Titolo: “Come uccidere il padre. Genitori e figli da Roma a oggi”
Autore: Eva Cantarella
Anno pubblicazione: 2020
Editore: Universale Economica Feltrinelli
“Come uccidere il padre. Genitori e figli da Roma a oggi” è un recente ed entusiasmante saggio di Eva Cantarella. L’autrice, che ha insegnato Diritto Romano e Diritto Greco presso l’Università di Milano ed è global visiting professor alla New York University Law School, affronta in questo piccolo e agevole testo (che ho divorato veramente in poche ore) il tema della famiglia romana, come questa doveva apparire, quali erano le leggi che la regolavano, e soprattutto il rapporto fra genitori e figli.
“Nel presentare questo libro – scrive Eva Cantarella – […] devo fare una premessa: anch’esso è nato dal desiderio di verificare un’ipotesi che torna spesso nei mass media, nei dibattiti pubblici e nelle controversie private, insomma in ogni discussione sulla famiglia, la cui non meglio specificata crisi, i cui disagi e le disfunzionalità che spesso a caratterizzano -nonché i crimini di cui cronache e statistiche continuano purtroppo a darci notizia – sarebbero, tutti, da attribuire alla modernità. Quasi che la famiglia, prima della modernità, fosse stata un luogo al riparo, o comunque meno esposto a incomprensioni, conflitti e disagi. […] Quello che mi propongo, anche questa volta, è soltanto cercare di capire se, come e in che misura quei problemi possono essere ricondotti ai mutamenti che la modernità ha determinato nelle strutture familiari. […] Al netto dell’esaltazione dei valori e della bellezza della vita familiare, visti – in particolare a Roma – come baluardo della saldezza dello Stato, le fonti offrono un quadro dei rapporti familiari che segnala grossi problemi e solleva non poche perplessità”.
L’intento del libro è dunque quello di indagare le regole e la quotidianità della vita familiare nel mondo romano per confutare la credenza, attraverso le fonti, che vorrebbe che la famiglia infelice nasca nell’era contemporanea. L’indagine dell’autrice partono dalla protostoria di Roma per giungere fino alla Tarda Antichità col diritto giustinianeo; per poi concludersi con un breve excursus fino ai nostri giorni.
Sicuramente, o almeno a mio avviso, le parti più interessanti sono quelle dei capitoli due e sei, che affrontano rispettivamente il tema dell’omicidio, ma prima quello dei padri verso i figli, e poi il tema del parricidio e come questo fosse tremendamente punito con la poena cullei. Interessante notare come, inoltre, gli argomenti affrontati nel secondo capitolo (esporre i figli alla nascita, venderli come schiavi, metterli a morte, ecc.) rientrino nella sfera dei diritti che il pater familias poteva esercitare sui membri della propria famiglia. Addirittura, in molti casi, l’uccisione di una figlia aveva lo scopo di preservare l’onore della donna, e quello dell’intera famiglia. E a tal riguardo, Eva Cantarella riporta ben cinque storie esemplari. Al contrario, l’assassinio del proprio padre esce dalla sfera privata e investe quella pubblica, tanto che fin dall’età regia vennero emanate leggi al fine di tutelare i padri dalle violenze dei figli. La pena, inoltre, a cui erano sottoposti coloro che si macchiavano di tale crimine entrava anche nella sfera del sacro: la poena cullei, infatti, aveva un carattere purificatorio.
Ma cosa c’era all’origine di questi rapporti conflittuali? Fin dove si spingevano i diritti dei padri sulla propria prole e sui componenti del proprio nucleo familiare (schiavi inclusi)? Si può parlare di famiglia nucleare per il mondo romano?
A questi e a molti altri interrogativi potete trovare le risposte in questo piccolo e avvincente saggio. Un libro che non può mancare nella libreria di tutti coloro che son interessati a ogni aspetto della vita quotidiana del mondo romano, e a indagare in profondità la mentalità, la cultura, gli affetti, e le emozioni di uomini e donne così distanti nel tempo.
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“Come uccidere il padre. Genitori e figli da Roma a oggi“