sicilia.
Procedendo incautamente, Atilio conduce le sue legioni in una valle…e in una trappola.
Non si rende conto infatti, se non troppo tardi, che i lati della valle sono presidiati dall’esercito cartaginese. Atilio sta per essere accerchiato e le sue legioni distrutte.
Un uomo, tuttavia, si accorge del pericolo: il tribuno Marco Calpurnio Flamma.
Flamma si rende conto dell’esistenza di un’altura con i fianchi scoscesi, non controllata dai Cartaginesi, al centro della valle. Se una piccola forza riuscisse a prenderla e a trattenere l’esercito punico abbastanza a lungo, le legioni potrebbero attraversare la valle.
Si tratta di un’operazione suicida. Ma è l’unica possibilità di salvare l’esercito.
Atilio, avvisato da Flamma, concorda con il piano d’azione, e chiede al tribuno chi comanderà tale gruppo di valorosi.
Calpurnio Flamma non ha esitazioni: “Se non trovi altri, puoi valerti di me per affrontare quel pericolo. Io offro la mia vita a te e allo Stato.”
Così, il tribuno raccoglie una forza di 300 uomini (una fonte riporta 400) e si dirige in fretta verso il colle, per conquistarne la cima.
Calpurnio Flamma esorta così i suoi: “Moriamo, soldati, e con la morte nostra strappiamo all’assedio le legioni circondate!”
Quando i Cartaginesi si rendono conto che i Romani stanno per conquistare il colle, è troppo tardi per impedirlo. Iniziano così a inviare i loro uomini migliori, fanti e cavalieri, per scalzare i 300 legionari.
I legionari si chiudono a cerchio, scagliano i loro pila e si preparano a resistere all’impatto con i mercenari di Cartagine (iberici, celti, liguri, italici, libi, balearici).
Il combattimento è feroce e dura a lungo. L’intero esercito cartaginese resta coinvolto nello scontro, mentre i 300 di Calpurnio Flamma resistono a ogni assalto.
Ma alla fine il numero deve prevalere sul coraggio: dopo il tremendo combattimento, e dopo che i Romani hanno portato con sé molti nemici, i legionari cadono tutti dal primo all’ultimo, colpiti da spade, lance e dardi.
Il sacrificio non è stato però vano. Aulo Atilio è riuscito infatti a sganciarsi e ad attraversare la valle. Poco tempo dopo raggiungerà Camarina e, dopo un assalto con le macchine da assedio, riuscirà a conquistarla.
…ma la storia non finisce qui.
Tra i 300 legionari, in realtà c’è un sopravvissuto: è Calpurnio Flamma.
Ferito e caduto, in realtà nessun colpo lo ha colpito alla testa. Sepolto dai cadaveri dei suoi compagni e dei nemici, dato per morto, viene ritrovato dai soldati cartaginesi…che decidono di risparmiarlo.
Non sappiamo se sia stato lasciato andare, se sia stato catturato e sia fuggito, se abbia dovuto attendere la fine della guerra.
Ma sappiamo che il suo coraggio è giustamente ricompensato e celebrato.
Al suo ritorno a Roma, Calpurnio Flamma riceve la 𝘤𝘰𝘳𝘰𝘯𝘢 𝘨𝘳𝘢𝘮𝘪𝘯𝘦𝘢, o corona ossidionale: uno dei più grandi onori militari che un soldato possa ricevere.
Pari solo alla corona civica, la corona ossidionale si può ottenere solo salvando un esercito assediato o evitando a un esercito romano la distruzione certa
Solo otto soldati romani, in cinquecento anni di storia repubblicana, sono stati insigniti di tale onoreficenza.
E con il suo eroismo a Camarina, Calpurnio Flamma si è certamente guadagnato la sua.
Leggi anche Le battaglie delle Termopili. Tre battaglie romane dimenticate.

Fonti (clicca i link qui sotto per acquistare la tua copia del libro)
Plinio il Vecchio, Storia Naturale
Tito Livio, Ab Urbe Condita