Per la tradizione romana, esistono diversi oggetti, o comunque simboli, sacri considerati e che avrebbero sancito il comando, l’invincibilità e l’eternità di Roma (i cosiddetti 𝘱𝘪𝘨𝘯𝘰𝘳𝘢 𝘪𝘮𝘱𝘦𝘳𝘪𝘪).
Tra questi, oltre al palladio e al fuoco di Vesta, per alcuni autori latini vi sono anche i dodici scudi ancili (𝘢𝘯𝘤𝘪𝘭𝘪𝘢), custoditi dal collegio dei sacerdoti Salii.
Già gli autori antichi hanno proposto diverse interpretazioni sull’origine del nome, che potrebbe essere derivato dal greco 𝘢𝘯𝘬𝘺𝘭𝘰𝘴 (“curvo”), 𝘢𝘯𝘬𝘰𝘯 (“gomito”, dal modo di imbracciarlo) o dal latino 𝘢𝘣 𝘢𝘯𝘤𝘪𝘴𝘶, per via della forma degli scudi, descritti nelle fonti come “incisi ai due lati” e “privi di angoli”.
La descrizione è quindi coerente con gli scudi di tipo bilobato derivati dai prototipi micenei, e ancora perfettamente visibili in conii di età augustea e antonina.
Secondo la tradizione, durante il regno di Numa Pompilio, lo scudo ancile originale viene scagliato sulla Terra da Giove, a seguito della richiesta del re di salvare Roma da una terribile pestilenza, e quale pegno dell’eterna invincibilità di Roma.

Per non rischiare che venga trafugato, Numa ordina così la costruzione di altri undici scudi identici, affidando il lavoro all’artigiano Veturio Mamurio, che realizza il lavoro così bene da rendere lo scudo sacro originale da tutti gli altri.
Come ricompensa, re Numa esaudisce il desiderio di Mamurio di essere ricordato alla fine dell’inno dei Salii, durante le loro sacre processioni – in realtà la parola 𝘔𝘢𝘮𝘶𝘳𝘪, ripetuta durante l’inno, deve essere considerata una variante arcaica del nome di Marte.
Sacerdoti votati a Marte, i Salii esibiscono gli scudi in una solenne processione che si tiene due volte l’anno, a marzo e ottobre, che oltre all’inizio e alla fine della stagione agricola corrispondono, in modo molto più importante, con la fine e l’inizio della stagione bellica.
I Salii portano in processione gli scudi e, mentre recitano il loro inno, li battono a ritmo con le loro lance, esibendosi in quella che quasi certamente è una vera e propria danza armata.
Quando non erano portati in processione, i dodici 𝘢𝘯𝘤𝘪𝘭𝘪𝘢 sono conservati nella 𝘊𝘶𝘳𝘪𝘢 𝘚𝘢𝘭𝘪𝘰𝘳𝘶𝘮 sul Palatino o, più probabilmente, nel 𝘴𝘢𝘤𝘳𝘢𝘳𝘪𝘶𝘮 𝘔𝘢𝘳𝘵𝘪𝘴 della 𝘙𝘦𝘨𝘪𝘢.
Letture consigliate
G. Canestrelli 2021, A Roma da Cartagine. La spada e lo scudo del legionario repubblicano
G. Cascarino 2007, L’esercito romano. Armamento e organizzazione. Vol. I
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