La battaglia di Verona (312). Costantino contro Ruricio Pompeiano

Quando Costantino vince la battaglia di Torino nel 312, avrebbe la strada aperta per l’Italia centrale e, di concerto, verso Roma e verso il suo rivale alla porpora, Massenzio.

[Leggi anche La battaglia di Torino (312). La prima battaglia tra Costantino e Massenzio]

Tuttavia, l’esercito massenziano che Costantino ha sconfitto in Piemonte non è l’unica forza presente nel nord Italia.
Un altro esercito infatti è di guardia a nord-est, comandato da quello che probabilmente è il più capace e valoroso comandante di Massenzio: il prefetto del pretorio Ruricio Pompeiano.

Sappiamo abbastanza poco di questo personaggio se non, almeno grazie alle parole dei panegirici, che deve essere un avversario temibile, descritto come 𝘢𝘤𝘦𝘳𝘳𝘪𝘮𝘶𝘴 𝘥𝘶𝘤𝘪𝘣𝘶𝘴 𝘱𝘦𝘳𝘵𝘪𝘯𝘢𝘤𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘰𝘲𝘶𝘦 𝘱𝘳𝘢𝘦𝘧𝘦𝘤𝘵𝘰 e 𝘦𝘹𝘱𝘦𝘳𝘪𝘦𝘯𝘵𝘪𝘴𝘴𝘪𝘮𝘶𝘴 𝘣𝘦𝘭𝘭𝘪 (appellativi latini che hanno ben poco bisogno di traduzione).

L’esercito di Ruricio Pompeiano non dovrebbe in realtà affrontare Costantino, poiché Massenzio lo ha posto nelle Venetiae, per la precisione a Verona, per contrastare un eventuale attacco di un altro suo rivale, Licinio.
Ma dopo la vittoria di Costantino a Torino, la situazione è totalmente cambiata.

Inoltre, Costantino stesso, invece di discendere lungo la penisola, decide di muoversi verso est e affrontare proprio Pompeiano, per eliminare qualsiasi minaccia alle sue spalle quando finalmente marcerà verso Roma.

Pompeiano invia in prima istanza la sua cavalleria a occuparsi di Costantino, ma questa è sconfitta in battaglia dalla sua controparte costantiniana presso Brescia.
Avviene anche un secondo scontro, tra il grosso delle forze di Pompeiano e l’esercito costantiniano, ma le forze di Massenzio sono costrette a ritirarsi a Verona.

Illustrazione di Sean O’ Brogain

A questo punto Ruricio Pompeiano decide più saggiamente di barricare le sue forze dentro Verona: protetta da tre lati dal fiume Adige e da un’imponente cinta muraria, è senz’altro un osso duro anche per un comandante militare capace e abile come Costantino.

Mentre Verona è messa sotto assedio da Costantino, che tenta intanto di trovare un passaggio più a nord attraverso il fiume Adige senza scoperto, Ruricio Pompeiano riesce a uscire dalla città, per radunare un esercito nella provincia.
Il piano del prefetto del pretorio è quello di chiudere Costantino in una morsa, schiacciandolo tra l’esercito che avrà radunato e la guarnigione di Verona.

Quando il momento tanto atteso della battaglia arriva, tuttavia, i piani vanno in modo decisamente diverso da quelli di Ruricio Pompeiano.
Costantino, nonostante la situazione di disparità, divide le sue forze, lasciando parte delle truppe a tenere impegnata la guarnigione di Verona e guidando lui stesso le sue truppe contro l’esercito di rinforzo nemico.

Non abbiamo purtroppo troppi dettagli di questa importante battaglia – le nostre principali fonti sono i Panegirici Latini -, ma sappiamo che Costantino, la cui presenza deve essere stato un forte elemento per il morale del suo esercito, riesce a sconfiggere pesantemente le forze di Ruricio Pompeiano.
Il valoroso prefetto del pretorio, anch’egli personalmente al comando dei suoi uomini, muore in battaglia.

Alla vista della disfatta dell’esercito di rinforzo e della morte del loro comandante, le truppe di Verona depongono le armi e si arrendono infine a Costantino.
In breve tempo, anche Aquileia, Modena e Ravenna si sottomettono al Vincitore.

La via per Roma è finalmente aperta.
La guerra, e il destino dell’impero romano, saranno infine decisi pochi mesi più tardi, alla battaglia di Ponte Milvio.

[Leggi anche Maxentius Invictus. E se Massenzio avesse vinto a Ponte Milvio?]

Fonti

Panegirici latini


3 thoughts on “La battaglia di Verona (312). Costantino contro Ruricio Pompeiano

  1. Articolo breve e conciso ma preciso nei fatti vista l’esiguità delle fonti. Purtroppo non c’è una fonte archeologica che possa dare ulteriori notizie su questa battaglia. L’immagine di O’Brogain scelta per rappresentarla però non corrisponde a quello che poteva essere l’aspetto degli eserciti in campo più simile ai soldati romani della seconda metà del IV secolo

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    1. Ciao Floriano,
      grazie mille per i complimenti! Al contrario della battaglia di Torino in effetti, che io sappia, non sono mai stati ritrovati reperti inerenti la battaglia di Verona.

      Quanto all’aspetto dei soldati in immagine, in realtà è piuttosto accurato per il periodo descritto (anche se rappresenta, a memoria, una delle fasi della battaglia di Ponte Milvio in realtà; purtroppo non esistono immagini della battaglia di Verona; da qui il Chrismon sugli scudi di cavalieri, anche se in realtà quasi certamente non era presente).

      Elmi ad arco come quelli rappresentati erano già utilizzati nella prima metà del IV sec., e anzi, i primi tipi Intercisa datano alla fine del III.

      Al limite, ecco, avrei preferito vedere una maggior varietà, e la presenza di alcuni armamenti più tipici del III sec. che avremmo ancora visto in quella fase di transizione che fu l’epoca tetrarchica.

      -Tribunus

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      1. Ciao Mattia
        grazie per la tua pronta risposta. Ne approfitto per scambiare qualche battuta con te perché mi sto documentando per scrivere qualcosa riguardo l’esercito romano tardo imperiale. Riguardo l’immagine che per me è un po’ troppo fantasiosa per il periodo in questione ti dirò perché. Il così detto elmo intercisa comincia ad apparire verso la fine del III secolo ad imitazione degli elmi usati dai parti e sarmati; alcune legioni dell’illirico e delle provincie orientali lo usavano all’epoca di Diocleziano, forse anche prima ma sono solo ipotesi perché non ci sono riferimenti precisi sulla datazione (monete o altri reperti tipici dell’epoca). L’armatura dei fanti in primo piano è poco probabile, è vero che c’è un ritorno della “lorica hamata” ma per la copertura del braccio che impugnava la “spatha” si usava una specie di corazzatura segmentata ma è molto probabile che solo alcuni reparti ne usufruissero. L’esercito di Massenzio era ben equipaggiato ma risentiva ancora molto delle mode precedenti. L’elmo ad arco era già in uso ma più per la cavalleria che per i fanti. Non c’è una vera e propria standardizzazione dell’equipaggiamento dell’esercito soprattutto in questo periodo fatto di guerre civili ed usurpatori. L’esercito stesso di Costantino è alquanto eterogeneo nella sua compagine e di conseguenza nell’equipaggiamento. Ecco perché ritengo l’immagine di O’Brogain poco realistica.
        Sappi che la mia vuole solo essere una umile osservazione scevra di ogni pedanteria.
        A risentirci

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